Pubblichiamo un testo inviatoci da Ethan Bonali, attivista LGBTI+ del gruppo Intersexioni, che tratta le differenze di genere che compongono la società e di come su queste si senta la necessità di una rivisitazione del linguaggio. 


TRA IDENTITA’ TRANSGENDER, FEMMINISMO E QUEER

Quando pensiamo la genere siamo abituati, per cultura, a pensare all’argomento nel contesto binario, ovvero all’idea che vi siano solo due generi – uomo/donna – e che le persone, tutte, ricadano nelle due categorie.

Non-binario è un termine ombrello utilizzato per descrivere una molteplicità di realtà identitarie e di modi di decostruire, criticare, fare e  interpretare il genere che non riconoscono la costruzione binaria, ricandono al di fuori  di essa o ne prendono aspetti ma oltrepassando i confini tra i due generi a livello di ruolo, espressione di genere e sessualità.

Ad oggi si tratta, forse, delle identità più mobili e vitali dello spettro di genere. Erroneamente alcuni blogger le chiamano “identità deboli” cadendo nella forma mentis binaria, non comprendendo il vissuto delle persone che ricadono fuori da questa logica.

Non siamo affatto davanti a identità deboli o incerte, bensì  siamo in presenza di una discussione critica e incarnata della cultura dominante.

L’identità non binaria viene normalmente fatta ricadere sotto l’ombrello transgender, tuttavia è in corso una “negoziazione” dei confini identitari, che coinvolge i generi binari – uomo/donna – le identità trans e il concetto stesso di femminile e maschile.

SESSO VS GENERE

Quando parliamo di genere non binario ci riferiamo all’identità di genere di una persona, al modo profondo di percepirsi e intuirsi e non al sesso – alle caratteristiche del corpo.

Le persone Intersex – nate con variazioni delle caratteristiche sessuali che non rientrano nelle tipiche definizioni dei corpi maschili e femminili – possono avere identità sessuale maschile, femminile o non binaria, tuttavia le due realtà non vanno confuse.

Non-binario non è un’altra parola per indicare l’identità trans.

Sebbene una delle tante definizioni di trans indichi persone che non si riconoscono nel sesso assegnatogli alla nascita, questo non è sufficiente ad equiparare le identità non binarie alle identità trans, o meglio, a non riconoscere autonomia e dignità di genere alle prime.

Sebbene le identità trans mettano in discussione l’assegnazione binaria di identità di genere e sesso, questo non significa, automaticamente, approfondire la critica al concetto di uomo e donna e, soprattutto, riconoscersi al di fuori da tale costrutto.

Una buona parte di persone trans si riconoscono come uomini e donne trans – le parole hanno un peso identitario – e la narrazione mainstream trans rafforza questa parte di comunità.

E’ in corso una discussione interna alla comunità trans, che vede ancora la mancanza di riconoscimento e attribuzione di dignità ad una identità emergente arrivando anche, da parte di alcuni ad affermare che  le identità non binarie siano espressione di transfobia interiorizzata, dovuto al fatto che molte persone NB non sentano il bisogno di ricorrere a terapia ormonale e/o chirurgia.

LINGUAGGIO FUORI DAL BINARIO

Per descrivere le diverse sfumature identitarie e il modo di porsi, in un certo senso di localizzarsi, all’interno dello spettro non binario si sono creati termini ormai ufficializzati come genderqueer, genderfluid, bigender, agender, androgino etc. e altri ancora continuano ad essere coniati dalla comunità non binary.

Questa proliferazione e creatività viene spesso scambiata per tendenza, incertezza identitaria e, da fonti transfobiche, come risultato delle “teorie queer”, termine utilizzato con lo stesso significato di “teoria gender” e totalmente travisato per ignoranza o per malafede, con il solo risultato di ledere una categoria di persone.

Tale euforia linguistica non è altro che autocoscienza sviluppata in rete.

E’ vero che le identità non binarie sono figlie della rete che ha permesso di saltare i normali canali di informazioni – biblioteche, libri, articoli scientifici – che sono dominati e viziati dalla cultura dominante.

E’ vero che le culture non binarie sono figlie della globalizzazione intesa come comunicazione senza confini, che permette di comparare e sorpassare l’ontologia di genere occidentale nella quale la pluralità dei generi è stata cancellata.

Questo lavoro di vera e propria invenzione di termini e di uso non convenzionale degli esistenti, ha permesso di decostruire, fino a far emergere identità, il genere come dato permanente e dipendente dalla biologia e di superare, incrociarsi e portare nuovo apporto e domande alla questione femminista.

La matrice non binaria influenza anche ciò che sta muovendo le nuove questioni sul maschile e sul femminile – mosse già in parte dalle identità trans, ma, anche in questo caso come in quello femminista, non arrivate a superare i limiti che portano ad una totale e nuove discussione del genere.

PRONOMI

I pronomi sono parole utilizzate per indicarci, identificarci e inziare frasi per descriverci. Sono parole identitarie.

Molte persone non binarie non utilizzano i pronomi che la lingua italiana, costruita sul dimorfismo sessuale, mette loro a disposizione.

Alcuni possono usare pronomi del sesso opposto, altri mescolare i pronomi, tuttavia mancano, a differenza di molte altre lingue, una serie di pronomi che permettano una espressione corretta e riconoscano il diritto a parlare di sé. Di fatto la lingua italiana, con la sua struttura e con il rifiuto di chi di dovere ad occuparsi di una revisione inclusiva della stessa, è una lingua che discrimina.

