Stati Uniti. Una campagna populista-progressista dentro il Democratic Party non farà avanzare di un passo sfruttati e oppressi americani verso il socialismo e verso un partito rivoluzionario dei lavoratori: perché? Ce lo spiegano i compagni statunitensi di Left Voice in un articolo incluso nell’ultimo numero cartaceo, appena uscito.


La rivista Jacobin ed i ‘Democratic Socialists of America’ (DSA) raccolti intorno al gruppo ‘The Call’ stanno proponendo1 un endorsement anticipato per la candidatura a presidente di Bernie Sanders nelle elezioni del 2020. Costoro vogliono anche che i DSA diano la priorità a questa campagna elettorale rispetto a tutte le altre attività.

Nei mesi scorsi, Jacobin ha raddoppiato gli sforzi per promuovere e sostenere il senatore del Vermont nella sua eventuale corsa allo Studio Ovale. “Ascolta il tuo cuore… Bernie dovrebbe correre per la presidenza”, si può leggere in un articolo intitolato “Corri, Bernie, corri”, pubblicato il 12 dicembre nella rivista di centro-sinistra.

La maggioranza dei sostenitori di Bernie sono votanti Democratici di idee liberal che non vedono la necessità il capitalismo sia superato, ma riconoscono le profonde disuguaglianze ed altre conseguenze del neoliberismo come un problema urgente. Per questo raggruppamento di persone – che potrebbero pienamente concordare con la piattaforma socialdemocratica di Sanders – portare Bernie alla Casa Bianca potrebbe essere l’unico obiettivo. Quest’articolo è incentrato sulla messa in discussione della politica di quei socialisti che, pur coscienti delle carenze della piattaforma progressista di Sanders, sostengono un endorsement di quest’ultimo per la presidenza.

All’interno del milieu socialista, coloro che propongono di costruire una campagna per ‘Bernie 2020’ avanzano due argomenti principali: in primis, che la campagna per Sanders sarebbe “il miglior mezzo disponibile per accrescere la coscienza di classe dei lavoratori“, ed in secundis, che c’è una lotta all’interno del Democratic Party tra un’ala progressista ed una vicina alle corporations, e che noi socialisti dobbiamo prender parte in quella lotta.

Vediamo il primo argomento. Una campagna per Sanders è la via migliore per “accrescere la coscienza di classe dei lavoratori”? La sua eventuale corsa per la presidenza all’interno del Democratic Party è un mezzo per aumentare “la coscienza” da parte dei lavoratori “del loro proprio potere”?

Per acquisire coscienza di classe, i lavoratori devono divenire consapevoli di appartenere, loro tutti, alla stessa classe e di condividere un interesse comune. La coscienza operaia include anche la presa di consapevolezza del proprio potere e la comprensione che coloro che ci sfruttano sono anch’essi uniti in una classe da un medesimo interesse. Manca solo un passo in più per riconoscere che questa classe ha in mano le redini delle istituzioni dello Stato, il sistema giudiziario-legale ed il governo.

Pertanto, è curioso l’argomento per cui la campagna per Sanders sarebbe il “miglior mezzo disponibile” per incrementare la coscienza dei lavoratori. Come molti hanno fatto notare, un programma elettorale che rifletta le esigenze dei più oppressi può essere relativamente efficace nella critica senza riguardi alle istituzioni della società capitalistica: la ridicolmente antidemocratica Corte Suprema che decide della sorte di milioni, il carattere intrinsecamente razzista della polizia, la predisposizione ultraconservatrice del Senato, le “porte girevoli” al Congresso, etcetera. Ma perché questo programma sia motivo di avanzamento della coscienza dei lavoratori, deve essere anticapitalista, audace e senza compromessi. Parliamo chiaro: nell’eventualità del sostegno alla candidatura di Sanders, i DSA fornirebbero “fanteria” di prima linea per la sua campagna con scarsa o nulla influenza sul contenuto della sua piattaforma.

Oltre a ciò, è un errore considerare le elezioni come l’unica via per l’avanzamento della coscienza dei lavoratori. La lotta di classe (nelle sue varie forme) può giocare un ruolo preminente in questo processo: i lavoratori diventano più consapevoli della propria forza e riconoscono più chiaramente i propri nemici attraverso la lotta sul posto di lavoro, l’esperienza di uno sciopero od attraverso campagne con carattere di classe come l’organizzazione contro la violenza poliziesca o gli sfratti. I socialisti ed i rivoluzionari coinvolti in queste esperienze possono giocare un ruolo vitale e catalizzatore, traendo i debiti insegnamenti delle lotte contro i padroni e i rappresentanti dello Stato.

