Riprendiamo, con questa stesura di appunti, la riflessione sul libro “Materialismo ed empiriocriticismo”, di cui abbiamo già pubblicato la prima, la seconda, la terza, la quarta, la quinta , la sesta, la settima, l‘ottava, la nona, la decima, l’undicesima e la dodicesima parte.

In questa opera Lenin smaschera progressivamente il carattere idealista dell’empiriocriticismo, cioè del machismo (dal fondatore di questa dottrina, Ernst Mach).


Il “principio dell’economia del pensiero” e la questione dell’ “unità del mondo”

 

Bazarov sostiene che Il principio del minor consumo di forza, posto da Mach e Avenarius […] è una tendenza marxista”. E’ indubbia tale affermazione?

Avenarius nel suo scritto “La filosofia come pensiero del mondo secondo il principio del minor consumo di forza” sostiene che nell’economia del pensiero la sensazione è l’unica cosa esistente. Quindi la causalità e la sostanza sono eliminate in nome dell’economia del pensiero: in altri termini otteniamo al sensazione senza la materia, il pensiero senza il cervello. Non è altro che un tentativo di introdurre l’idealismo soggettivo: questo è il compito del principio dell’“economia del pensiero”. Soltanto negando la realtà obiettiva, cioè i fondamenti stessi del marxismo, si può parlare dell’economia del pensiero: per il marxismo invece il pensiero dell’uomo è “economico” quando riflette esattamente la verità oggettiva, e la pratica, l’esperimento, servono da criterio della sua esattezza.

Le opere più recenti di Mach troviamo delle interpretazioni del famoso principio che equivalgono alla sua negazione completa. In “Teoria del calore” afferma che “lo scopo dell’economia scientifica è di dare il quadro più completo e più sereno possibile all’universo”. Quindi dire che lo scopo della scienza è dare un quadro esatto dell’universo significa ripetere la tesi materialistica, che significa ammettere la realtà obiettiva del mondo in rapporto alla nostra conoscenza. Pertanto il termine goffo “economia del pensiero” vorrebbe sostituire l’espressione “esattezza”. La solita confusione amata dai machisti per confondere le idee al lettore.

Il carattere idealistico del principio dell’economia del pensiero è innegabile: il kantiano Honigswald saluta il principio dell’economia del pensiero come un avvicinamento alle idee kantiane. Infatti se non riconosciamo la realtà obiettiva data a noi dalle sensazioni, da dove si può trarre il principio dell’economia del pensiero se non dal soggetto? Il pensiero ci apporta qualcosa che non esiste nella sensazione: il principio dell’economia non è tratto dall’esperienza ma è anteriore a qualsiasi esperienza, come le categorie di Kant, e costituisce la sua condizione logica. Per l’idealista Wundt caratterizza Mach come un Kant alla rovescia: in Kant troviamo l’ apriori e l’esperienza, mentre in Mach l’esperienza e l’ apriori: possiamo definire quindi che il principio dell’economia è per Mach aprioristico, quindi soggettivo come un principio teleologico. Tant’è che il monista spiritualista James Ward si serve della tendenza machista per lottare contro il materialismo, dichiarando che “il criterio della semplificazione è in Mach soprattutto soggettivo e non obiettivo”.

Infine i machisti si camuffano da materialisti seppur non abbiano chiaro l’ABC del materialismo. Prendiamo Iusckevic ad esempio. Engels sostiene che “L’unità del mondo consiste nella sua materialità e questa è dimostrata non da alcune frasi cabalistiche, ma da uno sviluppo lungo e laborioso della filosofia e delle scienze naturali”. Iusckevic riferisce che è per lui oscura l’affermazione “l’unità del mondo consiste nella sua materialità”!

Engels ha dimostrato che una filosofia può dedurre l’unità del mondo o dal pensiero (e allora è impotente di fronte al fideismo) o dalla realtà obiettiva fuori di noi che porta il nome di materia e viene studiata dalle scienze naturali. Pertanto il carattere idealistico e kantiano della concezione secondo cui possono esistere tesi non ricavate dall’esperienza e senza le quali l’esperienza è impossibile. Un atteggiamento appunto aprioristico e soggettivo, il contrario del marxismo: il pensiero dell’uomo riflette la verità oggettiva, e la pratica serve da criterio della sua esattezza.

Sirio Stivalegna

 

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.