Un singolare ed all’apparenza inesplicabile evento si ripete il 19 settembre di ogni anno presso il Duomo di Napoli. Uno dei prelati della Chiesa ordina di prelevare da una teca posta nella cattedrale, un’ampolla di vetro dov’è contenuto un liquido gelatinoso di colore rosso scuro. Innanzi ad una folla di increduli fedeli questo liquido viene più volte agitato fino a che la massa colloidale contenuta nell’ampolla, a causa dell’agitazione e dello scontro tra le molecole, incomincia a sciogliersi. Questo particolare processo fisico è caratteristico di quelle sostanze definite comunemente tissotropiche, cioè che se sottoposte ad una sollecitazione meccanica si sciolgono.

Questo banale fenomeno fisico, anche se ufficialmente la Chiesa cattolica non lo ha mai dichiarato, è fatto passare surrettiziamente per un fenomeno “miracoloso”. La sostanza contenuta nell’ampolla è considerata “il sangue di un vescovo di Benevento di nome Gennaro”, nato forse nel 202 d.c. e morto il 19 settembre (la stessa data in cui viene fatta sciogliere la sostanza) del 305 d.c. per decapitazione.

Le storielle diffuse dalla Chiesa cattolica raccontano di torture che sarebbero state inflitte al Vescovo prima della morte e dalle quali egli usci indenne. Altre narrazioni parlano di fiamme che non lo bruciarono e belve dalle quali si salvò, poiché queste invece che mangiarlo si inginocchiarono ai suoi piedi. Stranamente, però, nonostante questi “superpoteri” nulla potè davanti alla decapitazione.

Definire fantasiose queste narrazioni è il minimo ma, se ripetute più e più volte e se supportate da un potere politico ed economico, che in passato poteva decidere della vita o della morte di migliaia di persone, possono benissimo diventare “verità” comunemente accettate.

Sull’argomento più volte la scienza ufficiale ha chiesto di poter effettuare indagini chimico-fisiche, per prelevare un campione di quello che è comunemente chiamato “il sangue di San Gennaro”. Ma la risposta della Chiesa è stata sempre che le ampolle non potessero essere aperte per il pericolo di danneggiare il loro contenuto. La qualcosa però è perlomeno strana in quanto il sangue, se miracoloso, non dovrebbe subire danno alcuno da una indagine scientifica e, tra l’altro, stando a quanto racconta la Chiesa, tale sangue ribolliva anche quando non era nell’ampolla e sgorgava dalla testa del Santo. Non si comprende quindi il motivo di tale rifiuto o, meglio, lo si comprende benissimo se si pensa che una tale indagine potrebbe risultare che si tratti di una semplice sostanza tissotropica.

La prima datazione ufficiale dello scioglimento del “sangue di San Gennaro” è del 1389 e da allora l’avverarsi di tale fenomeno è considerato di “buon auspicio” per la popolazione napoletana. Anche qui c’è da chiarire che in questi anni nonostante lo scioglimento del sangue del santo gli avvenimenti fisici catastrofici si sono ugualmente verificati. Così pure le crisi economiche capitalistiche si sono realizzate nonostante i “buoni auspici” della liquefazione.

Molto verosimilmente l’ampolla contiene del cloruro ferrico misto a carbonato di calcio, cloruro di sodio, acqua e forse anche qualche componente di sangue animale, ma per affermarlo con sicurezza sarebbe necessario un’indagine chimico-fisica che la Chiesa non vuole autorizzare.

L’unico vero “miracolo” realizzatosi è l’enorme tesoro che la Chiesa ha accumulato nei secoli dalle donazioni e dagli ex voto fatte in memoria del Santo o per grazia ricevuta. Tra i tanti preziosi donati al santo e quindi alla Chiesa ricordiamo il busto d’argento, realizzato con 3.326 diamanti e centinaia di rubini e smeraldi, e la collana che rappresenta uno dei gioielli più preziosi al mondo. Il tesoro di San Gennaro, giusto per fare un paragone, supera per ricchezza il tesoro della corona inglese.

Se non possiamo parlare di miracolo per quanto riguarda lo scioglimento del “sangue”, possiamo però affermare con certezza che dal punto di vista economico il miracolo si è realizzato per davvero.

 

Salvatore Cappuccio

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