Importante risultato per gli operai di Genova, città che sta vedendo come principali protagonisti gli operai e gli impiegati delle acciaierie dell’Ilva che, proprio ieri, sono scesi in piazza per protestare contro il piano di esuberi voluto da Am Investco Italy, la nuova appaltatrice degli impianti.

Cosa è successo? Nulla di nuovo, è la stessa storia che si ripete da anni: le società cambiano gli appaltatori e i lavoratori vengono trattati come merci. Costretti a firmare i contratti di fine appalto, essi vengono illusi di firmare i nuovi contratti con gli stessi diritti di prima. Ma purtroppo nella maggior parte dei casi non è così, anzi nella peggiore delle situazioni molti lavoratori non se lo vedono nemmeno rinnovare il contratto! È come se i diritti acquisiti in precedenza, con il vecchio datore non valessero più niente.

In questo caso, a poter perdere il posto di lavoro nello stabilimento genovese sono circa 600 dipendenti su 1500, di cui 400 già in cassa integrazione. Il nuovo piano di esuberi previsto dalla nuova società appaltatrice degli impianti, inoltre,  prevede sì la riassunzione dei dipendenti negli altri siti Ilva, ma con il famoso contratto Jobs Act, in cui non sono previsti né il diritto all’anzianità né il diritto all’integrativo aziendale, insieme ad altre tutele lavorative e salariali. Si tratta di un vero e proprio ricatto, un ricatto inaccettabile.

I lavoratori però, senza perdersi d’animo e stanchi dei ricatti padronali, si sono subito mobilitati per occupare la fabbrica e prendere possesso dei vari macchinari, con cui si sono diretti fin sotto alla Prefettura. Un corteo che ha visto sfilare oltre 1500 persone e che di sicuro non è passato inosservato, vista la quasi immediata risposta del Ministro Calenda a Roma. Mentre infatti nel palazzo del Governo a Genova si stava svolgendo il vertice di trattative tra sindacati e istituzioni, la classe politica del Governo Gentiloni, spiazzata da quei nuovi sommovimenti di piazza e per paura che potessero avere esiti ancora più ampli e favorevoli per le masse lavoratrici, ha preferito adottare la linea della prudenza e delle concessioni lavorative. Il Ministro Calenda, infatti, si è espresso tempestivamente definendo impossibili le condizioni delle trattative provocando l’ostilità della società appaltatrice e il rinvio del tavolo.

Questa scelta del Governo, ovviamente, è stata voluta e spinta anche da Comune e Regione in accordo con le maggiori sigle sindacali come Fiom e Cgil, che hanno posto un ultimatum al Governo per trovare una data in cui riaprire le trattative, garantendo tutte le tutele salariali e lavorative previste in precedenza, vista la delicata ed esplosiva situazione.

I lavoratori al momento hanno vinto, burocrazie sindacali e istituzionali hanno avuto paura e si sono viste costrette a retrocedere, considerato anche che un intervento armato non avrebbe fatto altro che inasprire ancora di più lo scontro sociale. Ma la situazione è ancora in bilico, non si sa quali risvolti avrà e se anche gli operai otterranno delle concessioni esse non possono che considerarsi come un piccolo gradino in più per continuare, con ancora più forza, la protesta e la battaglia sul piano delle rivendicazioni salariali e sociali. Essi comunque, al momento, stanno continuando ad occupare la fabbrica e non intendono (non devono) retrocedere fino a che non saranno mantenute le promesse fatte inizialmente dalla Am Investco Italy.

I lavoratori ancora una volta ci hanno dimostrato come va condotta la lotta!

Azimuth

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