Ottant’anni dopo la Guerra Civile Spagnola, esaminiamo una delle sue principali lezioni: il lavoro preparatorio di costruzione di direzioni e di partiti rivoluzionari nelle fasi non rivoluzionarie.

La Guerra Civile che scoppiò in Spagna nel 1936 è stata uno dei grandi eventi rivoluzionari del ventesimo secolo ed ha lasciato dietro di sé preziose lezioni sulla costruzione di una strategia e di un partito rivoluzionari.

L’ultimo testo (incompleto) scritto da Trotsky a Coyoacan nell’agosto del 1940, prima di essere assassinato da un agente stalinista catalano, è intitolato Classe, partito, direzione. Esso si concentrava sulle lezioni che venivano dalla sconfitta del proletariato spagnolo per mano dello stalinismo e della seconda repubblica di Spagna, e della sua successiva sconfitta ad opera del fascismo di Franco. La principale lezione riguarda il fatto che ogni rivoluzionario deve intraprendere un lavoro preparatorio di costruzione di un partito rivoluzionario e della sua direzione fin dal primo momento.

Nel 1930 in Spagna la forza sociale e le organizzazioni del proletariato erano molto più forti che nella Russia del 1917, eppure la rivoluzione fallì. Conoscere le ragioni della sconfitta è di fondamentale importanza per quanti di noi vogliono porre fine al capitalismo nel ventunesimo secolo.

La Rivoluzione spagnola ebbe inizio con il fallimento della monarchia il 14 Aprile 1931. Secondo Trotsky, la rivoluzione avrebbe richiesto molto più tempo di quella russa a causa delle diverse condizioni dei rispettivi paesi. La disgregazione dello stato era in uno stadio molto più avanzato nella Russia zarista di quanto non lo fosse in Spagna, e il proletariato e i contadini erano già organizzati e armati militarmente a causa della Prima guerra mondiale. A prescindere da questi fattori, la principale differenza tra i due casi fu l’assenza in Spagna di un partito rivoluzionario come quello bolscevico.

Questo avrebbe consentito di incanalare l’enorme energia delle masse verso la presa del potere in maniera meno tortuoso. Alle masse toccò invece una dura esperienza con le proprie direzioni socialiste e anarchiche, malgrado avessero avuto il tempo e l’opportunità di costruire un partito veramente rivoluzionario.

Durante il periodo costitutivo della Seconda repubblica spagnola e poi del governo di coalizione repubblicano-socialista, detto Biennio progressista (1931-1933), le masse intrapresero un lungo e amaro tragitto con le proprie leadership tradizionali, in special modo di socialisti. I socialisti, che erano in coalizione con i progressisti borghesi repubblicani, lasciarono molti problemi irrisolti: disoccupazione, povertà e rivendicazioni democratiche come la questione agraria o quella nazionale. Allo stesso tempo, il governo teneva le basi del potere intatte per i settori più reazionari della società mentre reprimeva duramente le insurrezioni contadine e la maggior parte dei settori combattivi del movimento sindacale organizzato dalla CNT, un sindacato anarchico.

La vittoria delle destre alle elezioni di novembre del 1933 diede inizio ad un periodo reazionario noto come Biennio nero. Durante questi due lunghi anni ebbero luogo alcuni dei maggiori atti eroici della classe operaia, come lo sciopero generale di Saragozza del 1934, che durò più di trenta giorni. In supporto dello sciopero, i lavoratori della Catalogna e delle altre regioni portarono con sé i ragazzi per prendersi cura di loro. Ma il più importante sviluppo si verificò nelle Asturie nell’ottobre del 1934, dove un fonte unico delle organizzazioni dei lavoratori – cosa che non avvenne nel resto della Spagna – funse da prova generale di una rivoluzione che avrebbe dovuto realizzarsi gradatamente dopo il colpo di Stato del 1936: la Comune delle Asturie. I lavoratori delle Asturie, sotto la guida dei minatori, presero il controllo della regione per due settimane, collettivizzarono la campagna, crearono un ampio esercito proletario e istituirono organizzazioni di controllo operaio in tutte le città.

