Il dirigente dell’istituto Da Vinci di Carpi ha involontariamente ma significativamente fornito, a chi vede nell’alternanza scuola-lavoro un inaccettabile regresso civile e un’altrettanto inaccettabile alienazione alle imprese della funzione educativa, un esaustivo compendio delle ragioni per cui è assolutamente necessario avversare questa pratica e chiederne la soppressione immediata, pena la futura tenuta democratica del paese.

Il preside ha infatti dichiarato, con avvilente assiomaticità e penosa pronità all’ideologia del pensiero unico, che il giovane studente-lavoratore punito col 6 in condotta per aver espresso, peraltro su un canale privato quale la propria pagina Facebook, la sua contrarietà rispetto alle ben poco formative e gratuite prestazioni che è stato costretto a fornire, va rieducato all’obbedienza tramite un “segnale”, un avvertimento di quanto potrebbe accadergli, nonostante il buon profitto, nel caso in cui osasse ancora criticare lo sfruttamento cui gli studenti vanno soggetti a partire dal varo della 107. Ha inoltre affermato, con una disarmante e al contempo inquietante sincerità, che la renitenza del giovane è tanto più riprovevole in quanto va ascritta a una posizione politica maturata prima di essere mandato al lavoro, quindi prima di sperimentarne i carichi. In pratica, il preside ha chiaramente ammesso che un margine di tolleranza può ancora essere concesso ad una lamentela relativa ai modi e tempi in cui si svolge il lavoro imposto agli studenti, mentre una opposizione di principio, teorica, va stroncata con la ritorsione e la minaccia.

Questo episodio dissipa ogni dubbio sull’effettiva “mission” sociale dell’alternanza, se ancora ce ne fosse stato bisogno dopo la recente, pesante ingerenza, nella vita scolastica e nell’azione pedagogica, dei responsabili delle giornate del FAI, che hanno sollecitato e quasi ordinato alla dirigente del Liceo Vittorio Emanuele di Napoli di punire i ragazzi, che avevano inscenato una giusta e apprezzata protesta contro l’alternanza. Da Carpi viene un messaggio che va colto subito: se la scuola smette di perseguire l’obiettivo di costruire coscienza critica e viene asservita agli interessi delle aziende e della produzione, corriamo davvero il rischio di circoscrivere la libertà di opinione e la libertà tout-court entro gli angusti limiti della pausa-pranzo concessa dai padroni”.

Cobas scuola Napoli
Docenti in lotta contro la 107

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.