Pubblichiamo la dichiarazione politica del Movimento Rivoluzionario dei Lavoratori (MRT) del Brasile, sezione brasiliana della Frazione Trotskista, che illustra la sua analisi e posizione rispetto alle elezioni politiche brasiliane e al ballottaggio che si terrà questa domenica: il MRT annuncia il suo voto critico a Haddad, dunque al PT operaio-borghese, nel quadro dell’avanzata dell’estrema destra in queste elezioni manipolate, sostenendo l’odio e la volontà di lotta contro Bolsonaro.


Bolsonaro ha quasi vinto le elezioni al primo turno, diventando il grande favorito per la vittoria al secondo turno. Il suo trionfo significa un salto di qualità nel golpe istituzionale che ha destituito Dilma Rousseff per imporre attacchi profondi alla classe operaia e al popolo, come la privatizzazione di Petrobras e la vendita di petrolio a prezzi ridicoli, e una serie di riforme reazionarie.

Le elezioni si sono svolte in continuità col golpe, con la prigione arbitraria a Lula e l’assurdo veto alla sua candidatura, imponendo elezioni completamente manipolate dal potere giudiziario, sotto la tutela delle forze armate, per favorire gli interessi più reazionari dei capitalisti nazionali e stranieri.

Anche nel caso, molto improbabile, che perda nel secondo turno, questo blocco economico, sociale, politico e militare ha già scatenato forze reazionarie che rimarranno un enorme pericolo per i lavoratori, le donne, i neri, le minoranze sessuali, le popolazioni indigene e per tutta la popolazione povera.

Queste elezioni stanno consistendo in uno spettacolo di terrore, come ha dimostrato la violazione del diritto della popolazione a votare per chi preferisce (con la proscrizione di Lula che era il candidato con le intenzioni di voto più alte nei sondaggi), e con la collusione tra l’operazione Lava Jato [diretta alla corruzione tra i politici, ndt] e il gruppo mediatico Red Globo utilizzata per favorire i candidati che esprimono gli interessi più reazionari e del capitale più concentrato nel paese.

Dietro la candidatura di Bolsonaro, oltre all’ambasciata americana e al governo Trump, ci sono borghesi ultra-milionari come Jorge Paulo Lemann, l’uomo più ricco del Brasile, proprietario di Ambev, Alexandre Bettamio, presidente esecutivo della Banca d’America per l’America Latina, João Cox, presidente del consiglio d’amministrazione di TIM, e Sergio Eraldo de Salles Pinto, di Bozanno Inversiones (fondo d’investimento presieduto da Guedes, candidato ministro delle finanze di Bolsonaro), sono altri mega-imprenditori con cui Bolsonaro si incontra proponendo loro di far parte del suo governo, con l’unico obiettivo di continuare in modo selvaggio gli attacchi di Temer contro i lavoratori, la repressione e l’assassinio dei contadini da parte degli agrari, e avanzare nella svendita della ricchezza nazionale, tra cui Petrobras, la più grande azienda del paese che è l’obiettivo dell’avidità imperialista, e che è alla base dell’operazione Lava Jato.

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Insieme all’agenzia giornalistica Bloomberg, la grande azienda di notizie e affari del capitale finanziario internazionale che ha salutato la salita dei valori della borsa seguita al risultato elettorale favorevole a Bolsonare, si aggiungono tutti i grandi settori legati all’agrobusiness, la borghesia più schiavista del Brasile. Questo, senza parlare dei cosiddetti “banchi dei proiettili” (deputati che vengono dalle file dei militari e della polizia che hanno fatto parte della campagna permanente tramite il pugno di ferro, a favore della repressione poliziesca nelle favelas e dell’impunità per la polizia). Tutti benedetti dalle chiese evangeliche, che hanno sostenuto in modo schiacciante Bolsonaro, essendo i principali divulgatori di “false notizie” nei social network, alimentando il conservatorismo più reazionario e la distruzione morale degli avversari, e incoraggiando un clima sociale che ha già portato all’attacco della sorella di Marielle Franco e all’assassinio di Mestre Moa, maestro di capoeira di Bahia e figura riconosciuta nella lotta contro il razzismo, pugnalato il giorno dopo il primo turno, all’età di 63 anni, oltre a una serie di altri attacchi reazionari.

Uno de los principales nombres de la capoeira en Brasil, luchador contra el racismo, asesinado por el odio racial propagado por Bolsonaro.
Manifesto della tendenza rivoluzionaria fra i neri brasiliani “Quilombo Vermelho”: “Giustizia per il Maestro Moa do Katendê – uno dei principali nomi della capoeira in Brasile, lottatore contro il razzismo, assassinato per l’odio razziale diffuso da Bolsonaro”.

