Dovremmo leggere tutti il post di Don Lorenzo Guidotti, parroco di Bologna che qualche giorno fa si è espresso con parole “infelici”(per usare un eufemismo) nei riguardi di una ragazza che all’inizio di Novembre ha denunciato di aver subito una violenza sessuale.
Ancora una volta succede. Sempre la stessa storia.
Una nuova violenza sessuale e un social (Facebook) che si fa pubblico diario di sfogo di vomitevoli “opinioni” reazionarie, e in questo caso specifico anche pesantemente sessiste. Il religioso cattolico (prevedibilmente) frustrato (ma non siamo qui per fare una diagnosi psicologica), che rimprovera la “poco di buono” di turno di essersela cercata in quanto frequentatrice di Piazza verdi (“che è diventata il buco del culo di Bologna”, a suo dire), aderisce a una vaga e non meglio specificata “cultura dello sballo” e va con i magrebini notoriamente “non veri gentleman”. Ma come se non bastasse “colpevole” anche di “bersi l’ideologia dell’accogliamoli tutti”.

Per non parlare di quel “Io in 50 anni mi son sempre svegliato nello stesso letto (il mio)”. Un mix che potremmo definire tragicomico, se solo l’oggetto in questione non fosse il consenso e il corpo violato di una ragazza. Un blend “sempliciotto” di razzismo a buon mercato, perbenismo che grida compulsivamente al “degrado” e pura frustrazione da prete obbligato alla castità carnale. (Eh…deve essere dura!). Quello contro il “degrado”, tra l’altro, è un invito rivolto a Merola che sembra sottintendere che le sue politiche di destra, di repressione e normalizzazione sociale, non sarebbero abbastanza di destra… Caro Merola, non stai facendo abbastanza per accontentare il tuo elettorato reazionario! Rimboccati le maniche, osa più fascismo!

Nonostante le prese di distanza della Curia e di gran parte della cosiddetta “società civile”, è difficile, specialmente in un Paese come l’Italia, ultimo nelle classifiche sulla gender equality, credere che le parole di Guidotti non esprimano sentimenti di discriminazione profonda ampiamente diffusi nell’intera società e figli della “cultura dello stupro”. Come riportano da Repubblica, Salvini e Giovanardi sebbene con toni non particolarmente espliciti, hanno sostanzialmente difeso le affermazioni del religioso e attaccato la ragazza vittima dello stupro.
Giovanardi nella sua statica e noiosa fantasia nazionalpopolare rievoca il personaggio collodiano del “grillo parlante” come “voce di scomode verità”: insomma anche nelle loro parole persiste una criminalizzazione della vittima.

Ammesso che abbia senso parlare di “cultura dello sballo”, non siamo qui certo a promuovere e a difendere una vita all’insegna di sostanze alienanti, ma piuttosto a denunciare tutte le volte in cui quell’etichetta viene strumentalmente usata per tentare di ripristinare concezioni e stili di vita ancora più arretrati sul piano della civiltà (come appunto quelle “caste e pure” della tradizione religiosa) per la quale il corpo, sopratutto quello femminile, non appartiene alla persona, ma in primis a un Dio maschio e patriarca.

Qualsiasi “cultura dello sballo”, per quanto contraddittoria, è comparabilmente più “innocua” della “cultura dello stupro”, quella sì abominevole, che Lorenzo Guidotti col suo post ha espresso, non come voce isolata, ma come portavoce di una società sessista nel suo complesso.

 

Michele Sisto

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.