Il dibattito politico quotidiano può metterci in difficoltà con la sua marea di luoghi comuni, fake news, pregiudizi e posizioni nazionaliste e anti-operaie diffusissime anche tra gli sfruttati stessi. Per questo, ripubblichiamo il “prontuario” in 10 punti elaborato dai compagni di Marxpedia, così da avere diversi spunti tramite i quali potere più facilmente portare la discussione al livello economico, politico, sistemico nel quale ha origine il razzismo di oggi: così da poter indicare più facilmente l’origine di questo razzismo nella divisione in classi sociali, nello sfruttamento e nel supersfruttamento degli “inferiori”, nel saccheggio (post)coloniale.


1. E’ vero che in Italia ci sono tanti immigrati?

Il dato principale che si considera per calcolare quanti sono  gli immigrati in Italia  e in Europa è  quello della popolazione straniera residente, che include tutti coloro che risiedono in un paese ma hanno cittadinanza di un altro. La popolazione italiana ha superato i 60 milioni nel 2018, a fronte di circa 5 milioni di stranieri (di cui circa il 40% proveniente da paesi UE).  Tuttavia il dato fornito non comprende la componente più instabile dei flussi migratori,  ossia  i migranti e richiedenti asilo. Sono 20.000 gli stranieri giunti in Italia nel 2018, con un flusso che va da 4.9 milioni nel 2013 a 5,1 milioni nel 2017. Di fatto gli stranieri giunti in Italia non vi sono rimasti. La motivazione principale pare sia il transito verso altre  destinazioni europee.

2. E’ vero che in Italia ci sono troppi immigrati?

I dati prima citati ci indicano  che gli stranieri in Italia sono l’8,3%. In confronto agli  altri  paesi europei, nel 2017 l’Austria è il paese con la maggiore incidenza di persone residenti e nate in uno stato estero (18,8%), seguita da Svezia (17,8%), Irlanda  (16,6%),  Belgio  (16,5%), Germania (14,7%). In alcuni dei paesi citati esiste anche lo ius soli, che abbassa le percentuali rilevate. In Italia l’aumento totale di residenti nel 2017 è stato dello 0,4%, circa 20 mila unità di cui 660 extracomunitari.

Nel 2016 sono state presentate inoltre 1,2 milioni di domande di protezione di cui più del 75% sono state presentate in tre paesi: Germania (745 mila), Italia (122 mila) e Francia (84 mila). La Germania ha accettato il 59% delle richieste, mentre l’Italia il 13,6 %, una percentuale molto ridotta se confrontata con il 40% di media europea.

3. E’ vero che gli immigrati sono pagati per non lavorare?

Un mito purtroppo diffuso vedrebbe gli immigrati destinatari di oltre 30 € al giorno per risiedere nei centri di accoglienza. In realtà il Viminale stanzia i fondi agli enti, non ai richiedenti asilo. Ai migranti spetta solo un pocket money di 2,50 euro al giorno. Il resto serve a pagare strutture, operatori, costi indiretti (Il Sole 24 ore, 04.06.2018). Infatti il sistema dell’immigrazione  ha  anche  creato  un  circuito  virtuoso  di  occupazione, come fotografano i numeri della rete Sprar del 2017: oltre  1.800 comuni coinvolti, 37 mila migranti accolti, più di 2 mila famiglie ospitate, 4.500 minori stranieri presi in carico, oltre a corsi di italiano, tirocini formativi e oltre quattromila richiedenti asilo che hanno trovato un lavoro. Facendo un  confronto con la Germania notiamo che il governo tedesco  spende 32  euro al  giorno  con dei pocket money di circa 130 € al mese contro i 77€ del governo italiano.

4. E’ vero che gli immigrati ci rubano il lavoro?

L’ Istat rivela che per molti immigrati l’Italia rimane un paese di transito, con solo il 53% presente sul nostro territorio al 1 gennaio 2017 dei migranti giunti in Italia nel 2012. Chi resta,  riesce a inserirsi  nel  nostro tessuto economico solo tramite lavori non qualificati. Secondo i dati raccolti dalla Caritas (2016) un migrante su 3 (il 36,5% del totale) accetta lavori umili, generalmente sottopagati. Gli italiani che svolgono le stesse mansioni non raggiungono invece l’8%. Sempre secondo lo stesso rapporto, la retribuzione media mensile dichiarata dagli occupati italiani è di 1.356 euro mentre quella  degli stranieri scende a 965 euro (30% in meno).

Eppure gli immigrati producono quasi il 9% del Pil nazionale, pari a 127 miliardi di euro (dati 2015). In definitiva quindi, meno del 5% degli immigrati svolge un lavoro per cui è qualificato. Sono quindi anch’essi vittime dello stesso mercato del lavoro instabile e precario che spinge molti italiani a emigrare all’estero, con la differenza che non esiste lo status di clandestino per gli italiano che emigrano all’estero per cercare lavoro.

