Contro il colpo di Stato di Trump e Guaidó!

Che siano i lavoratori a condurre la lotta contro l’aggressione imperialista e la miseria a cui sono sottoposti!

Dichiarazione delle organizzazioni rivoluzionarie dei lavoratori, delle donne e della gioventù radicate in vari paesi dell’America Latina, dell’Europa e degli Stati Uniti che compongono la Frazione Trotskista per la Quarta Internazionale (FT-QI).


1. I sottoscrittori di questa dichiarazione ripudiano gli intenti di colpo di Stato in Venezuela in programma a Washington tra l’opposizione di destra venezuelana e il governo Trump, appoggiato dai suoi agenti sul campo in America Latina, i governi della destra continentale raggruppati nel cosiddetto “Gruppo di Lima” e le principali potenze imperialiste europee. Un golpe che non si è materializzato solo perché nei suoi varo tentativi non è riuscito a dividere le Forze Armate venezuelane, che per i propri interessi ancora si mantengono fedeli a Maduro. Questo è un salto di qualità nell’intervento imperialista nella regione che non si vedeva dal tempo dell’invasione di Panama e del rovesciamento di Noriega nel 1990, in nome della “guerra alla droga” con l’operazione “Giusta Causa”. Con un successo dell’imperialismo in Venezuela, i governi della regione guadagnerebbero più forze per attuare i piani del FMI, per implementare le controriforme del lavoro e previdenziali a beneficio dei capitalisti. Inoltre, ciò implicherebbe una maggiore sottomissione semicoloniale della regione. La politica di Trump è di recuperare il terreno perduto dagli Stati Uniti negli ultimi dieci anni e riallineare l’America Latina come il suo “cortile di casa” piegato agli interessi americani, tra i quali spicca la disputa con la Cina e la Russia che cercano di coltivare i propri interesso nella regione.

2. Si intende nascondere questa politica neocolonizzatrice invocando la difesa della “democrazia”, dei “diritti umani” e degli “aiuti umanitari”. Ma i governi degli Stati Uniti hanno sempre promosso ogni tipo di intervento militare e politico contro i popoli di tutto il mondo. L’ipocrisia non potrebbe essere più grande. Sono gli stessi che appoggiano regimi feroci come, ad esempio, la monarchia sanguinosa del principe Mohamed bin Salman in Arabia Saudita, o Al-Sisi in Egitto, e che bombardano le popolazioni civili in Iraq, Afghanistan e Yemen. I funzionari del governo Trump come i neocon John Bolton, Elliott Abrams (formato nell’era Reagan nella “guerra antisovversiva” contro il governo sandinista, col sostegno dei Contras e delle dittature in America Centrale), Mike Pompeo, Mike Pence o il “verme” Marco Rubio sono tra gli agitatori più entusiasti del colpo di Stato. Ma non sono soli. Il Partito Democratico è coinvolto in questa politica imperialista, compresi i suoi riferimenti che vengono presentati come “anti-establishment” come Bernie Sanders o Alessandria Ocasio-Cortez i quali, lungi dal lanciare una grande campagna negli Stati Uniti stessi contro questa offensiva neocolonizzatrice sull’America Latina, approvano lemargomentazioni ipocrite degli “aiuti umanitari” e della “difesa della democrazia” agitate da Trump.

3. I governi del continente che compongono il cosiddetto “Gruppo di Lima”, guidato da Piñera, Macri, Bolsonaro e Duke, hanno aderito a questa crociata interventista e golpista, mentre nei loro paesi attaccano i diritti e le libertà democratiche per colpire i lavoratori, come le controriforme del lavoro e i piani di austerità e cessione di ricchezza dettati dal FMI e dall’imperialismo. L’offensiva del colpo di stato ha il loro sostegno così come quello di vari governi europei, guidati dall’imperialismo francese, spagnolo, tedesco e britannico. D’altra parte, il dialogo con i golpisti aperto dal Vaticano, e da alcuni paesi come il Messico, non può portare ad alcun esito favorevole per i lavoratori come “negoziato” con l’imperialismo e i suoi agenti locali.

