In occasione della mobilitazione convocata oggi dalla CGT (importante sindacato francese) a Parigi, militanti e delegati di questa sigla hanno lanciato un appello per unirsi alla lotta del movimento dei Gilet Gialli: lo riproduciamo di seguito tradotto in italiano.


Uno spirito battagliero si è sparso per tutto il paese, la rabbia contro il carovita, contro l’ingiustizia della politica fiscale e contro il presidente Macron – e il movimento dei gilet gialli è il cuore di questa rabbia. Se abbiamo avuto alcune riserve sul movimento al principio (sul suo programma, i suoi limiti, sulla sua concetrazione sulla questione della tassa sul carburante, e la sua relazione con l’estrema destra), ora non c’è dubbio che questo sia un movimento popolare di scontento generalizzato che va molto oltre gli stretti margini della questione dell’aumento della tassa sul carburante, e non ha nulla a che fare con l’estrema destra, anche se quest’ultima sogna di prendere controllo del movimento.

Tra i gilet gialli ci sono nostri colleghi, nostri amici, nostri vicini. Spesso sono lavoratori precari, che vivono fuori dalle città metropolitana, titolari di piccole attività o disoccupati, lavoratori che non riescono ad arrivare a fine mese, come molti di noi. Non siamo riusciti a far organizzare questi lavoratori nei nostri sindacati, e sicuramente siamo stati incapaci di coinvolgerli nelle nostre lotte quotidiani, attorno ai nostri slogan tradizionali: ciò dovrebbe farci riflettere.

Né la CGT né noi stessi – militanti di base – dovremmo chiudere gli occhi di fronte alle mobilitazioni sociali. Dobbiamo affrontare la realtà: il movimento ha già superato i blocchi iniziali, ma dovrebbe espandersi tramite i nostri metodi, i metodi dello sciopero, e le nostre rivendicazioni: aumento del salario minimo, delle pensioni e dei premi, insieme alla reintroduzione della tassa sul patrimonio per i padroni e tutti i ricchi; queste risorse dovrebbero essere utilizzate per realizzare servizi pubblici con un alto standard.

Se ci tra i gilet gialli a ragione c’è sfiducia verso i sindacati, alcuni tra loro hanno iniziato a realizzare che, per bloccare l’economia del paese e far battere in ritirata Macron, organizzare blocchi stradali e manifestazioni non è sufficiente; dobbiamo iniziare a chiedere il sostegno politico delle organizzazioni a livello locale, territoriale.

La nostra Confederazione è a un bivio. O la CGT dà le spalle a questo movimento e alla maggioranza di lavoratori che lo compone, cosa che senza dubbio approfondirà la crisi del movimento sindacale come lo conosciamo e spianerà la strada all’estrema destra per incanalare lo scontento degli strati inferiori della classe lavoratrice; oppure la CGT può ricercare la convergenza con gli altri settori della classe lavoratrice per ottenere il famoso “Tous ensemble!” (“tutti insieme”) che rimane nella nostra memoria collettiva dopo l’ondata di scioperi del 1995, così che il movimento operaio assuma la leadership del movimento e ribalti i rapporti di forza.

Come abbiamo già fatto in alcune strutture della CGT, sobbiamo partecipare nelle mobilitazioni in corso e cercare la convergenza tra i settori della classe lavoratrice, non solo nei discorsi ma nell’organizzazione reale. Abbiamo sì bisogno di stare al fianco dei gilet gialli, ma come primo passo verso un cambiamento nei rapporti di forza, e convocando una prima giornata di sciopero generale il 14 dicembre, con la prospettiva di uno sciopero a tempo indefinito come unico modo per far dimettere Macron.

 

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.