 

Il Democratic Party: mettiamo le cose in chiaro, di nuovo

Il problema più grave con la campagna ‘Bernie 2020’ è che Bernie correrà per il Democratic Party. (Se qualcuno ritiene ancora che Sanders sia un indipendente, la sua uscita sulle riforme di cui il Democratic Party ha bisogno mostra che egli è schiettamente posizionato al suo interno.) Dunque, quale tipo di coscienza operaia accrescerà una tale campagna? Invece di incoraggiare i lavoratori a costruire ed aver fiducia nella propria forza, se le organizzazioni socialiste come i DSA sostengono la corsa Democratica di Sanders, ciò lancerà il messaggio che il veicolo per il raggiungimento dei nostri scopi è, in effetti, il Democratic Party. Sanders stesso lo afferma chiaramente. Nella sua intervista con Daniel Denvir per il podcast di Jacobin, ha sottolineato che “Ci potranno essere eccezioni alla norma qui o là nel paese, ma bisogna agire entro il Democratic Party”.

E’ ora acquisizione comune nella sinistra che il Democratic Party sia storicamente stato un cartello politico che ha lavorato per boicottare i progetti socialisti e demolire movimenti sociali, garantendo i profitti dei capitalisti e promuovendo l’imperialismo all’estero. Ha cooptato efficacemente forze sociali non contenibili, dal movimento per i diritti civili negli anni Sessanta a quello per i diritti degli immigrati nei primi 2000. Corrispondentemente, è stato ad un momento di profonda crisi e di disillusione nel Democratic Party – quando si è mostrato incapace di prevenire l’ascesa di Donald Trump al potere – che i DSA e le altre organizzazioni della sinistra sono cresciute nel modo più notevole.

La crisi del Democratic Party è l’inevitabile esito di un lungo processo. Come primi alfieri del neoliberismo, i Democratici si sono spostati verso destra negli ultimi tre decenni. Sebbene il presidente Carter abbia inaugurato la svolta a destra, fu Clinton a sposare entusiasticamente il neoliberismo negli anni ’90. Il carattere estremamente antidemocratico del sistema elettorale statunitense permise ad entrambi i partiti del capitale di alternarsi al potere incontestati. Democratici e Repubblicani, facendo affidamento su quote sempre più basse di votanti e sulla garanzia data dall’uninominale secco, continuarono a spostarsi a destra. Ma il terreno sotto i loro piedi è divenuto sempre più franoso. All’altezza del 2016, il Democratic Party si era sconnesso da larga parte della propria base tradizionale – che è generalmente più urbanizzata e “working-class” che quella repubblicana.

Il Democratic Party è ancora in seri guai, ma sta facendo concreti passi per rinnovare la propria immagine. La nuova generazione degli “insurgent Democrats”, guidata da gruppi progressisti come ‘Indivisible’, ‘Justice Democrats’ e ‘Brand New Congress’ sono un momento centrale di questo sforzo. I nuovi figuranti stanno immettendo nuova linfa nel partito, come Sanders fece nel 2016 ed infine farà nel 2019-20, mentre leader inamovibili come i senatori Nancy Pelosi e Chuck Schumer muovono le redini del partito, spuntano le istanze radicali dalle politiche sull’immigrazione o sull’assistenza sanitaria e continuano a pilotare le politiche lungo il centro dello spettro politico.

Quindi quando sento che mobilitarsi per un Democratico progressista è il miglior mezzo per l’avanzamento della politica della classe lavoratrice, non posso se non pensare che l’immaginazione dei socialisti americani sia estremamente limitata. Non vi è una moltitudine di istanze della classe lavoratrice che i socialisti possono assumere a propria battaglia principale nei due anni a venire? Anche nel regno della politica legata alle elezioni, non vi è un numero rilevante di socialisti la cui corsa per posizioni nelle legislature locali è credibile, o addirittura per il Congresso, anche se una vittoria vi è meno probabile?

