La lotta che hanno condotto questi lavoratori, in un momento storico molto critico per il capitalismo argentino, dimostra come l’unico strumento in grado di piegare e sovvertire l’ordine sociale ed economico sia la mobilitazione della classe operaia sul terreno stesso della lotta di classe. Una lotta esemplare, non solo per i lavoratori del cantiere navale, non solo per il proletariato argentino o sud-americano, bensì per quello mondiale.


I lavoratori e le lavoratrici del cantiere navale di Rio Santiago che avevano occupato la fabbrica di Ensenada reclamando i materiali di base necessari per poter lavorare, hanno vinto. Questa vittoria è molto importante in quanto si inserisce in un contesto di crisi politica del governo di Macri che in seguito alla crisi del “Peso”, ha deciso di ricorrere ad un prestito del FMI (Fondo Monetario Internazionale) che prevede l’attuazione di tutte una serie di misure anti-sociali.

Dunque, lungi dall’essere un movimento locale, la lotta per il diritto al lavoro degli operai del cantiere navale è una vera opposizione alla politica anti-sociale del governo Macri: Di fronte ad una paralisi del lavoro, voluta dal governo per “asfissiare” la società del cantiere navale pubblico Rio Santiago e giustificare la sua privatizzazione, i 3.300 lavoratori e lavoratrici hanno risposto con un’occupazione decisa in assemblea generale.

Dopo 8 ore di riunione, la direzione si è impegnata a fornire ai lavoratori ciò che chiedevano per consentire loro di tornare a lavoro.

La lotta appare come una risposta diretta alla volontà del presidente Macri di “dinamizzare il cantiere”, in particolare rallentando considerevolmente l’attività per meglio giustificare la sua chiusura o il suo trasferimento ad un capitalista. Noti per la loro combattività, (Rio Santiago è la sola società pubblica che Carlos Ménem non è riuscito a rendere privata negli anni ’90) i lavoratori del cantiere navale subiscono da molti anni questo tipo di pressioni.

Il 22 agosto, si è abbattuta una feroce repressione sui lavoratori che protestavano contro l’annullamento delle negoziazioni annuali obbligatorie da parte del governo.

Di fatti, per l’assemblea dei lavoratori argentini, a cui Macri ha scelto di far pagare per la crisi che ha colpito il paese, la lotta del cantiere navale è l’unica risposta possibile per opporsi al governo e trovare una soluzione progressiva a tutta la questione: quella di una mobilitazione della classe operaia sul terreno della lotta di classe.

In seguito alla vittoria, José “El Negro” Montes, protagonista della lotta contro la privatizzazione della società negli anni ’90, ha dichiarato: “ la storica tradizione della lotta e della combattività del cantiere navale è uno specchio nel quale tutti i lavoratori del paese si specchiano”. Si potrebbe persino estendere la sua argomentazione e scrivere che questa lotta è uno specchio nel quale tutti i lavoratori del mondo si specchiano. Infatti, dopo la Francia, in un momento in cui Macron è più debole che mai, solo una decisiva risposta della classe operaia potrà costruire una vera opposizione a Macron. Insomma, una vittoria che va ben oltre i confini dell’Argentina e deve ridare fiducia alla classe operaia e alla sua forza.

Pablo Morao

Traduzione a cura di Annalisa Esposito da Révolution Permanente

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.