5. E’ vero che gli immigrati ci rubano le case?

I parametri presi in esame per  l’assegnazione  delle case sono il reddito, il numero di componenti della famiglia se superiore a 5, l’età ed eventuali disabilità. Gli immigrati di solito sono svantaggiati perché giovani, in buona salute e con piccoli gruppi famigliari (poiché non ricongiunti): unica eccezione, il reddito. Dai dati relativi alle dichiarazioni 2016, si ricava che mediamente un contribuente straniero dichiara 13 mila euro annui, contro i 21 mila degli italiani. Alcuni comuni hanno inoltre inserito tra i requisiti la residenza in Italia (talvolta pari ad almeno 5 anni e per alcuni  comuni del Veneto addirittura 10).

Federcasa ha calcolato la presenza di 142mila stranieri “extracomunitari” su due milioni di inquilini totali (7 per cento). Persone che non hanno una rete di appoggi e familiari cui normalmente rivolgersi. E ciò a fronte di circa 7 milioni  di locali sfitti (Ansa, 2016).

6. E’ vero che gli immigrati sono di una razza diversa dalla nostra?

La scienza ha smentito l’esistenza delle razze. Non divide gli esseri umani in specie diverse perché sono tutti fertili tra loro: non c’è nessuna barriera biologica che impedisca la nascita di un figlio tra un uomo asiatico e una donna europea o tra una donna africana ed un uomo sudamericano etc etc. La specie umana è una sola proprio per questo motivo. Inoltre tutti gli esseri umani condividono il 99.5% dello stesso genoma, con lo 0.5% di differenza ad indicare geni che esprimono caratteri esteriori ma ininfluenti come colore dei capelli, della pelle, degli occhi e alcuni tratti del volto.

7. Ma è vero che gli immigrati stuprano le nostre donne?

Secondo i dati del Ministero degli Interni non è così (dati più recenti al 2017). Nel 2017 sono state uccise in Italia 1740 donne di cui il 71% in casa, da italianissimi familiari o conoscenti. Di oltre 2330 denunce per molestie, solo il 4.3% riguarderebbe stranieri. Stampa, tv e molti siti internet spesso non dicono che le vittime di questi stranieri sono donne straniere. Diversa è invece la percezione: per ogni crimine commesso da uno straniero, i giornali e tv ci informano subito della provenienza dell’aggressore. Siamo così portati a pensare che solo gli immigrati commettano reati contro le donne. La realtà è ben altra: questo sistema economico è maschilista ed esercita sulla donna molte forme diverse di violenza: sessuale, fisica, psicologica. Bisogna combattere questo maschilismo insieme al sistema che lo genera.

8. Ma allora gli immigrati chi sono?

Sono lavoratori e lavoratrici come noi, ragazzi, bambini, adulti, donne e uomini che scappano da miseria e guerre. La politica delle quote (il numero di immigrati per stato cui è concesso l’ingresso nel paese ospite) serve agli industriali e al governo a controllare il più possibile chi può lavorare con salari da fame e chi “non serve”. E’ una moderna tratta degli schiavi, regolata dal sistema delle quote. Non sono gli immigrati la causa della guerra in Siria da cui scappano o dello sfruttamento del continente africano, bensì le vittime. Una volta arrivati qui, sono lavoratori esattamente come chiunque altro. E come chiunque altro vengono sfruttati tutti i giorni.

9. Ma se non è colpa loro, con chi me la devo prendere?

Questo sistema, il capitalismo, è in crisi. Non può esistere senza guerra e disoccupazione e genera costantemente legioni di profughi che scappano per sopravvivere. I responsabili sono gli industriali e i governi che ne hanno difeso gli interessi in questi ultimi decenni, di centrodestra, centrosinistra ed anche giallo-verde, come l’attuale governo. Loro hanno contribuito alle guerre, per poter fare affari (ad esempio, in Medio Oriente). Hanno legato il permesso di soggiorno al contratto di lavoro, creando povertà e irregolarità (se non hai un lavoro, sei un criminale, legge Bossi Fini). Hanno creato i CIE, di fatto dei lager (Centri di Identificazione ed Espulsione, Legge Turco Napolitano e Bossi Fini). La disoccupazione, i bassi salari, la mancanza di futuro per i nostri figli non sono causate dalla fetta di torta che, dicono, l’immigrato ti ruberebbe ma da chi ruba tutta la torta.

10. Ma allora non sarebbe meglio unire le forze?

Se noi lavoratori e lavoratrici potessimo far funzionare direttamente uffici, fabbriche, trasporti e lavori pubblici per le necessità della società stessa e non per le leggi del mercato, vi sarebbe lavoro per tutti. Nessuno sarebbe disposto a lavorare per una paga inferiore, abbassando gli stipendi di tutti, né alcun posto verrebbe “tagliato” per una “contrazione” di mercato. Nessuno guadagnerebbe dieci o venti volte più degli altri. La retorica del razzismo serve solo a dividere chi lavora, mentre gli industriali fanno alti guadagni. E’ necessario sconfiggere tale retorica, unendo lavoratori italiani ed immigrati in una piattaforma di lotta che cancelli tanto le leggi discriminatorie contro gli immigrati quanto quelle che precarizzano il lavoro o cancellano il diritto alla pensione. L’una lotta non ha valore senza l’altra.

La Voce delle Lotte ospita i contributi politici, le cronache, le corrispondenze di centinaia compagni e compagne dall'Italia e dall'estero, così come una selezione di materiali della Rete Internazionale di giornali online La Izquierda Diario, di cui facciamo parte.