Dopo la caduta del Governo Rajoy, nel Giugno 2018, la guida dello Stato spagnolo è stata affidata a Pedro Sánchez. La virata politica della borghesia spagnola – che passa dall’ala destra del democristiano PP all’ala “socialdemocratico-borghese” del PSOE – avviene in seguito alla crisi in Catalogna ed al caso Gürtel, ennesimo episodio di corruzione che ha colpito il PartitoPopolare, seguito da una mozione di sfiducia vittoriosa in Parlamento. Il “Democratico” Sánchez viene incaricato dal Re come Capo del Governo, ma la tenuta del nuovo esecutivo a guida PSOE non si è basata su una solida maggioranza, bensì su un continuum di alleanze e precari compromessi (con lo stesso Partito Popolare). Per un partito anti-capitalista rivoluzionario e con solide radici tra i lavoratori salariati, una crisi parlamentare avrebbe potuto rappresentare un’occasione d’oro per imporre un’agenda di anti-capitalista tramite la mobilitazione; questa non è stata l’ottica della formazione neo-riformista Podemos, che come in occasione della crisi catalana, in autunno si è fatto garante della stabilità fornendo appoggio esterno a Sanchez. Questo, in cambio una serie di concessioni progressiste le quali  – con buona pace dell’entusiasmo che ha contagiato molti anche in Italia, dopo l’intervista a Pablo Echnique sul Manifesto – segnano tuttavia un arretramento da parte del partito di Iglesias, sul suo stesso terreno riformista, come mostra l’articolo che qui vi presentiamo.


I grandi media hanno già raccontato di tutto ciò che Podemos ha strappato al PSOE. Bisogna sapere, ora, che cosa è stato messo in ballo. La politica di austerità e il retaggio degli aggiustamenti riformisti, continueranno.

L’11 Ottobre, l’accordo raggiunto tra il PSOE e Podemos è stato reso pubblico per cercare di garantire la vitalità del governo di Pedro Sánchez fino al 2020. Il punto chiave di ciò sarebbe stato il sostegno della formazione viola ai bilanci del 2019 e ad altri emendamenti legislativi.

Resta da vedere se l’accordo riuscirà ad andare avanti in Parlamento, visto il rifiuto di parte del movimento indipendentista catalano di fornire qualsiasi supporto, mentre Sanchez continua imperterrito [l’articolo è di Ottobre, il governo del PSOE ha varato la finanziaria in queste settimane].
Ma che si tratti di una politica reale o di una lunga pre-campagna per i generali, il patto è un’intera “tabella di marcia” dei due principali partiti della nuova svolta progressista.

Diverse misure annunciate hanno suscitato grande consenso, affrontando questioni come l’aumento del salario minimo a 900 euro, l’aumento degli importi destinati allo sviluppo della Legge sulla Dipendenza o l’aumento delle pensioni secondo l’IPC previsto (previsione di inflazione, una sorta di “scala mobile pensionistica”, ndt).

Il corpo del testo è stato presentato, sia da Iglesias che da Sánchez, come un profondo cambiamento sociale. Tuttavia, l’accordo rifiuta di rimettere in discussione la politica di austerità fiscale imposta da Bruxelles – che verrà presentata ugualmente per l’approvazione – né l’eredità fondamentale delle controriforme sociali imposte dai governi di Zapatero e Rajoy dall’inizio della crisi (che resteranno dunque intatte, similmente alle controriforme sul lavoro del governo Renzi in Italia, ndt).

Offrono (Podemos e PSOE, ndt) una serie di misure che saranno ben accolte tra i settori popolari e, in particolare, tra quelli più duramente colpiti dalla crisi, ma pongono un velo su tutto ciò che non verrà toccato, anche se è stato parte dei programmi elettorali e delle promesse di entrambe le formazioni prima della mozione di censura di giugno ([1]La mozione di censura a Rajoy, ex Capo del Governo Spagnolo, fu un gesto simbolico, senza reali possibilità di prosperare, ma con l’obiettivo di postulare un possibile governo di Podemos-PSOE come sostituto all’interno del regime in caso di aggravamento della crisi politica o verso la successiva legislatura, presentato a Giugno 2018, ndt).

