Alcune testate giornalistiche di rilievo nazionale, dall’inizio del mese di Aprile, hanno posto l’ attenzione rispetto quella che è una vera e propria strage annunciata: le morti bianche, centinaia di uomini e donne che ogni anno perdono la vita nei luoghi di lavoro e/o nel tragitto per raggiungerlo.

Il 2017 si è chiuso con 632 decessi nei luoghi di lavoro (641 nel 2016), 1.350 se si considerano anche quelli nel tragitto tra casa e lavoro (oltre 1.400 nel 2016).
Nel 2017 ci sono stati più di tre morti al giorno, per un totale di 1.115, un aumento del 1,1 per cento rispetto al 2016 durante il quale sono morte sul lavoro 11 persone in meno rispetto al 2017.

Secondo l’INAIL si verificano l’83 per cento degli incidenti nei contesti lavorativi che interessano piccole e medie imprese.

Dall’inizio del 2018 sono 187 morti sui luoghi di lavoro e almeno altrettanti sulle strade. Secondo l’ Osservatorio Indipendente di Bologna sui morti sul lavoro i morti sui luoghi di lavoro non sono mai calati, nonostante vogliono farci credere il contrario, le stime parlano invece di un + 12% rispetto al 2008 per un totale di 14000 vittime in dieci anni, senza contare ovviamente i decessi avvenuti nel mondo sommerso del lavoro nero e irregolare che innalzerebbero il dato significativamente.

Continuano a dirci che la maggioranza degli infortuni e dei conseguenti decessi sia causata semplicemente dal mancato rispetto delle norme sulla sicurezza, ma questa è solo una parte della realtà.

Se è vero che molte aziende non prestano la minima attenzione alle norme di sicurezza soprattutto in luoghi di lavoro pericolosi come cantieri, fabbriche e magazzini, la morte di centinaia di lavoratori (per lo più facchini, operai, autotrasportatori) è dovuta a cause sistemiche, conseguenti al sistema produttivo capitalista basato sullo sfruttamento dell’ uomo sull’uomo intrinseco alla società borghese, alla continua necessità di alzare i ritmi di lavoro risparmiando sulla salute e sulla sicurezza in favore della produttività, sono morti, insomma, dovute a come la borghesia organizza le sue strutture produttive nel capitalismo.

Fin quando saranno i padroni, ovvero chi detiene i mezzi di produzione, ad organizzare il lavoro e quindi la società, questi non potranno che seguire i dettami del profitto e dello sfruttamento a cui i lavoratori devono attenersi per guadagnarsi il salario necessario per sopravvivere in questo sistema sociale in cui il diritto d’esistere si compra con il sudore della fronte o si acquisisce per via clientelare.

Solo l’organizzazione e il controllo operaio dei luoghi di lavoro, dei ritmi e della sicurezza può fermare questo massacro. Solo la fine del capitalismo e delle sue logiche metterà infine la sicurezza e la vita degli operai davanti al profitto di pochissimi ai danni della maggioranza.  

Di Giuseppe Perrozziello