Scrivendo per ‘The Call’, Robbie Nelson afferma che, lungo la linea dell’endorsement e di ‘Bernie 2020’, “possiamo lanciare in maniera convincente il messaggio a milioni di sostenitori di Sanders che il miglior modo di portare realmente avanti una political revolution2 sia diventare attivi in organizzazioni socialiste, sindacati e movimenti sociali organizzati dal basso”. E’ questo il caso? Mettere centinaia – o perfino migliaia – di persone al lavoro per il porta a porta, le telefonate e la registrazione dei votanti per il Democratic Party è difficilmente un’attività che li aiuterà a muoversi nella direzione della rottura con i vicoli ciechi della politica borghese o che ritaglierà uno spazio per il crescente movimento socialista negli Stati Uniti. Porterà solamente nuovi giovani socialisti nei ranghi del Democratic Party.

Già a metà 2018, ‘The Call’ capeggiò il tentativo di adunata dietro ‘Bernie 2020’ e per fare della campagna elettorale la massima priorità del periodo a venire, anche prima che Sanders stesso annunciasse la propria partecipazione alla corsa presidenziale!3 Discutendo della lotta in corso tra un’ala delle corporations ed una progressista nel Democratic Party, Neal Meyer e Ben B acutamente notano che “prender parte ai battibecchi interni al partito non è un uso strategico del tempo degli attivisti. Nella misura in cui serve a qualcosa, crea (false) illusioni riguardo al potenziale progressivo dei Democratici”. Non potrei esser più d’accordo. Tuttavia gli autori continuano argomentando che “i socialisti devono intervenirci e lottare per piegare il processo in una direzione favorevole alla classe lavoratrice”.

La contraddizione nella loro dichiarazione è lampante. La verità è che i membri del DSA radunati intorno a ‘The Call’ concordano con Sanders che la lotta principale per i socialisti oggi ha luogo entro il Democratic Party. Io credo non sia compito dei socialisti intervenire nelle lotte di potere interne ad un partito borghese. Semmai, dovremmo totalmente agevolare la sua dipartita. Come minimo, i DSA, con i loro 50,000 membri e più, potrebbero trovare un migliore orientamento per i prossimi due anni che non quello di mobilitarsi per un progetto elettorale dentro il Democratic Party.

Nel 2018 un’ondata di scioperi d’insegnanti ha scosso il paese ed ha alimentato speranze di una nuova impennata di lotta di classe. Ci sono altri innegabili segni che siamo nel mezzo di una nuova ondata di agitazione sui luoghi di lavoro: la vittoria dei lavoratori alberghieri a Chicago e Boston, lo sciopero degli insegnanti dell’UTLA (United Teachers Los Angeles) e una moltitudine di lotte e vittorie su più piccola scala puntano verso una rivitalizzazione del movimento operaio. Il ruolo dei socialisti in queste lotte è cruciale.

Il movimento dei Gilets Gialli in Francia mostra che la risposta a decenni di neoliberismo, austerity e restrizioni sul welfare non è necessariamente il nazionalismo conservativo. Nonostante i loro limiti in quanto risposta eterogenea ed interclassista, le mobilitazioni di massa hanno inferto un grave colpo all’amministrazione del presidente francese Emmanuel Macron, strappando una ritirata totale dall’aumento della tassa sulla benzina, ed hanno gettato luce sul potenziale dell’azione diretta su scala di massa. Sebbene la Francia abbia una più forte tradizione di rivolte sociali, la storia degli Stati Uniti abbonda di esplosioni di rabbia e movimenti di massa. Non c’è ragione per cui non dovremmo attendere e prepararci per intervenire in simili congiunture negli Stati Uniti.

 

Bernie Sanders e la linea di demarcazione di classe

In un articolo pubblicato su Jacobin, Ben Becket sostiene che “nessun altro candidato ha né l’aspirazione né l’abilità di polarizzare il Paese lungo linee di classe”. E’ vero che la piattaforma di Sanders coagula molte rivendicazioni dei lavoratori estremamente sentite. Per esempio, la lotta per un’assistenza sanitaria universale è una questione di classe che pone capitalisti e lavoratori in campi diametralmente opposti. Riuscire a far passare una legge per il “Medicare for All” tuttavia non demercificherà l’assistenza sanitaria, come molti hanno sostenuto – bisognerebbe ancora liberarsi delle cliniche private, dei Big Pharma, dell’industria tech medica, etc. – ma guadagnerebbe per i lavoratori una migliore posizione per lottare per le loro rivendicazioni.

