Sul sito della Funzione Pubblica si trovano le nuove linee guida per la valutazione dei dipendenti della PA. Tra le novità, oltre al voto degli utenti, la responsabilità di gruppo e il coinvolgimento delle figure intermedie.

Nella Pubblica Amministrazione cambia in peggio il sistema di attribuzione dei premi di risultato, della cosiddetta “produttività”. Un termine di per sé inadatto per enti che non producono nulla ma che erogano dei servizi, ma che oramai è ben consolidato nell’accostamento anche alla Pubblica Amministrazione coerentemente con l’obiettivo di medio e lungo termine di privatizzare i servizi pubblici e la pubblica amministrazione da parte della borghesia.

Ma andiamo con ordine: si parte con il ciclo della performance definito da un piano che fissa gli obiettivi nell’arco temporale di 3 anni, ma che passa poi nella sostanza in una misurazione annuale, mettendo a punto un giudizio, da parte del Dirigente, sul lavoro singolo e collettivo dei lavoratori.

Le novità sui parametri di tali valutazioni saranno le indagini di customer satisfation, e a ben vedere sarà ben lontano e difficile trovare una persona soddisfatta dei servizi resi dalle pubbliche amministrazioni a fronte della gogna e del linciaccio mediatico iniziato dall’era Brunetta fino ad arrivare a Renzi ed alla Madia, dove da circa un ventennio il dipendente pubblico viene definito un fannullone, un incapace e privilegiato.

Peccato che la realtà sia differente e che le inefficienze del pubblico impiego siano dovute principalmente alla crisi del sistema capitalistico, all’imposizione da parte della classe politica borghese del pareggio di bilancio (vedi il suo inserimento in Costituzione) e del pagamento del debito pubblico alle banche il quale sta strangolando Comuni, Città Metropolitane, Aziende pubbliche, Regioni e lo stesso Governo.

Inutile dire che le conseguenze di questo si riflettono sull’operatività quotidiana che non può contare nemmeno su nuove assunzioni bloccate da anni in ossequio alle sacre misure di austerità.

Pertanto, siamo davvero sicuri che siano i lavoratori la causa dei problemi della Pubblica Amministrazione? A vedere i nuovi decreti attuativi della riforma Madia sembrerebbe proprio di no! Ma la novità e la trovata geniale dei rappresentanti della borghesia risiede tutta nella “collettivizzazione degli obiettivi”: in pratica i padroni introducono un meccanismo di “controllo sociale” tale da incrementare ulteriormente la competizione e le divisioni all’interno della classe lavoratrice. In sostanza non si è più responsabili solo del proprio operato, ma anche del controllo esercitato sull’operato del collega di lavoro: un modo questo chiaramente finalizzato a inibire quei lavoratori combattivi all’interno dei luoghi di lavoro, i quali si troveranno ostacolati non più solo dal padrone bensì direttamente dai crumiri, da chi già si è arreso all’arroganza padronale e chi invece non vuole problemi nonostante la consapevolezza di esser sfruttato. In effetti le avanguardie di classe verranno additate come responsabili di decrementi collettivi dei premi di produzione.

Insomma la solita guerra tra poveri che siamo abituati a vedere e che con astuzia la borghesia cerca di allargare ed intensificare per mantenere un controllo costante sui lavoratori.

Ma in tutto questo i sindacati? Anche stavolta non pervenuti, o meglio ben presenti e coscienti delle conseguenze di tali provvedimenti; ma anche questa è storia ben conosciuta degli ultimi 40 anni e dell’abbandono sindacale delle rivendicazioni minime di classe.

Ancora una volta la palla passa alla classe lavoratrice ed alla sua capacità di organizzazione e di intervento. Il fronte unico è la nuova parola d’ordine lanciata recentemente dalle organizzazioni politiche e sindacali rivoluzionarie che si richiamano al marxismo. Le classi subalterne non possono che costruire tale alternativa.

Paolo Prudente

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.