Intervista per La voce delle lotte a delegati sindacali Cobas delle Marche

Venerdì 23  febbraio siamo andati, come FIR/La Voce delle Lotte, a portare il nostro sostegno militante al presidio di insegnanti delle scuole, personale ATA e le maestre diplomate magistrali davanti al MIUR a Roma. Dopo gli appuntamenti di novembre e gennaio i lavoratori sono tornati davanti al Ministero per manifestare contro il nuovo contratto e per l’abolizione dei tagli accumulati negli ultimi 10 anni.
A questo si aggiunge la recente sentenza vergogna con cui il Consiglio di Stato, il 20 dicembre, ha stabilito che gli insegnanti in possesso di un diploma magistrale conseguito entro il 2001/2002 dovranno essere esclusi dalle graduatorie ad esaurimento, quelle che permettono l’assunzione in ruolo, e saranno invece inseriti nelle graduatorie l’istituto, che permettono solo supplenze annuali e temporanee. una svolta, questa, che smentisce quanto stabilito in ben 5 sentenze precedenti.

Centrale rimane  comunque la critica all’alternanza scuola lavoro, alla figura autoritaria del preside-manager, al test INVALSI e a tutti gli effetti nefasti che la Buona Scuola ha avuto per i lavoratori della scuola pubblica.

Hanno aderito a questa giornata di sciopero e protesta COBAS, USB, UNICOBAS, USI, CUB ed altri sindacati.


Siamo qui davanti al Pantheon con Cinzia ed Angelo dei COBAS, alla fine del corteo che è seguito al presidio davanti al MIUR. Volete riassumerci le ragioni che hanno animato questa protesta?

Angelo: Questa è una lotta per i diritti delle maestre diplomate magistrali, che sono state tagliate fuori dell’assunzione a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, persone che lavorano nella scuola ormai da 15 anni, che sono sempre state confermate nell’incarico annuale, nonostante più di una sentenza precedente che confermasse il loro diritto all’assunzione.  Tra l’altro c’è una legge che viene dall’Unione europea che afferma che dopo 36 anni di servizio devi essere assunto di ruolo, per cui c’è anche questa violazione. Nonostante questa legge oggi siamo qua in presenza di una categoria di persone che dopo 15 anni di servizio avrebbero tutto il diritto ad essere assunte a scuola e invece, se non cambia questa situazione, dovranno far su le tende e andarsene … gente con anche 50 anni d’età, con famiglia!

Che percezione hanno i lavoratori della scuola della legge 107?  State notando un qualche segno di radicalizzazione o almeno di malcontento nei posti di lavoro? Ci piacerebbe anche sapere qualcosa sulle conseguenze della Buona Scuola sulla didattica.

Cinzia:  Noi veniamo dalla Marche, una regione in cui non c’è molto conflitto all’interno delle scuole. Siamo un sindacato che è presente soprattutto all’interno della scuola, però abbiamo notato che in questo periodo i lavoratori della scuola (docenti e ATA) stanno verificando e toccando con mano gli esiti delle riforme degli ultimi 20-30 anni che sono state incarnate poi da una serie di provvedimenti normativi ma che hanno avuto un passaggio finale con la legge 107. Si tocca con mano non solo un peggioramento del proprio status di lavoratore e delle proprie condizioni di lavoro, ma anche e soprattutto un grave attacco che è stato fatto alla scuola pubblica, si vede chiaramente come questa legge 107 produca degli effetti negativi su un bene comune (che è appunto la scuola pubblica) e sugli alunni che vengono privati di un servizio – abbiamo notato che all’interno della scuola si stanno essenzializzando i programmi, si stanno esplicando delle dinamiche che permettono un insegnamento che favorisce le competenze e non le conoscenze. Le competenze sono spicciole, abilità spicciole che noi insegnanti dovremmo insegnare ai nostri alunni e non la cultura, perché è un mercato del lavoro che sta dettando legge su quelli che sono i programmi scolastici.

Stiamo sperimentando, dalla scuola d’infanzia fino a tutto il percorso della scuola media ad superiore, queste modalità didattiche che ci vogliono asserviti, docenti e alunni, alle dinamiche neoliberiste di questa società, di una società che mira esclusivamente al profitto. Una cartina di tornasole per chi poco tempo fa aveva dei dubbi sul fatto che all’interno delle scuole si fossero innescate queste dinamiche, di come quanto noi fossimo asserviti al potere economico, è l’alternanza scuola-lavoro. Noi abbiamo degli studenti che vanno nelle aziende non ad integrare i loro percorsi disciplinari formativi, ma ad imparare a fare gli schiavi per questa società che vuole dei lavoratori schiavi privi di qualsiasi tutela, privi essenzialmente di una capacità e di un pensiero critico che li porterebbe, una volta entrati nel mercato del lavoro, a ribellarsi a queste dinamiche padronali.

Una parola sul modo in cui il vostro sindacato si è posto all’interno di queste dinamiche?

Noi, come Cobas, abbiamo sempre manifestato la nostra contrarietà alla 107, a tutte le politiche e alla filosofia che sottende questa legge, che trasforma e scardina un sistema formativo che è stato per anni un fiore all’occhiello a livello internazionale e abbiamo subito l’ostracismo perché siamo stati cacciati dalle scuole da delle leggi volute dai sindacati di palazzo – Cgil CISL e Uil – ,che in questi anni hanno distrutto, insieme ai vari governi di centrodestra e centrosinistra, il sistema d’istruzione italiano, avvantaggiandosi solo per garantire i loro distacchi sindacali e le loro posizioni di potere. Noi, come Cobas, non siamo considerati un sindacato rappresentativo e invece voi oggi avete avuto modo di vedere di come e quanto noi in realtà siamo rappresentativi dei lavoratori, perché noi siamo un sindacato che è capace di farsi interprete di quelle che sono le istanze della categoria – e per categoria non intendiamo solo i lavoratori ma anche gli studenti che oggi in moltissime piazze italiane sono stati a protestare sopratutto contro l’alternanza scuola-lavoro.  Noi non siamo considerati rappresentativi, non possiamo entrare nelle scuole a fare le assemblee e abbiamo grossissime difficoltà a tenere aperto un dialogo con i lavoratori.

Di Bauschan, Bierre e Kenzo

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.