Sino alla scorsa estate, nell’anniversario della Presa della Bastiglia del 14 luglio, in Via Antonio Gandusio ai civici 6,8,10,12, nella parte di quartiere San Donato appena oltre il ponte di Via Stalingrado, fuori Porta Mascarella, esistevano quattro palazzine di edilizia pubblica di 9 piani ciascuna, una attaccata all’altra, per complessive 181 case popolari. I primi piani erano occupati da associazioni ONG e ONLUS e da una biblioteca multimediale. Alcune di queste associazioni, in convenzione con il Comune di Bologna e ASP (i famigerati servizi sociali) godevano di alloggi di proprietà comunale ed in gestione ad ACER Bologna (l’ente affidatario del patrimonio di case popolari) a canone ultra-calmierato, infilandoci dietro i più disparati e disperati casi soggettivi e collettivi: ex carcerati, ex tossicodipendenti, vittime della tratta schiavistica e della prostituzione, donne sole con minori a carico, disabili di varia natura.

Intorno a quelle quattro palazzine, sotto una delle quali sorgeva il circolo ARCI “Guernelli, il pomeriggio del 14 luglio, una volta effettuato lo sgombero di massa che ha coinvolto occupanti autodenunciati, famiglie e singoli con contratto a termine in scadenza, persino famiglie con contratto senza scadenza che non hanno ricevuto alcun preavviso di quello che sarebbe avvenuto, sono comparse barriere di acciaio alte più di 3 metri, per cintare il cantiere che sarebbe arrivato di lì a poche ore destinato alla “riqualificazione energetica” degli edifici in attuazione del piano comunale “RIG.ENER.A.”. Nel frattempo gli inquilini che da almeno 3 anni resistevano agli sfratti, organizzàti prima con il Comitato Inquilini Via Gandusio, poi divenuta Associazione Sindacale Pugno Chiuso, si organizzavano per un presidio permanente a 51° che sarebbe durato 28 giorni consecutivi, per finire con l’ennesimo intervento poliziesco coordinato tra Questura, Prefettura e Comune di Bologna.

Tutto il racconto ed i dettagli del caso li ha raccontati l’Associazione Sindacale Pugno Chiuso stessa, e gli articoli classificati sotto il tag #casaleaks.

In più di un’occasione gli inquilini delle case popolari di Via Gandusio hanno avuto modo di interagire con giornalisti di televisioni, carta stampata e radio. In quest’ultima categoria, ci finisce tra gli altri l’emittente della “sinistra” Radio Città del Capo, ricompresa nel gruppo editoriale di Radio Popolare – Popolare Network. RCdC è una testata giornalistica controllata da OPEN GROUP SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE ONLUS, con sede in Via Mura di Porta Galliera 1/2.

I palazzi popolari di via Gandusio a Bologna

I giornalisti di RCdC, oltre ad articoli di cronaca in merito alla situazione di emergenza abitativa in Via Gandusio, il 13 dicembre 2016 realizzavano un reportage dal titolo “Via Gandusio tra inquilini Acer, occupanti e militanti pronti alle barricate”, con tanto di documentazione fotografica del penoso stato di abbandono del patrimonio abitativo pubblico ed un’ audio-intervista della durata complessiva di 12 minuti. In tale documento poco o nulla traspare delle denunce del peloso ruolo dell’associazionismo in grado di lucrare su chi si trova in stato di necessità; anzi, si enfatizzano le condizioni fatiscenti dei palazzi, quasi a volere giustificare ed ammorbidire il progetto che di lì a 7 mesi avrebbe buttato in strada centinaia di persone con un’unica azione di forza.

Malafede? Non proprio. Le gambe dell’ipocrisia sono più corte del pelo sullo stomaco, ma cammina cammina arrivano a superarlo, facendo emergere ogni cosa. Quei quattro palazzi non sono stati abbattuti o abbandonàti; quei palazzi esistono tuttora, e sono il centro di un immenso cantiere che andrà a chiudersi, tornando ad ospitare persone, famiglie, al proprio interno.

La determina dirigenziale 435831 /2017 approvata il 12 dicembre 2017 stabilisce l’aggiudicazione di un non meglio precisato “servizio di mediazione sociale e comunicazione pubblica, da realizzarsi nel comparto ERP di Via Gandusio negli anni 2018-2019”. Una gara d’appalto esperita, insomma, con un importo a base d’asta di 100.000 euro da confrontarsi con l’offerta economicamente più vantaggiosa sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo, la cui scadenza era prevista il 22 novembre 2017.

All’Amministrazione è pervenuta un’unica offerta, per 98.000 euro oneri fiscali esclusi. E così si è provveduto all’aggiudicazione. Nome: OPEN GROUP SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE ONLUS. Proprietaria della testata giornalistica Radio Città del Capo.

La recinzione di acciaio eretta dopo lo sgombero

Quartiere che vai, associazione che trovi. Nella rossa e paonazza Bologna, città delle 1018 associazioni non lucrative iscritte all’Albo comunale, nel quartiere San Donato, proprio in Via Antonio Gandusio, ecco comparire il corposo intervento di quella sinistra che tanto incarna il Pierino di Prokofiev, quella che grida ai lupi di ogni foggia e colore, che riscrive la lingua coi simboli algebrici, che spaccia golpe per rivoluzioni e primavere, che fa del post-industrialismo il proprio paradigma di lettura del mondo, peraltro indistinto ed indistinguibile in un’enorme pangea dove i fenomeni e le fasi vengono raccontate come fossero identiche, a Roma fino a Tokyo.

Salvo poi mutarsi nel lupo fiabesco, mostrando denti affilatissimi che lacerano le vite dei più deboli, fino ad un secondo prima avvicinàti e raccontàti come compagni di strada da tutelare (beninteso, non da trattare come pari).

Pare che sia in corso la campagna di sottoscrizione per il network radiofonico nato decenni fa per volere di operai metalmeccanici ribelli al PCI filo-NATO ed alla sua ruota di trasmissione in fabbrica CGIL: se avete deciso di aderire perchè “serve una voce libera”, tenete conto anche di tutto questo, traendo le debite conclusioni.

Natale Sorpassi

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.