Nel 1941 gli animatori della compagnia Walt Disney hanno scioperato per le pessime condizioni lavorative imposte dalla proprietà. La loro esperienza è stata una pietra miliare nella storia del movimento operaio in lotta contro la compagnia più famosa del mondo nel campo dell’animazione.

Nel 1941, la Disney aveva conseguito numerosi successi: la compagnia era passata dall’animazione tradizionale, con corti silenziosi in bianco e nero della durata di pochi minuti, alla presentazione in anteprima di diversi lungometraggi che fino ad oggi continuano a segnare l’infanzia e a diventare ricordi indimenticabili per molti. Alle Silly Simphonies degli anni 30 seguirono Biancaneve (1937), Pinocchio e Fantasia (entrambo pubblicati nel 1940), con cui vennero estesi i limiti della creatività e della animazione.

Senza dubbio uno degli aspetti meno conosciuti di questa industria è la condizione di lavoro degli animatori che rendevano possibile che i disegni prendessero vita come per magia – la magia del loro talento e della loro abilità nel disegno. I loro salari potevano oscillare fra un massimo di 300 dollari ed un minimo di 12 ( ciò che oggi equivale ad un intervallo fra 209.82 e 5.24 dollari), era previsto un buono extra di 3.50 $ per quell’animatore che avesse ideato delle scenette comiche con cui arricchire il corto che disegnava. 

Si trattava di lavori estenuanti in cui il corpo si corrodeva in catene di montaggio industriali dove lavoravano più di 800 animatori.

Una tattica comunemente utilizzata dai capitalisti per evitare lo scontento consiste nel fomentare la divisione e la competizione fra le fila dei lavoratori. Così un animatore poteva percepire un salario molto più alto rispetto ad un suo collega, a parità di mansioni; alcuni animatori “sperimentati” avevano diritto a posti esclusivi nel parcheggio, mentre altri non avevano nemmeno diritto alla pausa pranzo, il che provocava svenimenti.

Il padre di Mickey Mouse creò a questo fine un sindacato giallo: la Federazione dei Vignettisti d’animazione Disney (Disney Federation of Screen Cartoonists).

Allora, l’animazione, nonostante si stesse maggiormente industrializzando come descritto sopra, continuava ad essere una professione  in cui era necessario impiegare molto tempo prima di ottenere il prodotto finito. Per questo motivo Biancaneve, Pinocchio e Fantasia furono lungometraggi a cui lavoravano più animatori simultaneamente (per farsi un’idea della grandezza di ciò che descriviamo, il lettore potrebbe osservare la differenza delle anteprime fra le pellicole).

Quando i lavoratori incominciarono ad organizzarsi per ottenere migliori condizioni lavorative, Roy Disney  il fratello di Walt) minacciò i dirigenti del movimento dicendo che se non avessero abbandonato i loro propositi, “gli avrebbe tagliato il naso”. Gli animatori si affiliarono alla sezione dei caricaturisti del sindacato di disegnatori e decoratori per far fronte alle tattiche da gangster della federazione Disney.

Il padre di Mickey Mouse decise di rispondere con un discorso a forti tinte antisindacali per calmare gli animi, dicendo, fra l’altro, che se si fossero uniti non avrebbe permesso loro di “nuotare nella sua piscina”, al che i lavoratori risposero che nuotare nella sua piscina non dava da mangiare alle loro famiglie.

Il sindacato dei disegnatori decise di convocare lo sciopero per il 26 maggio del 1941. Una volta iniziato, Disney impiegò tattiche di spionaggio per molestare gli scioperanti, licenziando alcuni fra questi e minacciando ulteriori licenziamenti. I lavoratori facevano picchetti, distribuivano volantini fuori dai cinema, bloccavano i camion che entravano negli studi e insistevano affinché altre sezioni del movimento operaio statunitense si unissero loro in solidarietà.

Disney da parte sua impiegò crumiri per recuperare il lavoro perduto, mentre altri animatori tornavano al lavoro dichiarando alla stampa che “l’american way” doveva essere antisindacale. A partire da questo momento, Disney stesso utilizzò la Commissione per le attività anti americane [House of Un-american Activities], diretta dal conosciuto anticomunista Joseph McCarthy, come strumento per denunciare i vecchi scioperanti e farli mettere nella lista nera – con l’accusa di essere dei “comunisti”, “di avere delle relazioni con l’Unione Sovietica” – in modo tale da fargli più ottenere lavoro.

Il mondo magico della Disney si basava su relazioni di sfruttamento entro cui i lavoratori erano soggetti alla volontà del loro padrone. Il posto più felice della Terra aveva un sorriso forzato come quello del mondo di Ned Flanders.

Oggigiorno i lavoratori della Disney continuano ad essere uno dei settori più precari degli Stati Uniti, con lavori estenuanti in un’impresa che va molto al di là dell’animazione, avendo studi di televisione, radio, cinema, teatro, parchi a tema e un complesso arsenale di attrezzature tecniche in cui migliaia lavorano intere giornate. Il giorno in cui questo esercito di lavoratori deciderà di porre fine all’eredità antisindacale della sua impresa e gestire questo impero mediatico, sarò il giorno in cui la Disney si trasformerà davvero nel luogo più felice della Terra.

Óscar Fernández, da La Izquierda Diario

Óscar è un membro del Movimiento de los Trabajadores Socialistas (MTS) in Messico, laureato in scienze politiche all'Universidad Iberoamericana.
È il corrispondente da Città del Messico di Left Voice, e membro della redazione di La Izquierda Diario México così come di Ideas de Izquierda México.