Il tanto atteso incontro dell’altro ieri ha dato adito a tanti buoni propositi e a un accordo che non prevede misure concrete ed immediate. Trump ha annunciato la sospensione delle esercitazioni militari, ma non ritira le sanzioni economiche.

Alla fine il presidente degli Stati Uniti e il leader della Corea del Nord sono riusciti ad avere un faccia a faccia. Lo storico incontro si è tenuto a Singapore, dove hanno avuto colloqui anche i personaggi di spicco delle rispettive delegazioni. Il meeting assume un significato eccezionale nella misura in cui è la prima volta dalla Guerra di Corea (1950/53) – formalmente non ancora conclusa – che ha luogo un evento del genere.

Dopo l’esagerata copertura mediatica che ha accolto i due presidenti – i quali con strette di mano e saluti coordinati hanno mandato in visibilio la stampa internazionale – Trump e Kim hanno avuto una primo dialogo che è durato solo 48 minuti e che secondo il presidente USA “è andato molto, molto bene”. Anche Kim, con fare conciliante ha affermato che “vecchi pregiudizi e atteggiamenti hanno ostacolato il nostro cammino, però li abbiamo superati ed oggi siamo qui”. “È proprio vero!” gli ha fatto eco l’inquilino della Casa Bianca.

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Successivamente si è tenuto all’Hotel Capella dell’isola di Sentosa l’incontro degli entourages diplomatici che nel giro di 4 ore hanno redatto una dichiarazione congiunta. Trump e Kim hanno poi firmato il documento che – come è stato annunciato – “rappresenta un grande cambiamento per il mondo intero”.  “Oggi abbiamo avuto una riunione storica e siamo pronti a dimenticare il passato. Il mondo sta assistendo a un enorme sviluppo”, ha detto Kim mettendo la firma, momento durante il quale ha anche mostrato tutta la sua “gratitudine” a Trump per la sua disponibilità a rendere possibile l’incontro.

Per non essere da meno, Trump ha sostenuto che il documento appena firmato era “molto dettagliato” ed ha affermato di aver sviluppato “un legame particolare” con il leader nord-coreano, fino a pochi mesi orsono uno dei peggiori nemici del governo statunitense!

 

 

La verità è che nonostante il documento congiunto firmato da entrambe le parti manchi di dettagli rispetto a come avverrà le denuclearizzazione, Trump ha assicurato di aspettarsi che un processo del genere avrà luogo “molto, molto rapidamente” e che il Segretario di Stato USA Mike Pompeo e i vertici diplomatici nordcoreani continueranno i negoziati “il prima possibile”.

Il testo asserisce che “il presidente Trump si impegna a fornire garanzie rispetto alla sicurezza della Repubblica Democratica Popolare di Corea e il presidente Kim Jong ratifica il suo irrevocabile impegno a denuclearizzare completamente la penisola coreana”.

In effetti, va in questa direzione l’annuncio effettuato martedì da Trump relativo alla sospensione dei suoi “giochi di guerra”, ovvero le esercitazioni militari nella penisola di Corea. Tuttavia è stato chiarito come per il momento ciò non implichi una riduzione dell’ingente dispiegamento di mezzi militari in territorio sudcoreano.

Il presidente statunitense ha peraltro assicurato che le sanzioni economiche imposte alla Corea del Nord non saranno ritirate. “Le sanzioni saranno eliminate quando saremo sicuri che gli armamenti nucleari non saranno più in funzione”, quindi non solo in virtù del generico impegno alla denuclearizzazione preso dal leader nordcoreano Kim Jong Un. Il governo cinese, uno dei principali interessati al tema delle sanzioni, ne ha invece rivendicato l’immediata eliminazione.

Per il momento le coreografiche strette di mano e i saluti sono stati gli elementi più rappresentativi dello storico colloquio, mentre gli accordi raggiunti non vanno oltre le petizioni di principio e gli Stati Uniti mantengono la pressione con le loro sanzioni commerciali.

È evidente che dopo il G7 in Canada, dove il presidente statunitense ha generato una vera e propria tempesta con la sua proposta di tornare ad invitare la Russia e con i suoi strali contro il protezionismo economico dei rivali, l’incontro con Kim Jong Un segna un altro punto a favore della politica estera di Trump.

Il colloquio tra Donald Trump e Kim Jong Un, uno degli eventi geopolitici più attesi, ha insomma lasciato un alone di incertezza, prodotto di un accordo che entrambe le parti potranno far saltare da un momento all’altro.

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