Semplicemente, l’accesso all’assistenza sanitaria indipendentemente dallo stato occupazionale permetterà ai lavoratori di organizzarsi sui propri luoghi di lavoro e sfidare i padroni tramite l’azione collettiva senza il timore di perdere la copertura sanitaria per sé e per la propria famiglia. Ma dobbiamo essere chiari: dati gli immani interessi economici sul piatto, un’assistenza sanitaria universale sarà ottenuta solamente attraverso la mobilitazione di massa e la minaccia di uno sconvolgimento. Questo significa che la lotta per il “Medicare for All” sarà condotta più al di fuori del Congresso che all’interno. I DSA hanno l’opportunità e la capacità di mobilitare le migliaia di membri perché s’organizzino nei propri sindacati, scuole e luoghi di lavoro per divenire la forza principale e motrice di una campagna nazionale per l’assistenza sanitaria universale. Dare la priorità alla campagna elettorale di Sanders per il prossimo anno o due ostacolerà in definitiva una tale prospettiva.

Altri punti nella piattaforma di Sanders sono, similmente, a favore dei lavoratori, come l’aumento del salario minimo federale e la proposta per l’università gratuita. Ma queste istanze non sono proposte da Sanders in un modo che “polarizza il Paese lungo linee di classe”. Egli presenta queste istanze in chiave liberal, richiamandosi al buon senso ed al sentimento di giustizia sociale, non come parte di un atto d’accusa rivolto al sistema capitalistico. Ogni volta, Sanders parla della “classe miliardaria”, dell’immorale concentrazione di ricchezza in poche mani e dell’iniquità di lavorare lunghe ore per salari da fame e nessun vantaggio in termini di welfare. Tutto ciò va bene, e la maggior parte dei lavoratori concorderebbe con questo, ma la retorica ed il programma di Sanders non puntano al socialismo ma ad una versione appena più tollerabile di capitalismo. Ciò potrebbe suonare come una pretesa troppo grande da rivolgere ad un credibile candidato presidenziale per il 2020. Ma c’è qualcuno anche nella sinistra socialista che realmente pensi che la via che ci conduce al potere passerà per le elezioni del 2020? La decisione di chi appoggiare non dovrebbe dipendere dalle chances di vincere la nomination di un “major party” od addirittura le elezioni generali.

La politica di Sanders è spesso stata descritta come “populista di sinistra”, e a buon ragione. Le sue politiche socialdemocratiche sono infarcite di retorica patriottarda sui “valori americani” e sul “mantenere i buoni posti di lavoro”. Peter Frase, scrivendo per In These Times, pone il punto per cui mobilitarsi sulla scia della popolarità di Sanders può “oscurare la necessità di gettare nell’organizzazione di massa le fondamenta delle nostre lotte” e porta alle nozze con il suo “liberalismo del New Deal” anziché discutere che cosa “socialismo” realmente significhi. Oltre a ciò, il fatto che egli stia correndo come candidato del Democratic Party non può essere disgiunto dal contenuto politico della sua campagna: è una attestazione che garantisce stabilità e continuità all’establishment politico.

Certamente farebbe differenza se Sanders corresse come candidato indipendente, cosa che certamente egli ha le risorse per fare. Questo sarebbe un passo importante per costruire un’alternativa politica ai due partiti principali del capitale. Ma ci sono due ragioni per cui io non supporterei anche in quel caso la sua corsa: in primis, il suo profilo nella politica estera non mostra nemmeno un’ombra dell’anti-imperialismo di cui abbiamo bisogno per un movimento socialista negli U.S. In secundis, un “third party” non è di per sé ciò di cui abbiamo bisogno. Da Marx a Kautsky, da Debs a Trotsky, i socialisti hanno sempre affermato chiaramente che è la classe lavoratrice ad avere il potere di trasformare la società, ed hanno di conseguenza difeso una sua organizzazione politica indipendente. Il populismo di Sanders, sebbene avanzi alcune istanze proprie della classe lavoratrice, non mira ad organizzare e mobilitare i lavoratori americani come classe. Se i DSA sono seri riguardo al loro scopo di mutare la propria composizione sociale da prevalentemente “middle-class” ad una organizzazione della classe lavoratrice, far valere l’indipendenza di classe negli endorsements politici è un buon punto da cui partire.