4. La destra venezuelana golpista usa la situazione di catastrofe economica e sociale del paese, e l’esaurimento della pazienza delle masse rispetto alla politica economica anti-operaia, anti-popolare e repressiva di Maduro, per cercare una base interna per il golpe. Ma pretendono di applicare un nuovo saccheggio ai danni della grande maggioranza, un duro piano neoliberista, pomposamente chiamato “piano-paese” con le ricette ben note ai popoli dell’America Latina, quali le privatizzazioni, l’aumento dell’indebitamento, il licenziamento dei dipendenti pubblici, ecc. Non è sorprendente che sia la stessa destra golpista, padronale e filo-imperialista che già organizzò il golpe contro Chavez nel 2002.  L’autoproclamazione di Guaidó come “presidente incaricato”, che è stata riconosciuta dagli Stati Uniti, dalla maggior parte delle potenze imperialiste dell’Unione europea (a partire da Macron e dal “socialista” Pedro Sanchez) e dai governi della destra latinoamericana, e con il quale la Cina ha alcuni contatti informali, è chiaramente un tentativo di colpo di Stato per mettere un governo fantoccio degli interessi imperialisti, spingendo affinché le forze armate rompano con Maduro e perché esautorino il suo potere, promettendo loro un’ampia amnistia, che dimostra anche che cercano di governare con le stesse forze armate corrotte e repressive.

5. Questa condanna del tentativo di golpe non implica nessun avallo né sostegno politico al governo di Maduro, che in pratica co-governa con le Forze Armate ed è responsabile di aver portato il popolo venezuelano in un vicolo cieco. Fin dall’inizio, il chavismo ha stabilito un regime con le Forze Armate come un pilastro del suo potere, in cui il ruolo assegnato alle masse era di mobilitarsi in modo controllato dal governo, per cui è stata istituzionalizzata la gran parte delle organizzazioni popolari e buona parte del movimento operaio. Chavez sviluppò significativi livelli di autonomia politica contro l’imperialismo e si impegnò in un braccio di ferro con il capitale imperialista per trattenere una quota maggiore dei proventi del petrolio, così come per il rientro nell’orbita statale di imprese nazionali privatizzate nell’offensiva neoliberista degli anni ’90, conducendo una relativa redistribuzione del reddito che ha permesso il lungo periodo di alti prezzi del petrolio e il grande sostegno delle masse. Tuttavia, nonostante la retorica di una “rivoluzione” e del “socialismo del XXI secolo”, egli non ha rotto con il ruolo subordinato e dipendente del paese rispetto al capitalismo imperialista, incoraggiando nel contempo l’idea di un presunto “sviluppo nazionale” con un’ipotetica borghesia “patriottica e produttiva”. Per questo il paese ha continuato ad essere sottoposto ad un drenaggio di risorse tramite il debito estero, i profitti delle multinazionali (che ora includono aziende russe e cinesi, oltre a quelle statunitensi ed europee) e il saccheggio della rendita petrolifera sia da parte della borghesia tradizionale, sia per mano degli imprenditori alleati del chavismo e degli alti burocrati del governo. Il boom petrolifero e l’indebitamento estero, che sotto i governi di Chavez hanno permesso un enorme trasferimento di entrate pubbliche in mani private, non hanno portato alcuno sviluppo qualitativo delle forze produttive e, quando è finito il periodo di vacche grasse, il paese era più dipendente che mai dalla rendita e dalle importazioni, con un debito pubblico molto alto e un’enorme voragine nelle proprie finanze a causa della fuga di capitali miliardaria.