Resistenze identitarie e un certo revenchisme obsoleto del femminismo terf italiano – con riferimenti culturali alla scuola di Muraro ed oggi rappresentato da epigoni ricadenti nel colonialismo bianco, occidentale, borghese e promotore di violenza verso chi devia dalla norma – oppongono resistenza all’uso e allo svilupparsi di un linguaggio non binario, confondendolo anche – in maniera imbarazzante – con il genere neutro.

ESPRESSIONE DI GENERE NON BINARIA

Non esiste un modo codificato di agire e presentarsi esteticamente come persona non binaria.

Il modo di presentare il proprio genere delle persone non binarie può essere diverso per ogni persona. Due persone genderqueer possono elaborare due modi completamente diversi per esprimere il proprio genere. Si tratta di variazioni più profonde di quelle che possiamo ritrovare in uomini e donne – che allo stesso modo non sono tutti uguali – ma che, nella loro variazione, restano comunque codificati.

Anche in questo caso, siamo davanti ad una pratica di autocoscienza agita.

Una persona non binaria può presentarsi in accordo con il genere assegnatole alla nascita, può addirittura esagerarlo, oppure opporvisi performando il genere contrario, mescolando i due, annullando i due o avendo e ricercando un aspetto androgino.

Al contrario di molti blogger italiani essenzialisti, chi scrive ritiene che l’espressione sia una parte della identità di genere e che non sia solo una modo di esplorarla, sperimentarla e mostrarla per ottenere riconoscimento sociale. L’espressione è un laboratorio di genere.

ORMONI E CHIRURGIA

Una parte di persone non binarie sceglie di accedere alle terapie ormonali, terapie ormonali e chirurgia, solo chirurgia.

Il ricorso alle terapie non è un aspetto principale nella realtà non binaria, tuttavia alcune persone non binarie soffrono di disforia di genere riguardo il proprio corpo, e non solo di disforia sociale – dovuta al sesso assegnato alla nascita e al modo in cui si è socializzati – e scelgono di allineare il proprio corpo all’idea e alla percezione di sé.

Questo aspetto interseca sicuramente la questione transessuale e transgeder. Tuttavia, sicuramente non si accede alle terapie per approdare al sesso opposto e, a parere di chi scrive, vi è una diversa elaborazione della transizione perché anche questa diviene critica profonda del genere e liberazione, non solo dagli stereotipi, ma dalla attuale costruzione del genere.

Alcuni esempi di transizione non binaria:

  • Alcune persone NB transizionano mediante terapia ormonale e chirurgia genitale, in maniera molto simile alle persone trans binarie, ma mantenendo la propria identità non binaria;
  • Altri scelgono di assumere ormoni solo per un determinato lasso di tempo.
  • Altri scelgono esclusivamente la top surgery ( riduzione o aumento del seno) ma non fanno uso di ormoni
  • Altri transizionano socialmente mediante il cambio del nome, l’uso dei pronomi e una espressione di genere fuori dalle aspettative sociali riguardanti il sesso assegnato alla nascita o il suo opposto.

ACCESSO AI TRATTAMENTI

Resta ancora molto difficile l’accesso ai trattamenti per le persone non binarie per la mancanza di personale specializzato e per una narrativa trans marcatamente binaria, combinata con una cultura profondamente maschilista, patriarcale e binaria.

I criteri per accedere alla transizione presentano ancora molti caratteri dei criteri stabiliti negli anni ’60, in una cultura patriarcale e le scelte politiche di esponenti trans tendenti a mantenere la patologizzazione delle identità trans e la narrazione mainstream, nonostante timide, ma spesso ipocrite aperture, ricadono anche sulle persone NB.

Molte persone NB, infatti, si presentano come binarie pur di accedere ai trattamenti subendo, di fatto, una erasure della propria identità e del diritto ad una transizione adatta alle proprie esigenze e al proprio sentire.

Prestare maggiore attenzione alle esigenze della crescente comunità NB significherebbe anche, e sicuramente, migliorare le condizioni di transizione per le altre identità.

SESSUALITA’ E ORIENTAMENTI SESSUALI

L’identià non binaria non influisce sull’orientamento sessuale.

Una persona non binaria può definirsi eterosessuale, gay, lesbica, bisessuale, pansessuale (persona che prova attrazione indipendentemente dal genere dell’altra persona) etc. pur non ricadendo strettamente nelle categorie di uomo o donna.

Di fatto questi orientamenti definiscono non solo il sesso delle persone da cui si è attratt*, ma anche il sesso di chi le utilizza.

Spesso, infatti, si utilizzano queste espressioni per semplificare la comunicazione riguardante il proprio orientamento.

Alcune persone non binarie utilizzano il  termine queer per indicare una certa fluidità del proprio genere, ma anche del proprio orientamento e del proprio genere/comportamento sessuale. Una persona NB può avere una identità ben determinata, ma essere estremamente fluida sessualemente.

Questo pone molte interessanti questioni sul rapporto identità/orientamento e sulla permeabilità degli aspetti che tendenzialmente, si tengono separati parlando di genere.

RISPETTARE LE PERSONE NON BINARIE

  • Non ricavare il genere della persona dalle apparenze e utilizzare il pronome scelto dalla persona non binaria nonostante questo possa essere inizialmente difficile;
  • Non utilizzare un lessico sessualizzante se viene chiesto di non farlo;
  • Creare spazi inclusivi ed evitare spazi ed eventi “solo uomini” o “sole donne”. Questa pratica è molto utile anche per decostruire stereotipi e sessualizzazione del corpo di uomini e donne.
  • Non fare domande tipo : allora cosa sei veramente? O dettagli fisici per ricondurre la persona al sesso assegnatole alla nascita.
  • Non rivelare ad altre persone l’identità di genere della persona nb senza il consenso di quest’ultima (outing).

di Ethan Bonali

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.