Israele nella tarda serata di giovedì ha bombardato l’ospedale Battista a Gaza uccidendo circa 900 persone e ferendone altrettante. All’interno dell’ospedale malati, donne e bambini già colpiti dai raid di questi giorni.


 

Dopo aver costretto alla fuga quasi 600.000 persone nella zona nord di Gaza, le forze militari dell’occupante sionista continuano a compiere crimini di guerra. Dopo le scuole, ora il bersaglio dell’IDF sono diventati gli ospedali, in un’escalation di violenza che aumenta ulteriormente la quantità di vittime palestinesi e innalza il livello del conflitto. Una vera e propria strage quella che si è consumata nell’ospedale di al-Ahli Arab, ospedale legato alla chiesa ortodossa a Gaza. Sono circa 900 i morti a causa del bombardamento, un altro atto criminale dei tanti a cui abbiamo assistito nel corso di questa ennesima offensiva contro la Striscia di Gaza, che fino ad oggi ha causato 3000 morti.

Il bombardamento dell’ospedale non è un caso: proprio ieri, un membro del governo sionista aveva affermato che Hamas aveva costruito tunnel sotterranei nelle scuole e negli ospedali, la solita scusa israeliana che gli consente ogni volta di colpire indiscriminatamente obiettivi civili nella striscia.

Ancora un crimine che rimarrà impunito dall’occidente e dalle organizzazioni transnazionali di cui è egemone, e che proprio in questi giorni ha ribadito, anche con visite ufficiali da parte di rappresentanti di governi europei e nordamericani, la propria solidarietà a Israele e il suo diritto a difendersi.

Un diritto di difesa che si traduce in vera e propria complicità con i crimini che i sionisti stanno portando avanti in Palestina. Crimini che, seppur con minore intensità si stanno consumando anche in Cisgiordania, dove ad oggi sono morti 50 palestinesi, molti dei quali uccisi da coloni.

Infatti, la tattica israeliana nella West Bank occupata è quella di delegare la sicurezza ai coloni stessi, i quali sono stati armati con fucili automatici direttamente dal governo israeliano e più in particolare dal ministro dell’interno Itmar ben Gvir.

Intanto la popolazione della Cisgiordania non ha tardato a far sentire nelle strade la propria indignazione per il massacro dell’ospedale Battista, incontrando la repressione, non da parte di Israele, ma direttamente dalle forze armate della corrotta e sempre più collaborazionista Autorità Palestinese.

I manifestanti a Ramallah sono stati repressi a suon di lacrimogeni e proiettili di gomma dalla polizia di Abu Mazen. In parallelo, tra ieri e oggi decine di migliaia di persone sono scese in piazza in vari paesi arabi, e in particolare ad Amman, in Giordani, a Tunisi e a Rabat.

 

La strage dell’ospedale di Gaza è l’ennessimo crimine sionista in Palestina, crimine appoggiato dall’imperialismo occidentale che proprio in questi giorni sta mostrando non solo la propria complicità con i crimini sionisti, ma pure sta mostrando la propria natura reazionaria e anti-democratica contro tutti coloro che dimostrano supporto alla causa palestinese.

Nella “democratica” Germania, abbiamo assistito alla messa al bando di organizzazioni solidali (come nel caso di Samidoun, che si occupa della causa dei prigionieri politici palestinesi), così come di qualsivoglia manifestazione in supporto alla causa palestinese (attraverso un voto prettamente politico al Bundestag, nel quale anche il partito riformista di sinistra “Die Linke” ha votato tale messa al bando, di fatto stringendo un sodalizio con le forze di governo e con la destra reazionaria dell’AFD); la Gran Bretagna ha proibito l’esposizione della bandiera palestinese e numerosi esponenti del movimento sono stati sottoposti a dichiarazioni e attacchi di natura islamofoba; la Francia ha proibito manifestazioni e l’Italia censura persino che Patrick Zaki per aver espresso un giudizio negativo su Netanyahu.

Si tratta, in moltissimi casi, di una repressione che bersaglia principalmente intere comunità di persone fuggite da regimi autoritari, e che si ritrovano oggi vittime della stessa repressione democratica degli Stati imperialisti. In Germania i più colpiti, ad esempio, sono stati gli esiliati egiziani e siriani: un paradosso, se pensiamo da cosa sono fuggiti e cosa hanno dovuto passare nel loro paese di origine e, a questo punto, anche in quelli di arrivo.

 

L’imperialismo ha creato Israele e contro di esso bisogna lottare, iniziando dalla classe lavoratrice: già i sindacati palestinesi avevano dichiarato una mobilitazione ad oltranza nei giorni immediatamente successivi all’inizio dell’operazione “Tempesta di Al-Aqsa”, e oggi cercano di far diffondere un appello di solidarietà alle organizzazioni dei lavoratori e delle lavoratrici di tutto il mondo. In questo senso, dobbiamo rivendicare una strategia che segua l’appello dei sindacati palestinesi allo sciopero di solidarietà in Europa; in Italia, in questo senso, è importante l’esempio dei portuali di Livorno, che poco più di un anno fa hanno fermato navi cariche di armi dirette in Medio Oriente e Israele, cordinandosi con i compagni del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova. In questi giorni, invece, alcune sigle del sindacalismo di base tedesche hanno dichiarato la propria solidarietà al popolo palestinese.

 

Mat Farouk

Rabat (Marocco)

Rabat (Marocco)

Tunisi (Marocco)

Tunisi (Tunisia)

Tunisi (Tunisia)

Tunisi (Tunisia)

Amman (Giordania)

 

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