Qualcuno mi dirà che sto sbagliando e che quest’articolo non è altro che un autogol per noi che ci opponiamo strenuamente al PD così come a tutti i partiti degli industriali. Penso che invece il vero autogol sia lo spot, anzi gli spot elettorali, che il PD ha ingenuamente fatto circolare in rete. Un’osservazione attenta al loro profilo consentirebbe anche a chi, per assurdo, non sapesse nulla del PD renziano, di ricostruire una “biografia” del Partito Democratico e della sua natura. Per questo motivo, comincio con l’augurarvi buona visione:

Il target del video sono soprattutto gli indecisi, com’è evidente. Quelli che “vorrei votare PD ma…”. Detto ciò, i miei complimenti ai responsabili comunicazione: qualsiasi attento indeciso sarà scosso dai suoni acuti prodotti “dall’arrampicata sugli specchi”  che ogni singola battuta tenta, inesorabile e maldestra.

La nevrosi della borghesia italiana della “terza Repubblica” è quasi interamente rappresentata in un solo spot: una patina fintamente nuova, ma orrendamente vecchia dal primissimo minuto. Innanzitutto la famigliola: due figli adolescenti e la moglie-madre che cercano di convincere il padre-marito indeciso a votare PD. Non è un caso. È una scelta. La famiglia nucleare del Mulino Bianco è solo una delle infinite combinazioni attraverso cui un assembramento di personaggi può essere presentato (e quello domestico è solo uno degli infiniti contesti che caratterizzano la nostra esistenza). Perché non partire da un assembramento di studenti in una scuola? Di lavoratori in una fabbrica? O di amici in una birreria? O una famiglia LGBT in viaggio all’estero? (Tanto per sparare le prime cose che mi vengono in mente). È chiaro: come potrebbe benissimo fare un Berlusconi, o un Salvini qualunque, il PD fa breccia in un sentimento radicato (in Italia più che altrove) che è quello del familismo (amorale aggiungerebbe Banfield) che tanto era caro già alla DC, ma anche al PCI, e in questo senso il PD ne rimane degno erede. Tuttavia, se la loro ansiosa corsa alla mistificazione avesse per un attimo ceduto il posto a quello spietato “cinismo della verità” che pure ogni tanto tirano fuori (pensate alle dichiarazioni di Minniti per esempio), i responsabili comunicazione avrebbero dovuto ambientare gli spot in un contesto ancora più consono a quello de PD: una bella riunione di Confindustria.

Un’altra osservazione degna di nota è come sia proprio il più anziano del gruppo l’indeciso, e la moglie (e i giovani figli più della moglie), siano invece convintamente entusiasti di sostenere la causa “democratica”: il più anziano in questo caso potrebbe essere visto come l’elettore deluso dalla (apparente) dissomiglianza tra PD e PCI (quel tipo di elettore che ovviamente ignora completamente il fatto che il terreno per lo scivolone a destra sia stato invece ampiamente preparato già da Togliatti prima e da Berlinguer in seguito, ma questo è un altro piano dell’analisi). Inoltre l’opposizione “giovane e renziano” vs “anziano e indeciso”, può essere letta come una mossa propagandistica in linea con il “giovanilismo” e il “nuovismo” profuso e sbandierato più volte da Renzi, ma anche una semplice assunzione (in cattiva fede) che un giovane voti o debba votare per il PD perché è una forza fresca, “progressista” e il suo nemico sono le destre, vecchie, becere e retrograde. (Il PD invece è molto più affine a quelle vecchie destre becere e retrograde, di quanto lo sia al suo più spietato nemico, i giovani e la classe operaia! Come abbiamo più volte scritto e argomentato in altre sedi).

Veniamo ai dialoghi (e qui direte: che noia, la solita propaganda uscita dalla bocca di Renzi). Esatto. é la solita propaganda, ripetuta nevroticamente anche da Ezio Mauro sull’Editoriale di Repubblica del 2 Marzo: l’alternativa al PD è la destra.  “2011, spread 574!”, “Non si può rischiare di far vincere la destra”, “Qui ci sono cose buone, per la famiglia, per i più deboli, per il lavoro stabile”.’

Per finire in bellezza il marito tenta di accennare un ultimo argomento contro il voto al PD: “stanno sempre a litigare tra di loro”. E la moglie risponde, con un sorrisetto suadente:

“se è per questo litighiamo sempre pure noi, però…”.

Quest’ultimo passaggio non merita commenti.

Articolo a cura di Matteo Iammarrone

Nato a Torremaggiore, in Puglia, nel 1995, si è laureato in filosofia all'Università di Bologna. Dopo un master all'Università di Gothenburg (in Svezia), ha ottenuto un dottorato nella stessa città dove tuttora vive, fa ricerca e scrive come corrispondente de La Voce delle lotte.