Questo sabato, durante una repressione poliziesca contro la comunità Mapuche guidata dallo Stato Argentino nella provincia di Rio Negro, le forze armate hanno ucciso un giovane Mapuche di 22 anni e hanno fatto diversi feriti con normali proiettili di piombo 9mm, non ricorrendo a quelli di gomma. Un crimine di Stato imperdonabile al fine di recuperare delle terre particolarmente care e preziose per il turismo.


L’assassinio da parte dello Stato di un Mapuche: una logica di recupero di terre per i capitalisti

Gli avvenimenti si sono sviluppati nella provincia di Rio Negro, nel deserto al Sud dell’Argentina. Nella zona turistica di Bariloche, una lotta organizzata dalla comunità Lof Lafken Winkul Mapu, che aveva recuperato la zona della Villa Mascardi ha subito un violento attacco poliziesco organizzato congiuntamente alla giustizia per “presenza illegale”. Questa zona, vittima della speculazione immobiliare dei grandi proprietari terrieri che hanno fatto di molti di loro prova di un reale potenziale di sfruttamento. Unico problema: la conflittualità e la richiesta di riconoscimento da parte dei popoli originari. Una cinquantina di Mapuche si erano installati nella Villa e deciso di recuperare la zona. In seguito poi c’è stato un processo repressivo di decisione giudiziaria di espulsione da parte di quasi 450 membri di polizia.

In un paese dove il genocidio indiano è ampliamento rivendicato dallo Stato e dalla sua storiografia, la repressione di questa comunità non è nulla di nuovo e segue solo una logica già annunciata da diversi rappresentanti dei Cambiemos, la coalizione di governo. Il ministro dell’Educazione ha annunciato già l’anno scorso la necessità di una “nuova campagna nel deserto” a Rio Negro, ovvero una campagna di recupero delle terre dei popoli originari per il loro sfruttamento, che si industriale o turistico. La repressione e l’espulsione che dunque sono state decise dallo Stato afferma la politica criminale di un governo che vuole imporre con il fuoco e con il sangue i suoi piani di supporto ai proprietari terrieri. Rafael Nahuel, un giovane di 22 anni, ha partecipato ad un’azione organizzata dalla sua comunità per difendere delle famiglie in lotta per la loro affermazione. La polizia finisce col reprimerli molto violentemente con l’utilizzo di armi da fuoco. Rafael crolla, ucciso da un proiettile che gli ha attraversato il torace, prima che molti dei suoi compagni venissero arrestati. Questo piano di repressione statale ha avuto massima espressione già con il caso dell’assassinio di Santiago Maldonado e chi questa settimana ha ucciso di nuovo. Questi crimini non fanno altro che permettere di intravedere la realtà dei progetti del governo Macri al capo di uno Stato repressivo: innumerevoli scorribande, la moltiplicazione dei crimini di Stato, tutto ciò giustificato da un’armata legislativa che aveva già iniziato ad armare il kirchnerismo: attraversando una criminalizzazione dei popoli originari i cui movimenti di protesta sono definiti come dei terroristi, degli attivisti pericolosi, di sicuro, a cui lo Stato giustifica rispondendo a getti di pietra con colpi di fuoco.

Dovremmo essere sorpresi che lo Stato utilizzi la repressione del governo al fine di difendere gli interessi dei capitalisti?

Il governo, in ogni caso, non sembra nemmeno preoccuparsi di qualsiasi giustificazione politica. Il ministro degli interni, Patricia Bullrich, responsabile anche della morte di Santiago Maldonado nella provincia di Chubut rivendica pienamente la sua impunità, dicendo così “Noi non dobbiamo rendere conto di ciò che fanno le nostre forze di sicurezza.” Piena di cinismo, la ministra ha presentato le sue condoglianze alla famiglia prima di entrare di nuovo nel discorso officiale dello Stato Argentino, giustificando la violenza: “la comunità Mapuche è una comunità pericolosa e terrorista, che non riconosce né l’Argentina, né la sua costituzione, né i suoi simboli.” Un razzismo di Stato che permette di mettere la sua gente “fuori legge”, fuori dalla Nazione e giustificando l’assassinio per gli interessi dei proprietari terrieri. Noi con il caso Maldonado l’abbiamo già dimostrato, ma il caso Rafael Nahuel non fa che confermare spaventosamente la volontà del governo.

Di fronte alla repressione, l’organizzazione delle marce attraverso i paesi portati dalla comunità e l’opposizione della sinistra.

Di fronte all’assassinio, molte manifestazioni spontanee sono state organizzate nelle diverse città del paese. Particolarmente repressive, le manifestazioni sono state portate avanti da numerosi membri delle comunità originarie, come Lafken Winkul Mapu che ha chiesto giustizia per Rafael Nahuel e Santiago Maldonado. Un’opposizione che si forma con l’ambizione di respingere l’egemonia dei Cambiemos sullo Stato e la sua impunità.

 

Julien Anchaing

Articolo tradotto da Révolution Permanente

La Voce delle Lotte ospita i contributi politici, le cronache, le corrispondenze di centinaia compagni e compagne dall'Italia e dall'estero, così come una selezione di materiali della Rete Internazionale di giornali online La Izquierda Diario, di cui facciamo parte.