6. Con il crollo dei prezzi del petrolio e la scadenza delle scadenze per pagare il debito pubblico, Maduro ha optato per garantire gli interessi del capitale finanziario internazionale e dei saccheggiatori della rendita, applicando una dura politica di tagli che ha impattato sulle masse popolari. Ha rispettato rigorosamente le scadenze di pagamento del debito, anche a costo di produrre una drastica contrazione delle importazioni del paese, tra cui cibo e medicine; ha contratto nuovi debiti con la Cina e la Russia, debiti che la Cina si fa ripagare in petrolio e attraverso i quali il 49% di Citgo, la filiale di PDVSA(la compagnia petrolifera statale venezuelana) negli Stati Uniti, è impegnata come garanzia di pagamento con la russa Rosneft. Lungi dal prendere qualsiasi misura anti-imperialista, si è comportato come un venduto nel settore petrolifero (violando la propria legislazione nazionale per favorire le compagnie petrolifere), minerario (con il nefasto Arco Minerario dell’Orinoco, nuova zona di “sviluppo strategico” per l’estrazione di minerali), e con una nuova legge più compiacente del capitale internazionale sugli investimenti esteri. Lungi dall’invertire il saccheggio della rendita, ha portato gli operai e la popolazione povera a una brutale politica d’asuterità iperinflazionistica che ha polverizzato i salari: un processo di cui sono arte e parte gli imprenditori privati. Venendo da un’epoca di bonanza petrolifera, le grandi compagnie statali del ferro e dell’acciaio, dello zucchero e degli alimenti sono state portate al fallimento, la PDVSA è tornata ai livelli di produzione del 1950. Le condizioni di vita della popolazione sono diminuite drasticamente tra gravi carenze, svalutazioni siderali del Bolivar e iperinflazione, con salari da fame che hanno raggiunto livelli di salario minimo a 5 $ al mese, con le lavoratrici e dei settori popolari che hanno subito più crudamente le calamità della crisi sulla propria pelle. Come affondo finale di questa politica, Maduro ha attaccato ulteriormente la validità degli accordi collettivi nel settore pubblico e privato, insieme a questo vero massacro di salari e diritti storici, fornendo al capitale una delle forze-lavoro del mondo; ha avallato licenziamenti di massa nel settore privato e ha esentato ampli settori borghesi dal pagamento delle tasse. La risposta repressiva del governo alle lotte operaie ha incluso l’imprigionamento dei leader sindacali e l’uso di squadracce poliziesche per intimidirli. È tutto questo quadro che ha permesso alla destra di conquistare una nuova base sociale di massa, capitalizzando a suo favore la ripulsione di massa contro il governo, in assenza di un’alternativa operaia e popolare.

7. Il piano originale della destra venezuelana, che era quello di dividere le forze armate così che mettessero in atto un golpe contro Maduro, non è riuscito finora. Il 23 febbraio, la destra e l’imperialismo hanno subito un rovescio importante nel fallimento del loro piano golpista quando hanno preteso di utilizzare “aiuti umanitari” per attuare la politica di “regime change” (cambio di regime). Un’operazione strumentalizzata tramite USAID (l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale), un’organizzazione che ha sempre partecipato alle operazioni di regime change della CIA. Dove, come è stato alla fine dimostrato, persino l’incendio del camion dei pompieri con “aiuti umanitari” al confine con la Colombia è stato appiccato dai seguaci di Guaidó, mentre il governo Trump e Guaidó lo attribuivano a Maduro come un “atto contro l’umanità”. Da lì si è aperta un’impasse. Gli USA minacciano l’invasione militare, ma non possono contare sul rapporto di forze interne ed esterne né sul “consenso” esterno per invadere il Venezuela: i suoi alleati più servili come Duque in Colombia o l’ultradestro Bolsonaro in Brasile non sembrano essere disposti a sporcarsi le mani sul piano militare contro il Venezuela, e corrono il rischio di scatenare un’ampia risposta dalle masse nei loro paesi. In questo contesto, la chiave per la politica imperialista è diventata il soffocamento economico e la confisca aggressiva dei beni e delle risorse: il governo Trump con l’avallo della destra golpista, senza muovere ciglio ha confiscato le risorse del popolo del Venezuela, trattenendo i pagamenti per il petrolio e assumendo il controllo di Citgo, disponendo delle sue entrate. Questo è un atto di ingerenza senza precedenti, che non solo calpesta la sovranità nazionale ma aggrava anche le condizioni di vita del popolo venezuelano.