Nessun membro del PSOE potrà stupirsi a tutto ciò. La novità è che Podemos può accettare di scambiare piccole concessioni, che non arrivano neanche minimamente a risolvere i grandi problemi sociali, le richieste che sono state al centro delle rivendicazioni sociali di 15M( 15 Maggio 2011 [2], movimento giovanile che mise in risalto vari problemi sociali, come disoccupazione, diritto allo studio, insicurezza del lavoro etc…, ndt), del movimento operaio, dei pensionati o del movimento delle donne.
Esaminiamo i cinque principali blocchi di misure annunciati.

Il Salario Minimo (SMI) a 900 in cambio di non abrogare la riforma del lavoro:
Quindi, ad esempio, la principale misura di lavoro dell’accordo sarebbe l’aumento della SMI a 900 euro.
Un aumento molto più alto del solito, ma inferiore ai 1.000 euro che Sanchez aveva promesso nel mese di luglio. Questo aumento andrà a beneficio di poco più di mezzo milione di persone, compresi i lavoratori coperti dallo statuto dei lavoratori e coloro che ricevono benefici legati a questo indicatore. Buone notizie che non possono essere usate però per nascondere il fatto che le riforme del lavoro di Zapatero – che hanno abbassato il licenziamento – e quelle di Rajoy – il principale strumento di svalutazione dei salari – continueranno a essere fondamentali.
Ciononostante, se c’è qualcosa su cui la Troika ha insistito è proprio sul rivendicare le riforme del lavoro del PP e del PSOE e, anzi, chiedendone di nuove che continuino a stringere la cinghia ai lavoratori. L’accordo protegge, quindi, almeno fino al 2020, il modello di precarietà e di miseria del mercato del lavoro spagnolo.

Aumentare le pensioni nel 2019 in cambio di non mettere in discussione la pensione di Zapatero e la non indicizzazione per legge all’IPC:
Qualcosa di simile accade con l’annunciato aumento delle pensioni. Queste aumenteranno in generale dell’1,6% e quelle minime del 3%. Sarebbero quindi rivalutate secondo le previsioni di inflazione per quest’anno. Si potrebbe chiedere a qualcuno che paga l’affitto, l’elettricità, l’acqua, il telefono, il cibo … se ritiene che i prezzi quest’anno siano aumentati anch’essi dell’1,6%. Ma anche se così fosse, l’accordo che viene tralasciato è  proprio la principale rivendicazione per le maree dei pensionati: 1) abrogare la controriforma delle pensioni del 2010 – che ha innalzato l’età pensionabile a 67 anni – e quella del 2013 -che si è conclusa con l’indicizzazione automatica all’IPC-.

In questo modo, sebbene nel 2019 non si perderà il potere d’acquisto – se crediamo che l’IPC reale sia a 1,6% -, si rifiuta di ristabilire l’accordo per legge, per non parlare di recuperare la perdita di potere di acquisto degli ultimi cinque anni. Proprio questo punto dell’eredità di Rajoy è stato quello che la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale hanno notato, pochi giorni fa, che non potevano essere toccati.

Un aumento delle imposte sul reddito e del patrimonio netto in cambio del mantenimento dell’articolo 135:
In materia di bilancio vi è l’impegno ad aumentare diversi elementi sensibili, come la dipendenza, l’istruzione e l’alloggio, ma in tutti i casi, lungi dall’invertire i tagli accumulati in otto anni di aggiustamento fiscale. Così, per esempio, una rivendicazione centrale del movimento studentesco, la gratuità dell’istruzione pubblica, è sostituita dall’impegno per la “riduzione significativa” delle tasse universitarie, senza specificare quanto (in alcune comunità queste sono aumentate di circa il 100% dal 2008, molto di più se parliamo di master).

