L’Europa è attualmente attraversata da forti tensioni politiche dovute a spinte nazionalistiche, impulsi xenofobi, rafforzamento dei gruppi nazifascisti in ogni paese, Stati-nazione governati da partiti di ultradestra che non nascondono le loro simpatie per l’ideologia hitleriana, proposte al Parlamento europeo di rendere illegali le idee e le formazioni politiche che fanno riferimento al comunismo, politiche contro i migranti con la costruzione di muri di filo spinato per impedire l’entrata dei popoli in fuga dalle guerre e dalla fame, l’uscita della Gran Bretagna dalla zona euro, ed in ultimo la richiesta dell’indipendenza della Catalogna dallo Stato spagnolo. Questi fenomeni politici, figli della crisi economica del 2008, e molto simili a quelli che si verificarono in Europa dopo la crisi del 1929 annunciano un possibile e catastrofico sgretolamento dell’imperialismo europeo.

Il dibattito politico sorto in questi ultimi giorni attorno alla questione dell’indipendentismo catalano ha portato le organizzazioni che si richiamano al marxismo ad un dibattito aspro e duro. Uno scontro che ha portato a scelte diametralmente opposte. Da un lato gli ultrasinistri e, tra questi principalmente i bordighisti, che hanno bollato la richiesta dell’indipendenza come una richiesta borghese che avrebbe prodotto soltanto il cambiamento di un padrone con un altro padrone, mentre dall’altro tutta una serie di organizzazioni politiche in primis quelle troskyste che sono intervenute nello scontro politico ed appoggiato il movimento per l’indipendenza con l’intento di insinuarsi nelle contraddizioni in seno alla borghesia per capovolgere gli attuali rapporti di forza tra Capitale e Lavoro e contrastare la deriva fascista in Europa.

La borghesia catalana che si è fatta promotrice del referendum per l’indipendenza, non potendo affrontare un eventuale intervento repressivo del governo centrale spagnolo e non avendo un suo esercito ed una sua forza militare capace di reggere lo scontro con il governo centrale, ha dovuto chiedere, gioco forza, l’intervento di tutti i ceti sociali ed in particolare l’appoggio politico della classe operaia e delle sue organizzazioni sindacali.

In questo scontro tra le due frazioni della borghesia spagnola, la classe operaia ha assunto ed assume un compito ed ruolo fondamentale e le organizzazioni marxiste hanno il dovere di essere al suo fianco.

La classe operaia non impara perché un qualche “messia” più o meno illuminato, dall’alto della sua preparazione, gli indica la strada del socialismo, ma perché nella prassi politica, nel conflitto sociale acquisisce la consapevolezza del suo ruolo e della sua forza. Essa impara nello scontro politico contro la classe che le è nemica ed eventualmente anche dai suoi errori. L’avanguardia della classe operaia, ha il dovere di guidarla, di indicarle la strada, di chiarirle quale è il suo compito storico e di organizzarla a tal fine, non certo quello di ammirare lo svolgersi degli eventi restando in disparte.

In questo scontro politico, che ha visto lo svolgersi di un referendum contrastato in ogni modo dal governo spagnolo, la classe operaia ha rappresentato e rappresenta la forza reale che si contrappone alla borghesia nazionale e che ha reso possibile lo svolgersi della consultazione referendaria. La borghesia catalana non possiede una sua reale forza di contrapposizione al governo di Madrid in quanto non possiede un suo esercito ed una sua forza di repressione e non gli è possibile nemmeno impedire eventuali sommosse e/o spinte rivoluzionarie provenienti dai ceti più poveri. Le masse che sono scese nelle piazze e nelle strade di Barcellona sono espressioni di un movimento operaio e di un proletariato giovanile che non chiede una pura e semplice rivendicazione d’indipendenza ma un suo protagonismo politico.

La classe operaia non si trova nella condizioni di dover accettare forzatamente le posizioni espresse dalla borghesia indipendentista, in quanto non si trova sotto il suo comando politico-militare. Le innumerevoli organizzazioni delle sinistra scese in piazza, sono egemoni in questo frangente tra le masse anche rispetto alle organizzazioni che si rifanno al puro e semplice indipendentismo. Le parole d’ordine e gli slogan di una grossa parte del movimento di opposizione a Madrid vanno oltre la semplice richiesta d’indipendenza.

La borghesia catalana che involontariamente ha scoperto un “vaso di Pandora” non ha nessun interesse che il conflitto prorompa in uno scontro armato, tra l’altro da questo non potrebbe che uscirne sconfitta e non è questo il suo obiettivo,spera in definitiva in un buono accordo con il governo spagnolo, ma ha messo in moto un meccanismo che potrebbe non più controllare e sfuggirle di mano se la lotta dovesse diventare cruenta.

Restare alla finestra, quando tutto il movimento operaio catalano e le organizzazioni sindacali sono in piazza, non solo è politicamente sbagliato, ma evidenzia una mancanza di volontà nel voler cambiare realmente le cose. I marxisti operano in queste contraddizioni per far compiere al movimento reale un passo in avanti verso una trasformazione rivoluzionaria e socialista della società, ed in questo particolare momento storico per impedire che l’Europa ed il mondo precipiti in una nuova barbarie fascista.

Costruire le condizioni per una rivoluzione sarà sempre meglio che parlare astrattamente di essa.

di Salvatore Cappuccio