Scrivere analisi ed articoli sulla comunità LGBT è sempre un’impresa ardua: troppe differenze, troppe demarcazioni, troppe vie da intraprendere nella vastità della comunità stessa.
Ebbene, con questa rubrica voglio non solo “uscire Fuori!” dalla vastità della comunità LGBT ma voglio persino riportarla alle sue più che mai valide origini.

Uscire fuori dalla comunità non vuol dire abbandonarne le differenze che la demarcano dal mondo “eterosessuale della famiglia borghese”, anzi!
Intendo riportare, spero non da solo, le posizioni e le analisi di classe all’interno del mondo LGBT, per organizzarne un fronte di natura Anticapitalista e classista, sulle orme del Fuori!

Fin troppo spesso ci si dimentica che il vero limite alla libertà, finanche quella individuale, è posto dalla società stessa, non certo dalla sua cultura, un fine mezzo di oppressione.
E se si concorda che questa società genera le barricare verso la libertà, allora non possiamo non volerla abbattere.

Con questa rubrica, quindi, voglio intraprendere un lavoro di analisi e proposta per la comunità lgbt, per ricordare da dove si è partiti, per analizzarne gli errori e per riassestare il volante impazzito della comunità odierna. Non sarò esente da critiche, da attacchi politici e personali, tantomeno da ripensamenti e forse risentimenti, ciò nonostante sarò animato dalla più ardente fiamma critica, come uno spettro che sia aggira nel mondo, quello lgbt.

Il F.U.O.R.I., Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, nacque nel 1972, ad opera di vari intellettuali, tra cui Angelo Pezzana, consideratone il fondatore. Faceva parte del Movimento di Liberazione Omosessuale Italiano, ma, a differenza di altre associazioni o gruppi, il Fuori! era ben più improntato su una analisi critica del mondo che circondava il movimento lgbt e del movimento stesso.

Il Fuori! era rivoluzionario non perché si autoproclamava tale. Lo era nelle rivendicazioni, nella sua analisi, una analisi di classe, non tra eterosessuali e non, bensì tra Borghesi e Proletari, tra ricchi e poveri, tra gay borghesi e froci (avete letto bene!) comuni.

Siamo usciti fuori, ma ad una condizione, fondamentale, autenticamente rivoluzionaria: siamo usciti con la pretesa di essere noi stessi, con la volontà di trovare la nostra vitale identità in strutture in cui L’ALTRO ha assorbito, modificato, reificato, qualsiasi possibilità espressiva del SÉ.
E di colpo, senza soluzioni intermedie, senza tappe in momenti o verifiche riformiste, abbiamo scoperto in noi il diritto alla vita, che è prima di tutto il diritto al nostro corpo. Abbiamo superato la barriera dell’accettazione che ci viene ora offerta, pressantemente offerta, ma che è soltanto la “non vita di tutti”. Abbiamo scoperto nella mediazione culturale alla nostra azione la devitalizzazione e l’affossamento dell’azione stessa e abbiamo proclamato il diritto a parlare di noi e noi soltanto di omosessualità. E abbiamo finalmente capito che la nostra “anomalia” è un privilegio nel momento stesso in cui, scopertene le radici nell’oppressione generalizzata, ci ha permesso l’acquisizione immediata di una coscienza che va ben al di là del problema omosessuale.
[Rivista Fuori!, “Omosessualità e liberazione”, n°1, p.2]

Questo breve estratto già rende l’idea di cosa poteva essere questa rivista, calata in un tempo in cui l’omosessualità era paragonata ad una vera e propria malattia psichiatrica, da curare con l’elettroshock.
Eppure, al di là dell’importantissimo contesto storico, il Fuori! è stato ben in grado di esplicare la sua funzione: parlare di Classe, analizzare l’oppressione della comunità lgbt e farla rientrare in quella stessa oppressione sociale che domina la società capitalistica.
Rientrando nel contesto storico, invece, con la prima uscita della rivista del Fuori!, possiamo leggere, nell’articolo “Gli stregoli del capitale”, una analisi sul come la scienza borghese, in quanto avallatrice e mistificatrice di presunte verità, risenta di derive ed influenze borghesi utili soltanto al profitto ed all’oppressione.

Dopo una considerazione circa il I Congresso Internazionale di Sessuologia, nel 1972, dove l’omosessualità viene ribadita come patologia, Domenico Tallone afferma:

Il gruppo Fuori! Negò qualunque possibile validità non solo al congresso del C.I.S., chiaramente squalificato ed irrilevante sul piano scientifico nazionale, ma a qualunque discorso mediatico scientifico sull’argomento. Vediamone le ragioni. E’ noto come sia proprio dello sviluppo capitalistico la creazione di fenomeni o di classi di fenomeni isolati, con leggi proprie, la cui appercezione risulta così non solo isolata, ma isolante. In campo economico, ad esempio, la proprietà privata può venire considerata “naturale” o necessaria. Non viene mai detto, però, che il “naturale” ed il “necessario” sono una caratteristica storica della società capitalista, e soltanto di quella. In tal modo, la successiva analisi produrrà il concetto di impresa non come fatto produttivo in sè ma come fatto dell’imprenditore: il padrone. L’impresa ed il padrone sono la stessa cosa, quindi senza il padrone non c’è produttività, quindi è la fame.
La scienza borghese ha il compito di seguire e giustificare tale processo profondamente mistificante avallando e accentuando il processo di frazionamento dei fatti e, con la pretesa della sua “neutralità”, e del suo bisogno di “assoluto”, di oscurare completamente la realtà, che, invece, può risiedere soltanto nell’INTERO.

Una esperienza unica, insomma, quella del Fronte, ma decaduta dopo anni, tra derive riformiste, metastasi “Radicali” -tra cui lo stesso fondatore, entrato nei ranghi del partito di Pannella, acceso sostenitore delle politiche sionistiche- e imborghesimenti vari!
Una esperienza stupenda di quello che poteva essere l’organizzatore collettivo della comunità LGBT in Italia, che fa rabbia e rancore solo l’idea della sua fine.

 

Michele Sisto

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.