In questo capitolo passeremo ad esaminare la gens presso i popoli celtici e germanici. Queste popolazioni, stanziate nel nord Europa, giunsero ad un’organizzazione di tipo statale molto più tardi rispetto ai Greci e ai Romani,  cioè solo dopo la conquista dell’Impero Romano d’Occidente (V sec. d.C.) e della formazione dei cosiddetti regni romano-barbarici (le basi territoriali su cui si sono costituiti molti stati europei attuali). Prima di tutto ciò esse erano popolazioni esclusivamente nomadi dedite a razzie e saccheggi e non si erano date ancora né un ordinamento giuridico, né una divisione sociale. Tutti questi progressi li conosceranno e li apprenderanno proprio dalla mescolanza con la cultura romana, pur conservando ancora per molti secoli alcuni aspetti del loro antico ordinamento gentilizio.

 

La gens tra i Celti e i Tedeschi

Nell’XI secolo tra i Celti d’Irlanda e dellaGran Bretagna il matrimonio di coppia non era ancora stato soppiantato dalla monogamia. Addirittura prima del matrimonio le donne non erano costrette alla castità; se in altre civiltà coeve, insomma, vi erano già degli elementi che potevano prefigurare la morale borghese, qui siamo in una dimensione nettamente diversa. Se una donna commetteva adulterio, però, il marito poteva benissimo bastonarla. Al tempo stesso era consentito alle donne di chiedere il divorzio anche per un motivo banale come l’alito del marito e godere anche di un diritto all’indennità. Ledonne, inoltre, avevano diritto di voto nelle assemblee popolari. Si tratta insomma di una società che, nonostante il periodo storico, ha conservato nella sua forma quasi intatta l’antica costituzione gentilizia, forse in una forma ancora più primitiva di quella irochese.Questo del resto non dovrebbe stupirci più di tanto, visto che al tempo di Cesare i Celti praticavano ancora il matrimonio di gruppo.

Stando a quanto scritto negli antichi codici e dai giuristi inglesi del XVII sec., prima della loro colonizzazione l’Irlanda era suddivisa in clan (gentes). Quando il capo di un’amministrazione domestica moriva, si procedeva ad una nuova suddivisione fondiaria tra le altre comunità domestiche. Anche al tempo di Engels in effetti gli irlandesi mantenevano ancora vivi alcuni aspetti di questo retaggio gentilizio, come ad esempio la suddivisione fondiaria, o la fondazione di partiti secondo la loro suddivisione gentilizia (è da ricordare che in effetti nella vicina Scozia il tramonto dell’ordinamento gentilizio avvenne solo dopo la repressione dell’insurrezione del 1745).

Nei clan irlandesi, secondo quanto riportato nei romanzi di Walter Scott, vigeva il patriarcato ma in Scozia, almeno all’origine, secondo quanto riporta il monaco anglosassone Beda nella sua Storia ecclesiastica del popolo degli Angli aproposito della storia della famiglia reale dei Pitti, doveva per forza esistere anche la successione ereditaria femminile. Nel Medioevo tra i Gallesi addirittura si conservava l’uso, attribuito alla famiglia punalua, per cui il re o il capo clan aveva il diritto di passare la prima notte con ogni sposa (1).

Ma oltre agli Scozzesi, agli Irlandesi e ai Gallesi, anche i Tedeschi (intendendo gli abitanti che occupavano il territorio tra il Danubio, la Vistola, il Reno e il Mare del Nord) almeno fino all’epoca delle migrazioni (II sec. a.C.) erano organizzati in kuni (termine che possiamo più o meno tradurre come gentes). Stando al diritto popolare alemanno il popolo insidiatosi a sud del Danubio era organizzato per stirpi (genealogiae), ovvero le grandi comunità domestiche in cui la terra era divisa (potremmo paragonarle alle tribù). Ogni kuni eleggeva il kuning, il proprio re. Gli ordini di battaglia erano organizzati per gruppi gentilizi e vigeva il diritto matriarcale (decisivo è un passo di Tacito in cui si dice che il fratello della madre considera suo nipote come suo figlio). Ma ancora più significativo a dimostrazione dell’esistenza del matriarcato tra i Tedeschi è un passo del poema antico-nordico sul crepuscolo degli dei e sulla fine del mondo, la Voluspa (i fratelli si faranno la guerra e diverranno assassini l’uno dell’altro, i figli di sorelle infrangeranno la loro parentela). Successivamente anche tra i Tedeschi il diritto matriarcale venne sostituito da quello patriarcale. Qualche sua traccia tuttavia se ne è preservata fino al Medioevo e ciò è dimostrato dal rispetto che i tedeschi ebbero per la figura femminile e anche dal fatto che ne ascoltavano il suo consiglio anche negli affari pubblici più importanti (Veleda, sacerdotessa dei Bructeri, fu l’animatrice di tutta l’insurrezione batava con la quale Civile, alla testa di Tedeschi e Belgi, scosse l’intero dominio romano nella Gallia).

