Pubblichiamo di seguito un’intervista del nostro giornale ad Angela Palumbo, una maestra aderente al coordinamento dei lavoratori della scuola autorganizzati, un raggruppamento che unisce i settori più combattivi della scuola pubblica superando le differenze di sigla sindacale e che da diversi mesi lotta contro i  previsti licenziamenti di massa nella categoria.


Prima di tutto: com’è iniziata la tua esperienza col coordinamento dei lavoratori della scuola autorganizzati?

“Faccio parte dei lavoratori della scuola autorganizzati dallo sciopero dell’8 gennaio svoltosi a Milano dopo aver capito che il tempo delle deleghe e del demandare era terminato. Credo che i movimenti che partono dal basso siano fondamentali per un risveglio di coscienza di classe.

La vostra mobilitazione va avanti da diversi mesi. Ci sembra di capire che riguardi molte maestre, ma qual è la causa che vi ha spinti alla lotta?

“I maestri e le maestre della scuola pubblica con passione e professionalità contribuiscono a garantire un servizio di qualità alle famiglie e ai bambini, che accompagnano nella crescita. Siamo in 60.000. Stiamo rischiando di essere licenziati per effetto di una sentenza pilotata. Questa punta a negare la continuità didattica – fondamentale per il successo formativo di ogni alunno – e a smantellare il sistema della scuola pubblica in sè.”

Una sentenza “pilotata”?

“Si. Con la sentenza del 20 dicembre 2017, l’adunanza plenaria ha confermato ancora una volta la natura ballerina della Giustizia italiana. Dopo un chiaro e continuo orientamento positivo si è espressa in modo negativo non riconoscendoci un diritto acquisito. Da quel giorno si è venuta a creare una emergenza sociale che investe la scuola pubblica travolgendo più di 55000 maestri e maestre, che verranno ingiustamente licenziati dopo decenni di sfruttamento da parte dello Stato.”

A giudicare dalle riforme della scuola degli ultimi 15 anni e dalla recente Buona Scuola di Renzi non sembra arrivare casualmente questa sentenza…

“Si, sono sotto attacco il diritto allo studio e la scuola pubblica. La macelleria sociale che colpirà gli insegnanti precari dimostra la volontà politica di sopprimere il servizio pubblico in favore di quello privato.”

Una situazione non semplice a cui avete risposto con scioperi molto partecipati. Cosa chiedete per scongiurare i licenziamenti?

“È da 5 mesi che lottiamo incessantemente affinché venga emanato un decreto di legge urgente, che salvaguardi tutti i precari della scuola, dall’infanzia alla primaria. Ci è stato chiaramente comunicato dal Governo che non siamo considerati un’emergenza. Hanno reputato una priorità nazionale la missione in Niger; hanno finanziato 490 milioni di euro per la scuola privata, mentre i soffitti alla pubblica ci cadono in testa. 60000 famiglie distrutte non sono importanti per lo Stato. Smantellando la scuola si lascia morire l’organo vitale di un paese, uccidendolo.”

In questi anni ci sono state tante vertenze anche radicali. Il problema è che sono sempre state tra loro divise per gli interessi particolari delle direzioni sindacali. Il vostro coordinamento, invece, ci pare punti a superare la divisione tra i lavoratori …

“Crediamo che sia necessario ricostituire un fronte comune di lotta che coinvolga più vertenze affinché il dissenso non venga imbavagliato e oscurato.  Le nostre intenzioni sono quelle di passare ad azioni forti. L’emergenza gliela creeremo noi sbattendogli in faccia tutta la rabbia accumulata in questi anni di sfruttamento.”

Perchè avete sentito l’esigenza di riunirvi in un coordinamento intersindacale? Cos’è che non bastava dell’appartenenza a un sindacato rispetto che a un altro?

“I dirigenti dei sindacati, da troppi anni, insieme alla politica con i suoi soliti faccioni, non fanno altro che giocare sulla nostra pelle e tutelare i propri privilegi. Decidono per noi senza avere l’umiltà di ascoltare i diretti interessati. È per questo motivo che abbiamo deciso di autorganizzarci. Sforzandoci di informarci costantemente, possiamo individuare le soluzioni, fare proposte per riprenderci la dignità, che per troppo tempo ci è stata calpestata.”

Cosa pensate di fare adesso?

“In questi giorni continueremo a costruire iniziative di lotta e stiamo organizzando una mobilitazione il 29 maggio al MIUR a Roma.”

Giornale militante online fondato nell'aprile 2017.
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