Il problema di fondo è che tutti questi elementi sono ancora condizionati dal pagamento del debito e dei suoi interessi, e dalla determinazione di mettere questi impegni finanziari sopra qualsiasi altro elemento: il famoso articolo 135 della Costituzione continuerà con l’accettazione, questa volta, da Podemos. Sono incluse anche le proposte contro la SICAV, i beneficiari del condono fiscale – che il PSOE continua a coprire – o il fatto che l’IBEX35 paga a malapena il 5% delle tasse. Tutto questo in cambio di cosa? Un aumento tra il 2 e il 4% per le sezioni più alte dell’IRPF e un ridicolo 1% dell’imposta sulle attività superiori a 10 milioni di euro. È davvero impossibile che saltino fuori i numeri almeno per recuperare tutto ciò che è stato perso.

Cosa resta della Datio in Solutum [3] o del mettere le mani sui pacchetti immobiliari delle banche?
In termini di mercato immobiliare, oltre a un aumento del bilancio, è stato concordato di dare ai comuni la possibilità di dichiarare alcune aree come “mercato saturo” per attuare misure contro l’aumento degli affitti. Resta da vedere, ancora una volta, in cosa consisteranno queste misure e come saranno in grado di invertire gli aumenti accumulati del 30% e del 40% degli affitti in città come Madrid o Barcellona negli ultimi due anni. Ma senza prendere alcuna misura contro gli speculatori – le banche e i grandi palazzinari, che stanno vivendo il loro “agosto” con il mercato degli affitti -, come la loro espropriazione e la messa sotto controllo pubblico, è quasi impossibile frenare la principale causa di sfratto al momento. D’altra parte, queste misure sono accettate in cambio di non applicare la dazione in pagamento (Datio in Solutum, ndt) e il resto delle misure difese dal movimento delle persone colpite dai mutui, che continuano a subire ogni giorno le angherie giudiziarie e di polizia.

L’agenda delle donne … continuerà ad essere una rivendicazione nelle manifestazioni di questo 8M:
Per essersi venduto come un governo femminista, in questa materia è sorprendente come molte delle richieste del movimento delle donne siano ignorate. PSOE e Podemos hanno concordato di eliminare la differenza tra abuso e violenza sessuale, sulla base del caso di Pamplona.
Ma si rifiutano di prendere qualsiasi misura sostanziale contro una giustizia patriarcale che ha dimostrato che non ha bisogno di leggi “migliori”, ma è piena di giudici e pubblici ministeri che mettono in ridicolo le vittime della violenza sessista, incolpano le donne stuprate e quando lasciano il Congresso in Colombia amano animare i loro festini con i minorenni; lo stesso ministro della giustizia ne era a conoscenza.

In materia di lavoro, il congedo di maternità e paternità è equiparato, una misura progressista e richiesta, ma la consacrazione del quadro lavorativo, basato sulle controriformhe che non vogliono abrogare, continuerà a lasciare la maggioranza delle donne lavoratrici come la principale vittima dei contratti spazzatura, di sfruttamento e della mancanza di diritti fondamentali sindacali e del lavoro. Lo scorso 6 Ottobre, a Gijón, l’incontro Statale delle Donne ha di nuovo richiamato lo sciopero femminista per i prossimi 8 mesi. Le richieste del 2018 risuoneranno nel 2019, poiché la maggior parte di queste è al di fuori dell’accordo tra il PSOE e Podemos.

Podemos si impegna a essere il ministro senza portafoglio di un governo della svolta progressiva:
L’accordo suppone che Podemos può convertirsi in una specie di “ministro senza portafoglio” del governo Sánchez. Non entreremo in questo articolo sulle altre questioni che sono di fatto accettate dal governo del PSOE e che sono state lasciate fuori dall’accordo, come l’abrogazione della legge bavaglio, la politica di immigrazione razzista o la sua posizione contro il movimento democratico catalano. Senza andare oltre lo stesso giorno in cui sono stati presentati i budget del 2019 da Moncloa(sede di Madrid del Governo spagnolo, ndt), il Parlamento di Catalogna è stato nuovamente minacciato di nuove misure legali per aver approvato, con tutta legittimità, una risoluzione in cui Felipe VI è stato criticato per il suo discorso del “un per loro “[4] del 3-O e della fine della monarchia.