 

Bolsonaro, che fino a poco tempo fa era considerato marginale fra le Forze Armate, oggi è chiaramento appoggiato dai vertici militari, tramite il generale della riserva Augusto Heleno così come il candidato vicepresidente Mourão, difensore della dittatura militare del 1964 e dei torturatori come il colonnello Brilhante Ustra. La scelta come candidato ministro dell’economia di Paulo Guedes è stato il segnalo che i vertici militari aspettavano per avvicinarsi, dato che i militari in Brasile sono subordinati agli interessi nordamericani.

Di fronte ai due frangenti nei quali il Tribunale Federale Supremo ha avuto la possibilità di emettere sentenze a favore di Lula, il Comandante in Capo dell’Esercito, il Generale Villas Boas, difensore dichiarato dell’operazione Lava Jato e delle misure autoritarie della magistratura, ha rilasciato dichiarazioni pubbliche con minacce di intervento delle forze armate, secondo la decisione che avrebbero preso i giudici della Corte di continuare o meno la politica golpista.

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Bolsonaro si sente orgoglioso della dittatura militare e dei metodi di tortura. Anche se ha dichiarato in televisione che, se eletto presidente, chiuderà il parlamento, oggi nasconde queste pulsioni e assume la posa del “democratico” per mantenere la maggioranza dei voti (in un’elezione apertamente manipolata). Però non possiamo farci ingannare. Il suo vice Mourão non mente quando dice che vuole abolire le tredicesime, così come Bolsonaro non mente quando dice che vuole farla finire con tutte le imprese statali e flessibilizzare tutti i diritti dei lavoratori, molto più di quanto non abbia fatto Temer.

Se la coppia militare Bolsondaro-Mourão può portare avanti tutti gli attacchi reazionari richiesti dai grandi imprenditori e dai finanzieri in forma “democratica” appoggiandosi al parlamento in maggioranza reazionario eletto al primo turno, si stabilità un governo autoritario (bonapartista) con una facciata “democratica” – in realtà eletto tramite un’elezione assolutamente manipolata dai gopisti che ha favorito l’estrema destra. Un sistema politico basato sull’autoritarismo del potere giudiziario (utilizzando la Polizia Federale come sua”forza d’urto”), appoggiato dai militari per contenere qualsiasi forma di resistenza o di messa in questione del governo.

I metodi che sono stati utilizzati contro Lula saranno usati per intimidire e perseguitare qualsiasi sindacato o movimento sociale che voglia lottare.

Questo è lo scenario ideale, sognato dai grandi settori industriali e finanziari che sono passati armi e bagagli a sostenere la candidatura di Bolsonaro. Ma, se è necessario, Bolsonaro e Mourão non avranno certo nessun problema a sacrificare le istituzioni “democratiche” e governare tramite il potere esecutivo che riposa direttamente sulla polizia e sulle forze arate. Mourão ha già parlato persino di “autogolpe”.

 

Mourão e Bolsonaro.

Ci sono grandi forze per resistere

Tuttavia, la classe operaia non è stata sconfitta strategicamente. Lo scorso anno è stata protagonista di due grandi scioperi nazionali che hanno fermato la riforma delle pensioni di Temer e, se non ha continuato il crescendo della lotta per fermare la riforma del lavoro, è stato perché la CUT e la CTB (diretta dal PT di Haddad e dal PCdoB di Manuela D’Avila [candidata vicepremier con Haddad, ndt]) hanno contenuto quell’energia per incanalarla nella propria strategia elettorale.

Il movimento #EleNão, che vede protagoniste le donne, è un’altra espressione delle forze di resistenza.

 

 

La mobilitazione indipendente dei lavoratori, della gioventù, dei neri, delle donne, delle minoranze sessuali, dei senzatetto e senzaterra nelle strade, gli scioperi e le occupazioni sono l’unico movimento sociale che, diretto dalle lavoratrici e dai lavoratori, può per davvero affrontare l’avanzata dell’autoritarismo e dell’estrema destra, organizzando anche comitati di autodifesa.

Solo il trionfo di una resistenza, che dovrà vivere nelle fabbriche, nei posti di lavoro, negli stabilimenti pubblici, nelle università, nelle scuole e specialmente nelle strade, potrà sconfiggere il tentativo del grande capitale finanziario, dei grandi industriali, del potere giudiziario e dei grandi media, e potrà impedire l’insediamento di un regime profondamente antioperaio, ferocemente nemico delle donne, delle minoranze sessuali, dei neri, dei popoli nativi e di qualsiasi causa progressista.

