Nantes, Francia, ore 20:30 del 3 luglio. Un veicolo viene fermato dalla polizia per un controllo di routine, alla guida un ragazzo di 22 anni, gli agenti nutrono “dubbi” sull’identità del conducente, uno dei poliziotti spara, il proiettile raggiunge la carotide del giovane che muore poco dopo.

La sera stessa nei quartieri di Breil, Dervallieres e Malakoff gruppi di ragazzi scendono in strada a protestare contro la violenza della polizia, lanci di molotov, auto bruciate e un centro commerciale saccheggiato è il risultato di quello che si configura come l’ennesimo atto di violenza poliziesca.

Incendi nei sobborghi di Nantes, ieri notte

Secondo la ricostruzione della polizia l’agente avrebbe sparato dopo una non precisata aggressione dello stesso ragazzo alla richiesta di essere portato in questura per ulteriori accertamenti, versione smentita da diversi testimoni oculari in loco. Certo è che dalle manifestazioni e dall’inizio degli scioperi e delle occupazioni delle università nell’ultimo anno gli atti di repressione da parte delle forze dell’ordine si sono moltiplicati e la situazione è diventata esplosiva in molte città della Francia.

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