 

La Sinistra e Bernie Sanders

I DSA possono sposare la retorica populista di un candidato al Democratic Party, ma agirebbero così a proprio sfavore. E’ vero che dopo la vittoria di Alexandria Ocasio-Cortez in luglio, i DSA hanno raggiunto le migliaia di membri. Ma un incremento dei membri non può essere il solo scopo di una organizzazione politica che mira alla fine del capitalismo. Ragionevolmente si può assumere che coloro che si uniscono ai DSA dopo vittorie elettorali nel voto per il Democratic Party4 siano mediamente più disponibili a ricercare successi elettorali attraverso alleanze tattiche. A questo punto il cerchio si chiude: una porzione più grande degli iscritti voterà per appoggiare candidati Democratici, ed il processo che conduce a tale endorsement troverà ogni volta meno ostacoli. I rischi di battere tal via sono evidenti.

In un acuto saggio scritto nel 1911, Eugene V. Debs avverte del pericolo a cui conduce la crescita dei voti per il Socialist Party quando ciò è disgiunto dalla costruzione di potere nei luoghi di lavoro ed in assenza di una paziente educazione politica dei suoi membri:

Il voto di tutto il popolo non ci gioverebbe se il nostro partito cessasse di essere un partito rivoluzionario, o solo incidentalmente lo fosse, cedendo sempre più alla pressione per modificare i principi ed il programma del partito per amor della massa dei voti e della fretta di giungere al giorno del suo prevedibile trionfo.

Le stesse persone che sostengono che i socialisti non sono ancora nella posizione di far correre i propri candidati sono coloro che difendono con più forza la mobilitazione per ‘Bernie 2020’. Apprezzo l’ambizione e l’urgenza di parlare alle centinaia di migliaia; molta della tradizionale sinistra negli Stati Uniti per troppo tempo si è compiaciuta di avere la posizione corretta rimanendo nell’isolamento e nell’insignificanza. Ma se i DSA non possiedono ancora la forza ed il riconoscimento per correre una campagna presidenziale credibile, darsi anima e corpo a Sanders – senza far luce sulle importanti differenze tra socialismo e liberalismo progressista – non è la migliore opzione. I DSA potrebbero far correre i propri candidati in centinaia di distretti per gli incarichi locali, statali e nazionali, e potrebbero addirittura proporre un proprio candidato alla presidenza, anche se le chances di vincere sono prossime allo zero. Invece che viaggiare sui binari di una celebrità Democratico-progressista, candidature socialiste più coraggiose su più piccola scala ma più contundenti otterrebbero assai più rivendicando un’identità per la sinistra socialista ed avanzando senza riguardi idee socialiste.

Alcuni di noi sono convinti che una strategia rivoluzionaria sia l’unica con la potenzialità di giungere al socialismo. In altre parole, il capitalismo può essere rovesciato solamente attraverso il diretto coinvolgimento delle masse negli affari pubblici, uno sforzo concertato di milioni mirante a spezzare le fondamenta istituzionali del capitale ed a sconfiggere le forze repressive dello Stato capitalista. La tendenza a vedere le elezioni come il campo di battaglia primario, od il principale strumento per educare i socialisti appena risvegliatisi all’esperienza politica, segue una logica di continuità – non di rottura – con le istituzioni del capitalismo. E’ basata sull’illusione dell’evoluzione progressiva e di una transizione senza intoppi al socialismo attraverso il voto. E’ un mito, come credere che andare regolarmente al casinò ci renda capaci di sbancare il tavolo nel lungo periodo. Un partito di lotta, che si prepari fin da ora al momento critico del faccia a faccia con le forze del capitale, metterebbe le proprie energie e risorse nell’affinare i propri membri, partecipare alla lotta di classe, approfondire le contraddizioni di un sistema che lavora solo per i pochi ed utilizzare le elezioni per diffondere le idee anticapitaliste senza addolcimenti. Dato che i sindacati sono la prima linea della lotta contro il capitale, costruire frazioni rivoluzionarie nei sindacati è cruciale per qualsiasi strategia socialista.

Il Frente de Izquierda in Argentina ha condotto con successo campagne apertamente anticapitaliste dalla propria formazione nel 2013. Oltre ai tre eletti nel Congresso Nazionale, detiene seggi nei consigli locali e nelle legislature provinciali, organizza migliaia di militanti nella lotta di classe, nei sindacati e nel movimento studentesco, e fornisce una piattaforma in Parlamento per le lotte che conduce al suo esterno.

I DSA potrebbero far correre i propri candidati o formare una coalizione con altre organizzazioni della sinistra socialista, come Socialist Alternative, l’ISO e vari gruppi socialisti locali. Sarebbe un piccolo ma importante passo verso la costruzione di una sinistra che potrebbe in seguito rappresentare una minaccia per il capitalismo.

