Oggi più che mai gli OSS (operatori socio-sanitari) sono la colonna vertebrale del sistema sanitario. Ogni giorno assistono centinaia di pazienti in ospedali e strutture private, sopperendo molto spesso alla carenza di infermieri nelle strutture e con una domanda di assistenza sanitaria in costante crescita. Sulle loro spalle ricade tutto il peso del malessere, dell’infermità, della malattia di ogni singolo individuo, ma nessuno vuole concedergli un legittimo riconoscimento professionale.

Gli 0SS sono sempre più richiesti soprattutto in ambito extraospedaliero perché costano poco e sono polivalenti. In assenza di una legge che definisca le loro competenze consentendogli di lavorare con un adeguata tutela giuridica, questi “tutto fare” della sanità spesso sospesi in un limbo a metà tra l’essere tecnici o professionisti sanitari. Nonostante il più delle volte si ritrovino costretti a somministrare farmaci anche senza nessuna competenza, eseguire medicazioni o rilevare i parametri vitali per sopperire alla mancanza di infermieri e sostituirsi a loro, ma nei loro contratti di lavoro non c’è ombra di tutto questo.

Eppure il loro è un lavoro assai delicato e non a caso è incluso tra quei lavori gravosi che fino a quest’anno saranno coperti dall’Ape sociale. Un’attività di responsabilità elevata ed a stretto contatto con pazienti che hanno un enorme bisogno di cure e di assistenza. Gli OSS sono in pratica un collante tra i pazienti ed il mondo dei medici e degli infermieri. Devono essere in grado di assolvere ai bisogni di primo livello, garantendo l’igiene degli assistiti, l’espletamento dei loro bisogni fisici e biologici e una corretta deambulazione e mobilizzazione dei pazienti. Raramente gli OSS vengono cooptati come dipendenti dopo aver vinto un concorso pubblico e spesso, come succede nell’ambito dell’istruzione, vengono assunti da privati con assunzioni dirette o tramite le agenzie interinali. E se non si sottostà a regole non scritte si rischia addirittura il posto. Specie nelle RSA ( residenze sanitarie assistenziali) e nelle cooperative gli OSS vengono obbligati a sostituirsi all’infermiere e, in particolare nei turni di notte, a ricoprire entrambe le mansioni senza nessuna tutela. Questo, ovviamente, discapito sia della salute del paziente sia degli stessi operatori.

Una confusione di ruoli, questa, che comincia sin dal corso obbligatorio per diventare OSS. Il costo si aggira tra i 1200 ai 3000 euro, per una durata che va da un anno a 18 mesi. Dopo la teoria si viene inseriti direttamente in ambulatori per imparare le modalità di gestione dei pazienti da medici ed infermieri. Questo tirocinio continua in residenze sanitarie o dentro strutture per anziani, spesso autentici lager,  in cui i futuri OSS sono costretti a mansioni che esulano dalle loro competenze e chi si rifiuta rischia di finire nel “libro nero” della struttura, col rischio di trovarsi licenziato. La verità è che i lavoratori di questa categoria vengono trattati come pseudo-infermieri e costretti a turni stremanti.

La rivendicazione immediata per cui gli OSS dovranno lottare è quella di un riconoscimento delle mansioni e del profilo sanitario per cui sono stati formati, assimilandoli alle altre figure del settore. L’obiettivo è ridisegnare il loro “identikit” in termini dil diritto del lavoro.

 

Crow

 

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