Non possiamo negare che la campagna elettorale in corso ci stia regalando una serie di emozioni e colpi di scena – tutti in negativo, all’insegna del nazionalismo, del filofascismo, delle politiche anti-operaie, delle promesse da marinai e delle ricette da osteria dell’avvenire che i vari candidati, più o meno “democratici”, propongono a spron battuto, dalla mattina alla sera, su tutti i canali di comunicazione possibili.

Forse, la campagna elettorale più deprimente e reazionaria della storia della Repubblica, magari paragonabile alla grande “crociata antibolscevica” (in assenza di bolscevismo, quello sì, altro che “l’antifascismo in assenza di fascismo” del filosofo reazionario Fusaro) che portò la Democrazia Cristiana al 48,5%, risultato mai più raggiunto dalla DC – certo, con una partecipazione “militante” alla propaganda elettorale di molto diminuita insieme all’affluenza media ai seggi, dopo settant’anni di dominio democratico di banchieri e industriali.

E proprio ora che entriamo nelle settimane più calde della caccia disperata ai voti, ecco che, a fianco delle proposte volutamente iperboliche e consapevoli di essere inattuabili a colpi di leggine e riformine nel quadro istituzionale ed economico del capitalismo italiano ed europeo, emergono le sparate più “di pancia”, irricevibili e disumane che ci si poteva aspettare. Vediamone due esempi.

Riva di Chieri, area metropolitana di Torino, fabbrica Embraco del gruppo Whirlpool: 497 licenziamenti annunciati su 537 dipendenti nello stabilimento, cioè la chiusura de facto. Dopo l’ennesima inutile benedizione di Papa Francesco ai licenziandi, arriva il grande tribuno del popolo, così generoso e prode da non ricandidarsi al Parlamento (finalmente! ci viene da dire, ce lo troveremo un po’ meno fra i piedi), Alessandro Di Battista, colonnello di Grillo nella resistibile ascesa del Movimento Cinque Stelle e messo in ombra, insieme ad altri “notabili di partito”, da Di Maio e dalle sue truppe più presentabili e ragionevolmente “istituzionali”, cioè dal profilo più “amico delle aziende” e dunque dei padroni, nonché più simile a quella vecchia DC che gestiva l’apparato statale di elezione in elezione, inamovibile, regina delle regine tra i partiti collegati alla borghesia.

Di Battista timidamente afferma che “La Embraco, così come tutte le imprese che hanno ricevuto tanti denari da parte dello Stato, nel momento in cui decide di delocalizzare il lavoro dovrebbe restituire quanto ricevuto. Gli operai che perdono il lavoro hanno tutte le ragioni del mondo”.

Tutte le ragioni del mondo – per cosa, per fare cosa, per reclamare cosa? Non lo sapremo mai e dubitiamo che in fondo possa interessare il fato di quasi 500 operai a Di Battista. Certo, le aziende poi è anche giusto che possano delocalizzare (“L’iniziativa economica privata è libera” recita l’articolo 41 della sacra Costituzione della Repubblica che andrebbe applicata tutta, da quanto è bella: e come no, per gli industriali da essa tutelati, è bellissima!!!) però almeno lascino qualche soldo non ai lavoratori ma… allo Stato, cioè alla massima istituzione dominata dagli industriali e dai banchieri stessi e dai loro partiti.

Ma bando agli operai, i Cinque Stelle andranno al governo? «Io non lo so, perché gli italiani li vedo molto rincoglioniti… è un popolo strano».

«Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo»: così ironizzava lo scrittore e regista comunista Bertold Brecht di fronte al comitato centrale del partito di unità socialista che dominava la Germania dell’Est e che lanciava strali contro la classe operaia berlinese la quale, mettendo in campo proteste e scioperi, aveva osato “tradirlo”. Dopo la tragedia, ecco la farsa: il popolo italiano non si decide a dare la maggioranza assoluta al M5S, a permettergli finalmente di prendere saldamente possesso del governo centrale e delle innumerevoli fonti di arricchimento per sé e i propri borghesi di riferimento, grandi e piccoli; che popolo di rincoglioniti, dunque! Mica perché non occupano la fabbrica gli operai sotto licenziamento, ma perchè non votano tutti 5 Stelle: ecco perché sono rincoglioniti gli operai, secondo DI Battista!