Questa lotta è difficile, ma non impossibile. Non è impossibile perché nell’elettorato di Bolsonaro esistono settori importanti che ancora non vedono il piano complessivo dell’ex capitano e del generale di riserva Mourão per liquidare tutti i loro diritti, e votano senza appoggiare realmente queste misure. Se c’è lotta, è possibile indebolire e sconfiggere Bolsonaro e il grande blocco che si è costruito per queste elezioni.

Se non si lotta e solo ci si appella al gioco parlamentare, agli accordi con i “borghesi democratici”, alla routine sindacalista e alle marce ultraminoritarie di settori sindacalizzati, la sconfitta sarà sicura.

Persino i settori borghesi più liberali degli USA, come la rivista Foreign Policy, dicono che Bolsonaro “non è soltanto un populista di destra”, come Trump e tanti altri che pullulano per il mondo: dicono che è molto più antidemocratico e di destra, erede a pieno titolo delle dittature militari sanguinarie come quella di Pinochet in Chile e Videla in Argentina. Anche se assolutamente non abbiamo ancora assistito all’insediamento di un regime di questo tipo in Brasile, il blocco di Bolsonaro utilizzerà tutto il suo peso per imporci un enorme peggioramento dello sfruttamento e dell’oppressione.

Sappiamo che il PT è completamente impotente di fronte a questa situazione. Dopo aver governato coi capitalisti per anni, assimilando i loro metodi di corruzione e vantandosi di aver loro garantito profitti inauditi, ha voluto dimostrare che poteva ancora servirli, iniziando il secondo mandato di Dilma con l’applicazione dei tagli contro i lavoratori, con ciò finendo l’opera di demoralizzazione della propria base sociale, aprendo il cammino al golpe che ha messo Temer al governo per avanzare più rapidamente con gli attacchi. La sua strategia puramente elettorale, di contenimento della lotta di classe, per canalizzare il discontento sul terreno del voto, ha finito coll’essere incapace di offrire qualsiasi resistenzia seria al golpe istituzionale. Una volta all’opposizione, la sua politica, di risposta all’odio distillato dall’operazione giudiziaria Lava Jato e dal gruppo mediatico Globo con illusioni nella magistratura e nelle elezioni, si è dimostrata completamente impotente nel frenare l’avanzata dell’estrema destra.

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Per questo abbiamo bisogno di prepararci sin da ora per le battaglie che stanno per venire, organizzando una forza militante nei luoghi di lavoro e di studio, che sia capace di imporre l’unità nell’azione dei sindacati e dei movimenti sociali per affrontare gli attacchi dell’estrema destra in forma non routinaria; il che vuol dire, imporre un ampio fronte unico dei lavoratori che risponda fermamente all’altezza degli attacchi, senza il quale sarà impossibile rompere il blocco reazionario che si allinea dietro Bolsonaro.

Organizziamo comitati di base in ogni luogo di lavoro e studio per preparare la difesa di fronte agli attacchi che sono in corso e che stanno per venire!

La CUT, la CTB e l’insieme delle centrali sindacali devono rompere con la propria assurda paralisi e organizzare assemblee in tutti i settori per organizzare i lavoratori di fronte a questi scontri, facendo sì che si diffondano comitati di base in tutto il paese.

Come MRT, abbiamo sostenuto una grande battaglia contro il golpe istituzionale, contro l’incarcerazione arbitraria di Lula e il veto alla sua candidatura, sempre con una politica indipendente dal PT, dando un forte contributo a queste battaglie con Esquerda Diario e arrivando a 4 milioni di di accessi i 30 giorni. Ora ci poniamo fianco a fianco con tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, donne, neri, giovani e minoranze sessuali che odiano a Bolsonaro e desiderano sconfiggerlo nelle urne votando Haddad.

Il MRT lo fa senza dare alcun appoggio alla politica del PT o alla sua strategia elettorale di stringere patti con partiti capitalisti, golpisti e pro-austerità che ora si presentano come “democratici”. Oggi, davanti all’eccezionalità di queste elezioni brutalmente manipolate, che favoriscono l’ascesa dell’autoritarismo erede della dittatura che vuole di fatto imporre una svolta reazionaria al regime, accompagniamo l’odio e la volontà di lotta contro Bolsonaro, votando criticamente a Haddad, con l’obiettivo che consideriamo il compito centrale di tutti i lavoratori e giovani più coscienti, cioè aiutare a condurre questo odio sull’unico terreno dove possiamo trionfare: la lotta di classe perché siano i capitalisti a pagare la crisi.

MRT – Movimento Revolucionário de Trabalhadores

Traduzione da Izquierda Diario

Giornale militante online fondato nell'aprile 2017.
Sito informativo della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR).