Proseguiamo la lettura del secondo capitolo, ripercorrendo l’origine e  l’evoluzione della famiglia monogamica.


La famiglia patriarcale la possiamo ritrovare in particolare tra i Romani. Sembra che proprio che sia da loro a derivare il termine famiglia (in latino familia), che in realtà non si riferiva alla famiglia come la intendiamo noi, ma all’insieme di schiavi (famulus = schiavo) sotto la stretta sorveglianza di un solo uomo con diritto patriarcale – anche diritto di vita e di morte – su moglie, figli e schiavi. Potremmo dire quindi che la famiglia nel suo vero significato latino sia nata proprio con la schiavitù, nata a sua volta con l’introduzione della proprietà privata, del patriarcato e della monogamia – ma solo da parte della donna, l’uomo ricco o nobile comunque sia poteva benissimo continuare ad avere concubine. Essa diventò quindi, a seconda però anche del tipo di popolazione (le comunità domestiche non erano del tutto sparite), una singola unità economica. Fanno eccezione poi alcune comunità dell’India osservate dall’etnologo inglese Mc Lennan, dove poligamia e poliandria coesistevano insieme.

Nel consolidarsi della famiglia monogamica e patriarcale si inserì poi anche l’indissolubilità del vincolo matrimoniale, sempre per parte della donna, il diritto all’infedeltà da parte dell’uomo (il Code Napoleon glielo attribuisce espressamente sino a che egli non porti la concubina sotto il tetto coniugale) e l’esercizio del suo potere in maniera sempre più opprimente e repressiva. Già al tempo dei Greci della cosiddetta età omerica (1) possiamo ritrovare un tale genere di famiglia. Ma in realtà quando parliamo della Grecia, è bene distinguere le varie popolazioni in quanto ad esempio tra gli Spartani, esistevano ancora i matrimoni di coppia molto simili a quelli di gruppo. Ma la poliandria e la prostituzione non erano poi così diffuse in quanto a Sparta la schiavitù domestica non esisteva e perciò la tentazione del marito di intrattenere relazioni con schiave era assai minore. Le donne spartane inoltre, a differenza di quelle del resto della Grecia, godevano di un certo rispetto e di un certo grado di riconoscimento sociale se mogli di mariti con titolo nobiliare o con un certo patrimonio. Ad Atene la situazione fu invece diversa. Lì le condizioni restrittive e proibitive verso le donne portarono all’affermarsi di una monogamia da rispettarsi anche per gli uomini. Per i Greci, infatti, la monogamia non fu mai dovuta ad un atto d’amore individuale quanto piuttosto un dovere da rispettare per motivi di natura economica e religiosa. La famiglia monogamica non ha mai avuto la funzione di riconciliare l’uomo e la donna, quanto piuttosto di portare una delle prime forme di oppressione da parte del sesso maschile sul sesso femminile, il primo antagonismo tra classi nel corso della storia, e considerarla una forma di progresso non è del tutto corretto quindi; il senso di amore individuale invece, daccanto suo, pare esistesse anche molto prima della famiglia monogamica. Inoltre anche durante l’esistenza della famiglia monogamica eterismo (commercio sessuale tra uomini e donne) e prostituzione, forse la prima forma di lavoro salariato, continuarono ad essere praticati.

La famiglia monogamica entrò così in crisi quasi fin da subito, dando vita a mariti infedeli e all’adulterio da parte delle donne. D’altra parte bisogna considerare che la famiglia monogamica non ha avuto gli stessi sviluppi presso tutti i popoli. Tra i Romani, ad esempio, la donna godette di maggiori libertà e maggiori considerazioni rispetto ai Greci e poteva sciogliere liberamente il matrimonio quanto il marito. Tra i popoli germanici addirittura la famiglia monogamica si presentò nella sua forma perfetta in quanto le donne non solo godevano di un’alta notorietà, ma potevano accedere anche agli affari pubblici, andando così a contrastare quel carattere patriarcale e misogino della famiglia monogamica. A tali popoli si deve quindi la nascita della nuova monogamia, ovvero quella che precorse la nascita del rapporto sessuale individuale moderno. Ma neanche questo tipo di rapporto fu in realtà dovuto a motivazioni amorose, poiché il matrimonio rimase in gran parte un affare di convenienza combinato dai genitori. E ciò sarà ancora più evidente grazie ai poemi dell’epoca cavalleresca in cui, al contrario di quanto si possa pensare, l’amore cavalleresco altro non fu nella maggior parte dei casi che un atto di adulterio se lo osserviamo sotto gli occhi della morale borghese. Il cavaliere che giace a letto con la sua bella, la moglie di un altro, mentre fuori sta di guardia la sentinella.

 

Azimuth

 

Note

1: È opportuno precisare, parlando di una cosiddetta epoca omerica, che il problema del valore storico dei poemi omerici è questione interessantissima e molto dibattuta. Se da un lato il tempo del mito doveva essere ritratto agli occhi del greco come qualitativamente differente da quello storico, dall’altro non si può certo escludere che chi ha scritto tali poemi vi abbia ritratto alcuni aspetti di epoche precedenti a quella della Grecia arcaica. Insomma, i poemi omerici sono un documento certo da non trascurare, anche ai fini di uno studio come quello di Engels; altra cosa è la loro collocazione in una determinata epoca storica.

La Voce delle Lotte ospita i contributi politici, le cronache, le corrispondenze di centinaia compagni e compagne dall'Italia e dall'estero, così come una selezione di materiali della Rete Internazionale di giornali online La Izquierda Diario, di cui facciamo parte.