Alla sconfitta della Comune seguì un periodo di dura repressione. Nel febbraio del 1936 si tennero finalmente nuove elezioni e i candidati del Fronte Popolare trionfarono. La coalizione tra partiti operai riformisti e borghesi repubblicani, sponsorizzata e promossa dagli stalinisti, costituì un imponente diversivo rispetto le tendenze rivoluzionarie. La CNT non si unì, ma sì rifiutò di condurre una campagna a favore dell’astensione come aveva fatto nelle elezioni del 1933, consentendo di fatto alla maggior parte dei lavoratori di far fluire il proprio voto verso il nascente Fronte Popolare. Il POUM (partito operaio di unificazione marxista, guidato da Andreu Nin) si unì così al Fronte Popolare, provocando una definitiva rottura tra Trotsky e i suoi vecchi compagni dell’opposizione di sinistra spagnola. Il rivoluzionario russo considerò questa fusione il tradimento della Rivoluzione spagnola.

Il Fronte Popolare non avrebbe saputo tenere a freno la brama di mobilitazione degli operai e dei contadini. Un’ondata di scioperi e occupazione di terre caratterizzò la primavera del 1936 e nell’estate l’esercito, sostenuto dalla borghesia e dal clero, organizzò il golpe fascista. Dopo la sconfitta del golpe militare, la rivolte del 19 luglio scoppiarono un po’ ovunque nei territori.

L’iniziativa rivoluzionaria delle masse portò al più grande processo di collettivizzazione dell’industria e servizi essenziali in Europa, e alla formazione di vari organismi di controllo operaio: comitati locali, comitati di fabbrica, pattuglie per il controllo e i rifornimenti e in particolare milizie. Tuttavia, sebbene la classe operaia combatté con grande energia e determinazione per difendere la rivoluzione contro il governo repubblicano che stava tentando di soffocarla, essa dovette fare i conti con le proprie leadership: sia con le organizzazioni apertamente controrivoluzionarie (stalinisti, socialisti, repubblicani) che con la CNT e il POUM, le quali, prendendo parte ai governi catalano e nazionale, appoggiarono i decreti contro le conquiste della rivoluzione di Luglio.

La Rivoluzione spagnola divenne così una delle rivoluzioni con il più ampio contrasto tra l’eroismo e la militanza della classe operaia e il ruolo controrivoluzionario delle proprie direzioni. Mentre i lavoratori cercavano ansiosamente la strada per la vittoria, le loro direzioni remarono costantemente contro, fino ad affogare nel sangue il processo rivoluzionario lungo le strade di Barcellona nel maggio del 1937. Questa sconfitta impresse una fondamentale lezione nell’anima del proletariato catalano: la necessità e l’urgenza di costruzione di un partito rivoluzionario nella fase preliminare e preparatoria per evitare sconfitte future.

La scuola di Nin era diametralmente opposta a quella di Trotsky, e di conseguenza a quella del partito bolscevico. Nel 1917 il partito bolscevico aveva quadri che erano stati addestrati a tenere salda la posizione di fronte ai partiti conciliatori negli anni precedenti, e questa preparazione consentì a Lenin di chiarire l’orientamento del partito nell’aprile del ’17. Successivamente questo partito di minoranza, che in certi momenti era molto isolato politicamente, riuscì a guadagnarsi la direzione delle masse nei soviet. Il POUM perseguì una logica opposta: una formazione di quadri basata su una battaglia diplomatica e una tendenza a “non isolarsi dalle masse” in momenti di grandissima illusione riformista. Non si rese conto, in verità, che la tendenza lo avrebbe isolato dalle masse, nel senso che non sarebbe stato più un’alternativa una volta che le masse avessero sperimentato il tradimento delle loro attuali direzioni.

Non è casuale il fatto che tutte le correnti politiche che negli ultimi anni hanno finito per racogliersi dietro Podemos o Syriza, sono quelle che hanno fatto una revisione positiva del POUM e delle lezioni della Rivoluzione Spagnola, cosa di per sé già indicativa del ruolo che essi vorrebbero giocare negli eventi a venire.

Le lezioni formulate da Trotsky sono ancora valide, 80 anni dopo, per quanti di noi rimangono ottimisti e pienamente consapevoli che la classe operaia si solleverà di nuovo per superare gli ostacoli che oggi la limitano, e per appropriarsi di nuove opportunità storiche per porre fine a sfruttamento e oppressione. È anche una lezione per quanti di noi non vogliono passivamente accettare le sconfitte – come coloro che in Spagna aprirono le porte alla Seconda guerra mondiale, la più grande strage ed espressione di barbarie del ventesimo secolo – e per quanti vedono la necessità storica di costruire un partito e una direzione rivoluzionari come un lavoro urgente ed essenziale.

 

Santiago Lupe

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