La mobilitazione massiccia del settore pubblico, di giovani di alcuni settori privati così come quelli particolarmente importanti delle ferrovie segnano la possibilità dell’inizio di un vero movimento sociale contro Macron, pochi mesi dopo il suo arrivo al potere.

Tutto suggerisce che qualcosa è davvero iniziato, con le ferrovie come punta di lancia. Nessuno credeva in tale mobilitazione, nella SNCF [Société Nationale des Chemins de fer Français (Società nazionale delle ferrovie francesi)] , tanto più che a parte il Sud Rail, non era stata lanciata alcuna chiamata allo sciopero. Ciò che è successo è anche l’attacco contro il cosiddetto “bombardamento ferroviario” praticato dal governo e che è andato molto male : ha colpito una corda sensibile e ha suscitato una rabbia complicata da canalizzare per le leadership sindacali. La posta in gioco è una sorta di lotta per la dignità e contro il disprezzo, soprattutto perché sono in gioco le scelte dello Stato, il “Tutto TGV” , a scapito di un piano di sviluppo per le ferrovie, sono all’origine dei mali di cui Macron vuole individuare i ferrovieri come unici responsabili.

Questo è il motivo alla manifestazione della ferrovia parigina alla quale hanno partecipato i ferrovieri di tutta la Francia , era chiaro che la posta in gioco non era solo la difesa dello stato. Ciò che si difendeva era anche il servizio pubblico, vale a dire una certa idea di società assolutamente incompatibile con la filosofia macronista del tutto privatizzabile, del tutto redditizio. E’ questo senso di difesa del servizio pubblico che mobilita in massa i lavoratori delle ferrovie, comprese alcune aree di gestione, spesso utilizzate dai dirigenti per rompere gli scioperi. Ecco perché la situazione è di buon auspicio per il futuro così come la possibilità di un eccesso di leadership sindacali, le stesse organizzazioni che hanno chiamato , con la sola eccezione del Sud, che sostiene le rinnovabili, due giorni di sciopero a settimana, oltre tre mesi, a partire dal prossimo 3 aprile.


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In generale, e a differenza dei primi mesi di presidenza nel corso dei quali Macron è riuscito a far passare la sua contro-riforma in gran parte grazie alla politica del dialogo sociale e delle leadership sindacali che sono cadute nella trappola e non hanno realmente combattuto, stiamo iniziando a vedere un po’ di usura macronica. Si nota come sintomatico il suo parziale declino della riforma fiscale per non alienare i pensionati. Li abbiamo visti, per la strada, la settimana scorsa, coloro che appoggiavano Macron , all’inizio, e presso i quali la popolarità presidenziale inizia a vacillare. Allo stesso tempo, la manifestazione del personale dei centri di assistenza agli anziani, l’EPAHD, contro la mancanza dei mezzi e del deterioramento delle loro condizioni di lavoro e dunque dei loro pazienti, gode anche di un forte sostengo popolare. Inoltre, c’è anche la lotta contro la selezione all’università, con delle università mobilitate come Montpellier, Bordeaux e soprattutto Le Mirail. L’occupazione, che dura da qualche settimana, da parte degli studenti e soprattutto da parte del personale , insegnanti-ricercatori e non insegnati , potrebbe essere il segno premonitore di un cambiamento in corso. Per non parlare dello sciopero del personale di Air France , venerdì, e di dozzine di conflitti più o meno invisibili in tutto il paese.

Il “macronismo”, considerato come invincibile da tutti fino a poco tempo fa, ha raggiunto i suoi limiti? Con questo “battesimo della strada”, i più lucidi analisti iniziano a porsi questa domanda. In ogni caso, questo è l’interrogatorio di Cécile di Cornudet, sul giornale “Les Echos”: “Per rompere con la presunta immobilità di François Hollande , sottolinea Cornudet, Emmanuel Macron si è trasformato in un bulldozer sicuro della sua legittimità. Tranne che al momento della prima valutazione, il bulldozer rischia di stabilirsi come un “presidente scollegato” e le riforme minacciano di essere percepite per mancanza di “corpi” politici , associativi e intellettuali per diffonderle”

In fine, la debolezza della base sociale e politica del macronismo come ultimo avatar del neoliberismo di stampo francese potrebbe iniziare a porre seri problemi. Giove, come ama definirsi Macron per mostrare il suo bonapartismo, potrebbe sembrare improvvisamente molto più terreno e molto più imbattibile di quanto sembri.

Per questo, è necessario avere una strategia per sconfiggerlo. E’ necessario un programma, un’organizzazione democratica e una direzione per arrivare alla fine e che permette di andare oltre il quadro sindacale-corporativistico delle attuali direzioni del movimento operaio. Tutto questo diventa un problema cruciale, non solo per difendersi correttamente, ma anche per passare alla controffensiva e vincere. In modo tale che questo movimento, che per la storia, inizia il 22 marzo, si trasforma, 50 anni dopo in un “68 fino alla fine e vittorioso”.

 

Juan Chingo
Traduzione di Annalisa Esposito da Revolution Permanente

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.