8. Il popolo venezuelano ha appena cominciato ad uscire dalla situazione critica causata dal mega black-out nazionale, che ha intaccato per diversi giorni le condizioni di vita elementari; gran parte del paese sopravvive ancora senza il ripristino dei servizi di base. La destra golpista vuole usare la situazione per ottenere una base sociale interna per i suoi piani. Guaidó è ipocrita al pari dei suoi soci imperiali. Piange lacrime di coccodrillo per gli ospedali senza luce, ma chiede un intervento militare diretto, sostenendo nel contempo la confisca dei beni e delle risorse del Venezuela da parte Stati Uniti e il loro uso per gonfiare i bilanci del capitale usuraio internazionale sotto forma di debito pubblico. Per questa destra e per l’imperialismo, la sofferenza del popolo venezuelano conta solo per i propri interessi. Con un’aggressione imperialista oscena che cerca apertamente il rovesciamento di Maduro per mezzo di un colpo di Stato militare o di altri mezzi di forza, tra cui lo strangolamento economico e la costante minaccia di un intervento militare, non si può escludere la possibilità che gli Stati Uniti si celino dietro alcuni sabotaggi contro il paese: non sono pochi i casi di sabotaggio criminale di ogni tipo nella sua lunga storia interventista. Né si può considerare poco probabile che una serie di fattori interni abbiano portato al collasso del sistema elettrico nazionale, che viene da anni di declino e di crisi con blackout costanti, con città e aree del paese che trascorrono giorni o settimane senza elettricità; una realtà segnalata molte volte dai lavoratori del settore elettrico, alcuni dei quali hanno pagato con la prigione i loro avvertimenti sulla grave situazione del sistema elettrico. La preservazione del carattere pubblico del sistema elettrico e il suo passaggio diretto nelle mani dei lavoratori stessi, detronizzando la burocrazia “civico-militare” corrotta e anti-operaia, responsabile della situazione attuale, è l’unico modo veramente progressivo di uscire dalla situazione catastrofica del sistema elettrico chi vive il Venezuela.

9. L’alternativa è la mobilitazione operaia e popolare contro il tentativo di colpo di Stato e qualsiasi interferenza imperialista, e contro i piani d’austerità, sia che siano previsti dal governo Maduro o dal “Piano Paese” di Guaidó. Coloro che sottoscrivono questa dichiarazione sostengono che il Venezuela dovrebbe essere governato da suoi lavoratori, e che dovrebbe passare attraverso una profonda riorganizzazione, che attacchi gli interessi dei capitalisti e dell’imperialismo per soddisfare le urgenti esigenze popolari. Con questo obiettivo ci battiamo per l’auto-organizzazione dei lavoratori e proponiamo un programma operaio d’emergenza che contempla i seguenti punti: no al pagamento del debito estero; rimpatrio dei capitali fuggiti applicando misure di emergenza per costringere questi criminali dal colletto bianco, che hanno ingannato il paese sul rimpatrio di ciò che avevano saccheggiato; imporre il monopolio statale sul commercio estero; cancellare gli atti di consegna delle risorse naturali, come l’Arco dell’Orinoco e il petrolio, e ponendoli sotto il controllo dei lavoratori; la confisca della proprietà di coloro che hanno saccheggiato il paese per disporre di quelle risorse per i bisogni urgenti popolari e di tutto il paese; pieno rispetto dei contratti collettivi e un salario uguale al paniere di base indicizzato secondo l’inflazione, combinato con un vero e proprio controllo esercitato direttamente dai lavoratori e dalle comunità, con delegati democraticamente eletti dalle basi sui posti di lavoro e nelle comunità, che mettano per davvero sotto il controllo popolare la produzione e la distribuzione nel loro complesso, senza burocrati del governo o militari; reincorporazione di tutti coloro che sono stati licenziati; rigetto dei licenziamenti nel settore pubblico e privato; occupazione e produzione sotto il controllo dei lavoratori – senza l’esercito o il governo di mezzo – di qualsiasi compagnia che licenzia o minaccia di chiudere; libertà per i lavoratori incarcerati perché in lotta, e cancellazione dei processi contro gli operai, i contadini, i residenti delle comunità, studenti e indigeni perseguiti per aver protestato; la dissoluzione della GNB (Guardia Nazionale Bolivariana), delle FAES (reparti speciali della polizia) e degli organi incaricati di reprimere il popolo; queste, tra le altre misure essenziali contro l’attuale collasso.