Dal momento che Podemos presenta questo accordo come qualcosa di “storico” che mostra che “è possibile” ottenere cambiamenti dalle istituzioni e negoziare con il PSOE, vogliono convincerci che questo è il massimo che può essere raggiunto oggi “a poco a poco”. Il problema è che la politica di Iglesias e del suo team è quella di accontentarsi di alcune piccole modifiche, contribuendo allo smantellamento e al sostegno del governo del PSOE, e in questo modo di provare a ridare ossigeno al progetto di rigenerazione del Regime del 78 con una patina progressista. Ma se questo regime è ancora in piedi, ciò che è garantito oggi, sarà certamente tolto domani, e questo lo sappiamo già dall’esperienza con i precedenti governi del PSOE. Sicuramente Podemos è passata dal fare affidamento sul “no, non ci rappresenti” del 15M, che metteva in discussione la svolta bipartisan che essenzialmente applicava le stesse politiche, al farne parte, in un nuovo sistema di partiti a quattro. Dal parlare di rompere le “serrature del 78”, alla semplice ricerca di una riforma estetica del regime.

Di fronte a questa integrazione del nuovo riformismo, che è anche accompagnato dal vecchio-IU e con il sostegno della burocrazia sindacale, è possibile opporsi alla sinistra anticapitalista e alla sinistra sociale e sindacale che hanno una politica che intende combattere per quello che Podemos ha definitivamente abbandonato. Combattere per un programma che risolva veramente i gravi problemi di precarietà, disoccupazione, violenza e discriminazione di genere, alloggio o servizi pubblici, tra gli altri. Per l’abrogazione delle riforme del lavoro, la fine della precarietà e della povertà salariale, per pensioni dignitose e che mantengano il potere d’acquisto, per il non pagamento del debito e delle tasse alle grandi aziende e per le ingenti somme per finanziare adeguatamente la salute, l’educazione e i servizi pubblici, per porre fine alla casta giudiziaria patriarcale e repressiva, alle leggi liberticide, etc…

Un programma che nessun governo di questo regime intende portare avanti, e che quindi deve essere parte della lotta contro di esso. Per imporre, da una grande mobilitazione sociale, l’istanza più democratica possibile in una democrazia rappresentativa: assemblee costituenti che non dovrebbero rispondere a nessuna delle sue istituzioni – né all’attuale Parlamento, né al Senato, né alla Magistratura, né alla Corona – dove si potrebbe realmente discutere liberamente e sovranamente su tutte queste misure, insieme alle richieste democratiche di cui il PSOE è nemico, al pari del PP, del Cs, del Vox o dell Re: come il diritto all’autodeterminazione e alla fine della monarchia.
Le forze per farlo non le abbiamo in Parlamento, dove i 71 deputati di Unidos Podemos hanno già deciso che faranno parte della banca blu di Moncloa.

Dobbiamo cercarli nella lotta dei pensionati, del movimento delle donne, dei movimenti per gli alloggi e contro gli sfratti, della gioventù studentesca e delle lotte operaie contro la precarietà che si sta diffondendo e che è necessario circondare con la solidarietà, e cercare il loro coordinamento.
Esattamente tutti quei settori sociali in lotta che, sebbene oggi possano vedere con simpatia l’annuncio di alcune delle misure parziali incluse nell’accordo di governabilità, vedranno le loro aspettative deluse una volta che ne conosceranno l’impronta.

Traduzione ed introduzione a cura di Michele Sisto
Fonte: laizquierdadiario.com/Acuerdos-PSOE-Podemos-la-letra-pequena-aparca-las-demandas-de-pensionistas-mujeres-y-trabajadores

Approfondimenti:
[1] https://www.laizquierdadiario.com/La-mocion-de-censura-a-Rajoy-y-la-estrategia-moderada-de-Podemos
[2] https://www.laizquierdadiario.com/6-anos-despues-del-15M-la-juventud-tiene-que-tomar-las-calles
[3] https://es.wikipedia.org/wiki/Daci%C3%B3n_en_pago
[4] https://www.laizquierdadiario.com/El-a-por-ellos-arriba-a-les-escoles-catalanes-vuit-professors-investigats-per-incitacio-a-l-odi

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.