Cambiamo scena. Emilia-Romagna: Gianni Tonelli, cesenate, ispettore, da oltre trent’anni nella Polizia di Stato, dal 2014 segretario del reazionario Sindacato Autonomo di Polizia (SAP), candidato della Lega Nord (proprio come Luca Traini, il terrorista fascista di Macerata) come capolista nel listino plurinominale del collegio bolognese alle prossime elezioni politiche.

Commentando la tentata strage terrorista del fascista di Macerata, Tonelli ha ritenuto di poter paragonare una tragedia del genere con la distruzione di alcuni autovelox nell’imolese: “A Imola sono stati sradicati due autovelox, ma se noi mettiamo un autovelox in ogni angolo per semplicemente riempire le casse, allora poi qualcuno può partire per la tangente”. Secondo l’ispettore, sempre lesto nel difendere atti arbitrari e di sopraffazione da parte delle forze di polizia e quindi sicuramente non così ostile alle pistolettate, la sua è “un’analogia assolutamente non forzata”: eh certo, d’altronde perché non paragonare gli immigrati negri a degli oggetti (peraltro malvisti dalle masse come gli autovelox)? D’altronde in Italia i negri (con questa parola, e con quel che significa per chi la usa, sono concepiti gli immigrati africani dai reazionari italiani, e sarà bene farci i conti se non vogliamo farci trovare impreparati di fronte all’ondata nazionalista e xenofoba montante) possono essere aggrediti, accoltellati, derubati, presi a pistolettate… perché allora non aggiungere l’ennesima provocazione umiliante paragonando il ferimento di sei immigrati allo sradicamento di due autovelox?

Questo è il personale politico (e “sindacale” nel caso di Tonelli) che, nei cinque anni passati dall’ultima elezione politica, le classi dominanti hanno mano a mano scelto come proprio rappresentante e legittimo concorrente per i seggi parlamentari e del governo dello Stato. La classe lavoratrice, oggi è più evidente che mai, ha bisogno di un’altra direzione politica, di un altro riferimento nella lotta politica a tutto campo contro banchieri, industriali e loro partiti di “destra” e “di sinistra” che siano, che rappresenti i suoi veri interessi, che sia alfiere della sua causa e della sua causa soltanto, che indichi chiaramente che non abbiamo davanti a noi prospettive di progresso e di miglioramento delle nostre vite se non poniamo fine a questo sistema, il capitalismo, che si basa sul nostro sfruttamento e che continuamente genera mostri, violenza diffusa, carestie, guerre.

Una direzione che oggi non c’è, coll’effetto di lasciare campo libero a politiche razziste e anti-operaie come non mai, e la cui costruzione non può essere fatta a episodi, ogni cinque anni, tramite le ammucchiate elettorali all’insegna delle riforme sociali che hanno segnato gli ultimi dieci anni dopo la fine ingloriosa del centrosinistra con relativo trenino di “rivoluzionari” e “comunisti” al seguito dei banchieri e del loro degno alfiere Prodi.

Proprio per rivendicare l’indipendenza politica della classe lavoratrice dai partiti candidati a governare questa società, e per contribuire alla costruzione di una direzione politica rivoluzionaria del movimento operaio, come FIR e Voce delle Lotte partecipiamo al corteo a Roma del 24 febbraio che darà seguito allo sciopero nazionale del 23, il quale vede in questi giorni la convergenza di diversi settori (logistica, sanità, pubblico impiego, insegnanti…) e che auspichiamo si allarghi ancora vedendo la partecipazione di tutte le sigle del sindacalismo di base, dell’opposizione CGIL Il Sindacato è un’altra cosa, e l’adesione di molti lavoratori del sindacalismo confederale, contro il profilo passivo che le proprie direzioni burocratiche promuovono tra di loro.

La risposta ai problemi dei lavoratori possono darsela solo i lavoratori organizzandosi e unendosi in una lotta politica, a tutto campo, rivoluzionaria contro i capitalisti che ci sfruttano e contro tutti i loro partiti che difendono la sacralità della proprietà privata e della schiavitù del lavoro salariato.

Per l’indipendenza politica degli sfruttati da tutti i partiti che vogliono governare lo Stato sotto la dittatura dei banchieri e degli industriali: costruiamo un fronte anticapitalista!

 

Giacomo Turci

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.