Come anticipato in precedenza presso i Tedeschi vigeva una sorte di matrimonio di coppia in direzione verso la monogamia. Non possiamo parlare ancora di monogamia in senso stretto, in quanto presso i nobili era ancora diffusa la poligamia. Nonostante il passaggio dalla famiglia comunistica matriarcale alla famiglia moderna isolata, l’antropologo Kovalevski e anche Cesare in alcuni suoi scritti hanno precisato che tale fenomeno ha comunque interessato uno stadio intermedio dove non si discuteva più di proprietà comune o privata del suolo ma di quale forma dovesse avere una proprietà che era comune. E in effetti questa cosa ancora oggi non si sa con precisione. Comunque in seguito dalla comunità domestica si passò alla comunità di villaggio o marca, ma, al tempo di Tacito e dell’occupazione romana di alcuni territori tedeschi, esisteva ancora la comunità domestica o la gens. I più antichi documenti, p. es. il Codex Laureshamensis, ci spiegano meglio cosa si intende con i termini “comunità familiare” e “comunità di marca” o villaggio.

Stando a quanto ci riporta Tacito i Tedeschi, a differenza dell’epoca di Giulio Cesare, avevano dimora stabile, abitavano in case di tronchi d’albero e le loro vesti erano molo grezze e naturali (un mantello di lana, pelli di animali, sottovesti di lino per le donne e i nobili). Si nutrivano di latte, carne, frutti selvatici e di pappa di avena (Plinio Il Vecchio, Storia naturale, libro XVIII, cap. 17) e la loro principale ricchezza erano gli animali da allevamento, tra cui bovini e cavalli. Il denaro non era molto diffuso e solitamente era denaro romano – del resto non lavoravano né l’oro né l’argento. La scrittura runica (di origine greca e latina) era usata solo per i riti religiosi tra cui i sacrifici umani. Successivamente i Tedeschi subendo l’influenza soprattutto bellica dei Romani incominceranno a lavorare anche i metalli per produrre armi. Quanto alla costituzione esisteva un consiglio dei capi (che Tacito chima principes) che decideva gli affari meno importanti e quelli da discutere in assemblea popolare, e poi i capi militari (duces). Inizialmente i capi del consiglio venivano eletti ma in seguito, col passaggio al patriarcato, la carica divenne ereditaria. Questo contribuì a creare quindi anche fra i Tedeschi una sorta di nobiltà, che però scomparve per lo più al tempo delle migrazioni o quasi dopo. Il potere decisionale in generale spettò quasi sempre all’assemblea popolare. Tuttavia, col tempo e soprattutto dopo la conquista dell’Impero Romano, i capi militari arricchiti sempre più dai bottini di guerra acquisirono sempre più un potere tale da autoproclamarsi re ed amministrare determinati e vasti territori. La nuova nobiltà discese insomma dai capi militari. Questo non ci stupirà se consideriamo che molti colpi di stato, anche recenti, sono stati portati al potere da generali (Franco in Spagna, Pinochet in Chile, Abd al-Fattah al-Sisi in Egitto, etc.). Le forze armate e il loro consenso sono un elemento fondamentale per governare uno Stato. Perfino Hitler, Mussolini e Stalin dovettero preoccuparsi del consenso di queste, altrimenti non avrebbero mai potuto governare per tanti anni e soprattutto non avrebbero mai potuto intraprendere le campagne militari della Seconda Guerra Mondiale.

I capi militari quindi si circondavano di schiere di fedeli per intraprendere le loro campagne militari e rappresentarono il decadere dell’antico potere popolare, o di quello che ne rimaneva, e il sorgere dei nuovi poteri regi, il trionfo totale dello Stato sull’ormai decadente costituzione gentilizia.

 

Azimuth

 

Note del redattore

(1) Bisogna segnalare che oggi, vista la mancanza di una qualunque documentazione che attesti questo diritto giuridico sia negli archivi che nella letteratura medievale, lo ius primae noctis viene considerato per lo più un’invenzione letteraria successiva al Medioevo, spesso adoperata per denigrare popolazioni o momenti storici da cui si vuol prendere le distanze.

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