Continuiamo la pubblicazione di una serie di conversazioni-interviste sulla situazione economica e politica in Cina e sullo stato della sinistra – in particolare di quella operaia – nel paese. I testi in questione sono tratti da Chuǎng (闯), progetto editoriale che intende “analizzare il continuo sviluppo del capitalismo in Cina, le sue radici storiche e le rivolte di quanti ne sono schiacciati”. Il giornale non fa riferimento a una tendenza politica ben precisa, anche se l’impostazione dei compagni è di tipo anarco-comunista, con i cui risvolti non siamo necessariamente d’accordo: ad esempio, in una parte dell’introduzione all’intervista essi sembrano esprimere dubbi rispetto all’enfasi da porre sulla centralità della classe operaia. Il loro interlocutore, invece, si dichiara marxista ed è membro di uno dei piccoli gruppi formatisi durante un’ondata di scioperi avvenuta nel 2010, “quando attivisti da tutta la Cina hanno scoperto la nuova classe operaia, si sono trasferiti nei distretti industriali del sud e hanno iniziato a lavorare nelle fabbriche”. Dopo questo periodo, molti di questi attivisti si sono dedicati a carriere accademiche e a una “Lunga marcia” attraverso le istituzioni. Solo alcuni di loro continuano a prendere parte attiva alla lotta di classe. Lao Xie è uno di questi (il nome è uno pseudonimo che il compagno ha assunto per motivi di sicurezza).

Riteniamo molto importante cominciare questo lavoro di traduzione nella misura in cui è raro imbattersi in analisi “di prima mano” da parte di militanti marxisti cinesi (in opposizione al partito “comunista” al potere); questo in particolare nel panorama delle pubblicazioni dell’asfittica sinistra italiana, ove, fatte alcune eccezioni, ci si limita ad esaltare acriticamente la politica economica intrapresa dal PCC negli ultimi decenni come una specie di NEP, o ci si occupa di Cina poco e male, nonostante l’immensa rilevanza assunta da quest’ultima nella politica internazionale e nella lotta di classe.

Qui la prima parte.


Da una conversazione sulla sinistra cinese dell’ottobre 2017

Lao Xie: Nella maggior parte dei paesi, il filo storico della proprietà privata è rimasto integro, come il filo della resistenza contro la borghesia. C’è sempre stata una logica viva, ispirata dalla storia della ribellione. In Cina, questo filo è stato interrotto. Se si vuole capire la sinistra cinese, bisogna tenerlo a mente.

Per esempio, i cinesi sono ancora in un processo di apprendimento del significato di “classe”, dopo le strane cose a cui fu associato il termine durante l’era di Mao. Potrebbe volerci un’altra ventina di anni affinché le persone imparino di nuovo cosa voglia dire veramente, e lo potranno fare solamente attraverso le proprie esperienze di lotta di classe nell’economia di mercato…

La caratteristica più elementare dei maoisti odierni è la difesa dello status quo esistente (维护现状).

Chuang: Com’è possibile? Eppure molti di loro vogliono un ritorno a come andavano le cose durante l’era di Mao.

LX: Sì, ma io mi riferisco al fatto che la loro condizione spirituale (精神状态) è quella dell’inerzia (惯性) piuttosto che della sovversione. È essenzialmente conservatrice. Nel dibattito politico cinese, questo è asscoiato con il termine “costruttivo” (建设). Sono emersi grazie alla distruzione di quanto esisteva precedentemente, e mirano a ripristinare quanto è stato distrutto – è per questo che li chiamo conservatori. Noi siamo il contrario, emergiamo dalle condizioni attuali, ma la nostra intenzione è distruggerle e creare qualcosa di nuovo.

Verso la ribellione di massa e persino verso le masse stesse – specialmente le masse operaie – questi maoisti assumono un atteggiamento di disprezzo e paura, un eredità delle esperienze e delle abitudini dei burocrati del PCC. È l’atteggiamento che assume lo xiaoshimin di una società pacificata verso la distruttività a cui associano le azioni degli operai.

C: Come e quando si è formata questa nuova sinistra maoista?