 

Compiti storici e prospettiva del socialismo

Sanders riempie un vuoto di rappresentanza per coloro che sono disincantati con la politica di sempre, furibondi con l’establishment politico ed alla ricerca di una alternativa a sinistra del Democratic Party. Nonostante tutti gli aspetti progressivi che egli e la sua piattaforma presentano, il suo ruolo in questo scenario è conservativo: nel 2020 canalizzerà, di nuovo, lavoratori e radicali verso un partito che ha dimostrato da sempre di rappresentare un loro avversario di classe. Il suo tentativo all’interno del Democratic Party può servire solo a frenare l’energia non disciplinata delle centinaia di migliaia che sono in rotta col sistema e pronte a partecipare ad un progetto politico che lo trascende.

Spesso si sente dire che Sanders ha avuto un ruolo chiave nella radicalizzazione di migliaia di persone e nel loro passaggio al socialismo. Sanders è stato sulla scena per più di tre decenni, tuttavia, ed il suo messaggio è mutato appena. Ciò significa che piuttosto che generare con le proprie sole mani un vasto movimento socialista, il messaggio di Sanders si è improvvisamente connesso ad una generazione nuova di attivisti che hanno visto correttamente nel capitalismo la fonte di tutti i nostri mali sociali – e lui ha tradotto quel sentimento in retorica semplice ed anti-establishment. Valutare in senso più sfumato il ruolo che Sanders ha giocato ci permette di evitare la visione di Sanders come luce in fondo al tunnel da seguire fin dentro la sua tomba.

Con la giusta politica ed un programma coraggioso, possiamo convincere milioni di persone della necessità di una netta rottura col capitalismo e di porre le basi di una nuova società fondata sulla solidarietà e non sullo sfruttamento. La forza materiale per promuovere un tale sforzo, la carne viva per una organizzazione socialista rivoluzionaria, non arriverà dalla partecipazione ad una campagna per un politico che ha ripetutamente mostrato lealtà alle strutture di potere del capitalismo. Questa forza sociale si materializzerà quando le decine di migliaia di lavoratori che stanno combattendo con i propri padroni ed attivandosi nell’azione collettiva (come gli insegnanti in sciopero di West Virginia, Arizona, Los Angeles e gli altri lavoratori in lotta nel Paese) fanno un passo in avanti e vedono che in politica, come nei luoghi di lavoro, vi sono due classi, ed abbiamo bisogno di unirci sotto un’unica bandiera per combattere il capitale. In ciò è dove le organizzazioni socialiste devono concentrare i propri sforzi: organizzandosi contro il razzismo, la violenza poliziesca e per l’edilizia popolare, per l’università gratuita ed il “Medicare for All”, ma più di tutti l’organizzazione nei luoghi di lavoro e nei sindacati per introdurvi la nostra politica, la battaglia contro le leadership burocratiche e per guadagnare i nostri colleghi al socialismo attraverso la lotta, l’agitazione e la propaganda. Il potenziale a lungo termine di un orientamento di questo tipo è molto più promettente.

Nel lungo termine, abbiamo bisogno di un’organizzazione socialista rivoluzionaria che prepari i membri e sostenitori per la battaglia decisiva: il rovesciamento del capitalismo attraverso l’azione di massa, scioperi generali ed un confronto inevitabile con le forze dello Stato. La via che porta alla vittoria non ha scorciatoie: include organizzazione paziente, educazione politica, l’impegno in tattiche legali ed extralegali, costruire potere nei sindacati e, ciò che è più importante, formare una rete di quadri rivoluzionari che servono come le cellule muscolari viventi che muovono il corpo gigantesco della classe lavoratrice, in modo coordinato ed armonico. Una volta che la classe lavoratrice si sia alzata in piedi ed abbia scosso le proprie catene, il cielo sarà il solo limite.

 

Juan Cruz Ferre

Traduzione di Federico Simoni da Left Voice

 

 

Note del traduttore

1 L’articolo di Juan Cruz Ferre è stato pubblicato il 25 gennaio.

2 Lo slogan della campagna di Sanders nel 2016.

3 Sanders ha poi sciolto le riserve il 19 febbraio 2019, prima della traduzione dell’articolo in italiano.

4 Ossia alle primarie.

 

Juan fa parte della redazione di Left Voice. È un militante politico e un medico di origine argentina. È dottore di ricerca (PhD) in Sociologia a seguito degli studi alla City University of New York.