Era il 15 giugno scorso quando i facchini del Magazzino Tuo (in zona Tor Cervara a Roma), organizzati nel SiCobas, decisero di indire il loro primo sciopero con picchetto, ovvero con blocco dei camion, e quindi delle merci, sia in entrata che in uscita, seguito da una seconda giornata di lotta in concomitanza con lo sciopero nazionale della logistica. Da allora, con cadenza più o meno regolare, si sono tenuti altri scioperi, picchetti e presidi, data l’indisponibilità dell’azienda, in un primo momento, di trattare con i lavoratori e il sindacato e il rifiuto di accogliere anche una sola delle richieste avanzate, che si aggiunge alla totale mancanza di risposte rispetto alle sorti dei lavoratori nell’immediato futuro. Le voci sulla chiusura o vendita del GruppoTuo ad altra proprietà e il presentimento di un trattamento di fine rapporto di lavoro dei peggiori, lasciando decine e decine di lavoratori (tra l’altro, non dimentichiamocelo, sfruttati come bestie) in mezzo alla strada da un giorno all’altro, senza alcun previo avviso, si sono rivelate giuste. Dall’inizio della vertenza ad oggi, nel giro di poche settimane, la quantità di lavoro e di lavoratori impiegati all’interno del magazzino è calata progressivamente, fino a ridursi a qualche decina di lavoratori sui quasi duecento impiegati in condizioni normali.

Se non fosse stato per l’intuito dei lavoratori, per l’intervento del SiCobas e soprattutto per le lotte messe in campo da entrambi, nessuno dell’azienda li avrebbe mai avvertiti della crisi del loro Gruppo Tuo, della sua possibile vendita ad altra proprietà e quindi dei rischi annessi per i lavoratori (perdita del lavoro o mancata riassunzione con l’eventuale nuova azienda, stipendi arretrati ancora non percepiti, liquidazione bassissima o addirittura assente ecc.). Rischi che, tra l’altro, ricadono anche sui lavoratori dei supermercati TuoDì di tutta Italia, investiti dalla stessa sorte dei facchini poiché legati ad essi, economicamente parlando: ovvio che se chiude il Magazzino Tuo chiuderanno anche i vari punti vendita TuoDì, perché se le merci non vengono più caricate sui tir, perdono il lavoro i facchini; se non vengono più trasportate, lo perdono i drivers; se non arrivano più nei supermercati questi chiudono e perdono il lavoro pure i vari commessi, cassieri, banconisti a meno che un’azienda compri i supermercati utilizzando i propri magazzini, ma questo non assicura affatto, come sappiamo bene, la riassunzione di tutti i lavoratori dei supermercati stessi.

È in questo quadro, e alla notizia di una lieve ripresa della movimentazione delle merci nel magazzino, che si è deciso di mettere in piedi, ieri sera, il quarto picchetto ai danni dell’azienda contro la sua disumana e criminale condotta. Dalle 21 un nutrito gruppo di persone, formato innanzitutto dai lavoratori più combattivi del magazzino Tuo molti dei quali lasciati in mezzo alla strada a suon di sospensioni, più altri lavoratori di altri magazzini di Roma e dintorni accorsi con esemplare senso del dovere e della disciplina a dare il loro aiuto e la loro solidarietà, ormai perfettamente coscienti (forse più di molti militanti “comunisti”, a giudicare dalla loro perenne assenza) del fatto che bisogna unire i lavoratori e le lotte, aiutarsi reciprocamente, al fine di aumentare la propria forza e avere dunque più possibilità di “vincere”, ottenendo almeno un po’ di giustizia rispetto alle condizioni precedenti. Insieme a questo nucleo di lavoratori si sono aggregati svariati solidali “esterni” appartenenti a diversi gruppi politici, e si è bloccato sia l’ingresso che l’uscita delle merci davanti ai tre cancelli (uno dei quali inutilizzato ed aperto appositamente dai padroncini del magazzino per tentare di ostacolare gli scioperanti) dividendosi appunto in tre diversi gruppi.

Sciopero Si Cobas di Tuodì (Roma)

#Roma #TuoDìLavoratori del Si Cobas in sciopero per il reintegro.Ancora uno sciopero contro i ricatti padronali.

Pubblicato da La Voce delle Lotte su Lunedì 24 luglio 2017

La lotta è durata fino a mezzanotte, ora in cui si è deciso di desistere e di abbandonare il blocco in quanto le forze dell’ordine giunte sul posto avevano avvertito di un imminente sgombero, dati i numerosi esposti dell’azienda pervenuti in Procura e la necessità, dal loro punto di vista, di dargli ascolto e intervenire. Si è deciso quindi di non continuare il picchetto senza arrivare ai ferri corti, dato lo scarso danno che avrebbero apportato all’azienda (data la scarsa movimentazione) e data la difficoltà che avrebbe incontrato nel mese di agosto, dopo un inevitabile inasprirsi dello scontro che ne sarebbe scaturito, a proseguire la lotta con la stessa partecipazione e incisività avuta sin’ora. Si è insomma deciso di accontentarsi della comunque ottima (secondo noi della FIR) prova di lotta messa in piedi, e di abbandonare il picchetto, ma con un chiaro avvertimento: la lotta non è certo finita qui, ci rivedremo a settembre e finché i lavoratori non avranno ottenuto garanzie su ciò che, almeno secondo la legge borghese, gli spetta, noi saremo sempre presenti, sempre più forti e numerosi!

Di Diggei