10. La lotta per un programma di questo tipo porterà a conquistare l’indipendenza delle organizzazioni dei lavoratori, il che implica l’espulsione della burocrazia sindacale filogovernativa, che svolge un ruolo traditore, agendo come funzionari del governo all’interno del movimento operaio, così come rimuovere anche la burocrazia sindacale che rende conto alla destra e mira a limitare il movimento dei lavoratori ad essere parte dell’offensiva golpista di Guaidó. Al calore della lotta per queste rivendicazioni potranno sorgere organi di democrazia diretta e di fronte unico tanto del movimento operaio nel suo complesso, quanto tra i lavoratori e i settori popolari, le donne e la gioventù, sulla base di una potenziale alleanza operaia e popolare. In questa prospettiva, l’auto-organizzazione dei lavoratori implica anche il diritto e la necessità di organizzare la propria autodifesa, di fronte alla repressione delle forze armate e delle squadracce parastatali. Un bisogno che si fa più concreto con la rinnovata ondata repressiva del governo Maduro, espressa non solo in denunce e arresti dei lavoratori dell’energia elettrica, ma nel modo più reazionario nella chiamata ai cosiddetti “collettivi”, in realtà gruppi parapolizieschi, ad “attivarsi” per “difendere la pace” e l’ordine.

11. Come FT-QI, a partire dalle nostre organizzazioni in ogni paese e dalla Rete Internazionale legata a La Izquierda Diario, facciamo parte delle manifestazioni che sono state sviluppate con questo contenuto, come quelle convocate dal Fronte di Sinistra e dei Lavoratori (FIT) in Argentina. Chiamiamo i lavoratori di tutto il mondo alla più ampia mobilitazione, e in particolare nei paesi imperialisti che si sono impegnati per l’offensiva in Venezuela e in tutta l’America Latina, contro questo colpo di Stato e l’interferenza imperialista, con indipendenza politic dal governo di Maduro, per una soluzione politica dei lavoratori per il Venezuela e per l’unità socialista dell’America Latina e dei Caraibi.

 

Partido de los Trabajadores Socialistas (PTS), Argentina

Movimento Revolucionário de Trabalhadores (MRT), Brasile

Partido de Trabajadores Revolucionario (PTR), Cile

Movimiento de Trabajadores Socialistas (MTS), Messico

Liga Obrera Revolucionaria (LOR-CI), Bolivia

Liga de Trabajadores por el Socialismo (LTS), Venezuela

Corriente de Trabajadores Socialistas (CTS), Uruguay

Corriente Revolucionaria de Trabajadoras y Trabajadores (CRT), Spagna

Militanti della FT dentro la Courant Communiste Révolutionnaire (CCR) del NPA (Nouveau Parti Anticapitaliste), Francia

Revolutionären Internationalistischen Organisation (RIO), Germania

Militanti della FT in LeftVoice, USA

Aderiscono:

Organización Socialista, Costa Rica

Resistencia Sur, Perú

Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR), Italia

La FIR è un'organizzazione marxista rivoluzionaria, nata nel 2017, sezione simpatizzante italiana della Frazione Trotskista - Quarta Internazionale (FT-QI). Anima La Voce delle Lotte.