LX: A fornire l’impeto immediato è stata la morte di Deng [Xiaoping], avvenuta nel 1997, e la ristrutturazione ancora più profonda delle SOE [State Owned Enterprise, aziende di proprietà statale] negli anni successivi. La società cinese versava in una profonda crisi politica. A destra venne formato il Partito Democratico, cosa che ha spinto quanti avevano una visione più a sinistra del PD a unirsi e provare a fare qualcosa assieme. Questi erano uniti dalla necessità di opporsi dalla nuova borghesia in ascesa che aveva preso a condurre attacchi contro gli operai – si parla principalmente di dipendenti delle SOE e di ex-SOE privatizzate o chiuse. (Solo negli anni 2000 alcune di queste persone di sinistra iniziarono a interessarsi della nuova classe operaia che stava emergendo nel settore privato, frutto di investimenti stranieri, delle città costiere.)

Alcuni eventi hanno fatto da pietre miliari, come la messa in scena dell’opera Che Guevara (切·格瓦拉) a Pechino e altre città [a cominciare dal 2000], che ha giocato un importante ruolo organizzativo.

C: Ti riferisci all’opera di Huang Jisu?

LX: Sì, ma non vorrei attribuirgli troppi meriti. Molte altre persone vi hanno preso parte. Non solo intellettuali di sinistra come lui ma anche molte persone normali che non hanno voluto accettare il capitalismo, come gli studenti, gli operai e i vecchi membri del PCC. Fino a quel momento, solo una minoranza di intellettuali hanno preso parte attiva a iniziative politiche di sinistra.

Altro evento importante è stata la conferenza dei maoisti di sinistra a Zhengzhou, che contò più di un migliaio di partecipanti. Quella è [avvenuta più o meno attorno al 2000].

A questo punto era già emerso un dibattito sul se e sul come prendere parte alla politica – formando un nuovo partito o organizzando i lavoratori nel sistema preesistente. Questo ha portato a varie divisioni continuate fino a che il movimento non si è dissolto in tanti piccoli circoli di sinistra. L’apice è stato raggiunto all’inizio, senza più venire raggiunto di nuovo. Alcuni se ne sono usciti, compresi alcuni operai che volevano azioni dirette, frustrati dalle chiacchiere. Non è stata trovata alcuna direzione che potesse unire la maggior parte delle opinioni.

Quando la Cina è entrata nella World Trade Organization nel 2001, la nazione è entrata in un periodo di crescita industriale. Questo ha trasformato l’intera atmosfera, passando da una diffusa sensazione di crisi a una di stabilità politica. Si potrebbe anche dire che tutti si sono distratti dalle nuove possibilità di diventare ricchi con le nuove opportunità per gli affari. La maggior parte dei laureati ha trovato impieghi molto ben pagati nelle aziende private, formando il nucleo di una nuova classe media, e hanno perso l’interesse per le questioni politiche.

È in questo periodo che le caratteristiche conversatrici dei maoisti divennero più pronunciate. Per un lungo periodo non avevano fatto altro che “lavoro culturale”. Questo vuol dire tessere le lodi di Mao e della sua epoca gloriosa, i trionfi della Cina, i trionfi degli operai. Intellettuali e studenti maoisti, con alcuni operai delle SOE e membri del partito in pensione, facevano tra loro questo “lavoro culturale” in parchi pubblici. Alcuni di loro sono andati nelle campagne e nelle nuove zone industriali per fare ciò con i contadini e i nuovi operai, ma si trattava comunque di auto-intrattenimento (自娱自乐). Alcuni hanno lanciato campagne e presentato petizioni col fine di trasformare il compleanno di Mao in festa nazionale. Questo la dice lunga sulle loro priorità.

Nel mentre, la struttura di classe in Cina stava cambiando. La nuova classe operaia stava emergendo dalle lotte condotte in posti come il Delta del Fiume delle Perle (Pearl River Delta, PRD, enorme regione attorno a Hong Kong e Macao). Vari gruppi politici, inclusi alcuni maoisti, hanno provato a trarre vantaggio di queste nuove forze sociali e vincerle alla propria causa. I maoisti hanno fallito nell’ottenere un ascendente sugli operai proprio a causa del conservatorismo che ho citato prima. Questo gli ha impedito di aiutare le lotte degli operai e aumentarne il potere.

Ma affermare che hanno fallito implicherebbe che abbiano i nostri stessi obiettivi, e non credo che questo sia esatto…

Traduzione di Gabriele Bertoncelli da Chuang

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.