Riportiamo, così come ci è arrivata, una testimonianza pervenutaci da una lavoratrice del casertano a proposito della situazione completamente ostile agli utenti (cioè chi cerca un lavoro per vivere) di un centro per l’impiego in provincia.


Il centro per l’ impiego e’ un istituzione che riguarda l ‘occupazione lavorativa da parte dei cittadini italiani; tramite l’iscrizione ad esso si da parte di chi ha perso l’occupazione dovrebbe essere in attesa di qualche chiamata lavorativa.
Ma come ormai sappiamo bene questo servizio appartiene ad un’antica leggenda metropolitana.
Oggi il centro per l’impiego rimane ad occupare soltanto un posto burocratico tra le istituzioni italiane, e l’ unico servizio pubblico che dovrebbe garantire sarebbe quello di lasciare al nuovo iscritto un documento che assicura lo stato di disoccupazione oppure il c2, cioè il certificato storico nel quale sono segnate tutte le date delle esperienze lavorative svolte nell’arco della vita del lavoratore.
Io da lavoratrice che vivo già una condizione precaria, e difficilmente riesco a svolgere un lavoro regolare: devo subire da circa un mese la  strafottenza e la pigrizia da parte di un’istituzione che dovrebbe difendere i miei diritti.
In poche parole vado al centro per l’impiego di Aversa, perché è quella la sede dove fanno riferimento tanti comuni della provincia di Caserta, per farmi rilasciare il c2 al quale mi serve per usufruire di un servizio per i miei diritti di lavoratrice. Ma è la terza volta che sono costretta ad andare via perché l’ ufficio non può stampare documenti, perché senza stampante, quindi  ingoio il rospo e porto con me una pennetta per farmi scaricare il modulo sopra per poi stamparlo e riportarlo all’ufficio per farmelo timbrare, ma l’impiegata dice che tale cosa non è possibile, perché i documenti vanno stampati soltanto in ufficio.
Con molta calma faccio presente alla signora che e’ quasi un mese che in quell’ufficio non si possono stampare documenti e che io di tempo non ne posso aspettare più. A queste mie parole la signora mi guarda con aria infastidita , mi gira le spalle e si mette a fare le proprie cose, a quel punto io le dico di denunciare tale degrado e lei con aria strafottente mi dice: fai quello che vuoi tanto non cambia niente.
A quel punto perdo la pazienza e comincio ad alzare il tono di voce chiamandoli parassiti. Le persone che si trovano ad aspettare la fila sentono il mio discorso e cominciano tutti ad agitarsi, la signora a quel punto mi dice di aspettare la responsabile che deve venire da fuori.
Quindi ormai determinata aspetto due ore, la responsabile non arriva , giunge l ‘ora di chiusura e dalle impiegate sento dire che la responsabile si trova al piano di sopra, a quel punto avrei voluto avere una mitragliatrice stile John Rambo per crivellarle di pallottole, ma con molta pazienza salgo al piano superiore e riferisco il mio problema, ma alla fine non ho  risolto niente, perché anche lei mi ha ripetuto le stesse cose, ma mi dà un indizio in più , cioè di andare al patronato e di farmi fare un estratto contributivo al quale ritornando di nuovo da loro mi mettono il timbro per farlo valere come c2.
In tutto ciò ho capito che non possono esistere diritti per una lavoratrice come me, da parte di un’istituzione gestita da burocrati nullafacenti al servizio degli stessi individui che sfruttano la mia esistenza.

Fusako Shigenobu

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.