Rosa Luxemburg è stata spesso presentata come un’avversaria della rivoluzione russa: un qui pro quo deliberato. In effetti, la Luxemburg era una bolscevica critica.


La libertà è sempre la libertà dei dissidenti” o “la libertà di chi la pensa diversamente”. Questa è di gran lunga la citazione più nota di Rosa Luxemburg. La versione inglese di Wikipedia, per esempio, usa questa citazione per affermare che ella criticasse “i bolscevichi, intuendo ed avvertendo della loro dittatura”. Mitchell Cohen usa la stessa citazione per fare lo stesso discorso sulla difesa antibolscevica di Luxemburg della “libertà” nella rivista Dissent Magazine. Ma mentre la citazione è ben nota, l’opuscolo che la contiene non lo è – e quell’opuscolo mostra la vera posizione di Luxemburg.

Nell’autunno del 1918, Rosa Luxemburg era in prigione nella città polacca di Wrocław, allora conosciuta con il nome tedesco di Breslau. L’Impero tedesco l’aveva tenuta in “custodia protettiva” per più di tre anni. Nonostante il suo isolamento, continuò il suo lavoro di leader rivoluzionario dalla sua cella. Analizzava la politica tedesca e internazionale nelle Lettere a Spartaco, e contemporaneamente guidava il gruppo che presto avrebbe fondato il Partito Comunista Tedesco (KPD).

Dopo il rovesciamento dello zar nel marzo 1917, Luxemburg seguì con la massima attenzione la rivoluzione russa. Salutò con entusiasmo l’insurrezione che portò al potere i consigli dei lavoratori e dei soldati (sovietici) all’inizio di novembre:

Gli operai tedeschi sono ora chiamati dalla storia a portare il messaggio di rivoluzione e di pace da est a ovest. Non c’è bisogno di un semplice schiocco di labbra, ma di un vero fischio![1]

Sfide senza precedenti

La rivoluzione russa ha affrontato sfide senza precedenti. Come partigiana della rivoluzione, Luxemburg ha sottoposto ogni decisione dei sovietici alla sua affilata critica. Ma non era sola: c’era un dibattito costante in tutti i consigli dei lavoratori e in tutte le strutture del partito bolscevico. Quando il governo sovietico fu costretto ad accettare una pace onerosa con l’Impero tedesco nel Trattato di Brest-Litovsk, Luxemburg sostenne che non c’erano alternative a questa difficile decisione:

fu solo l’atteggiamento pervicacemente servile del proletariato tedesco che costrinse i rivoluzionari russi a fare pace con l’imperialismo tedesco come unica potenza dominante in Germania[2].

Il partito bolscevico era a sua volta profondamente diviso su Brest-Litovsk – solo una maggioranza estremamente esigua votò a favore dell’accettazione dei termini tedeschi. Qui Luxemburg si schierò con la maggioranza del partito intorno a Lenin. Per lei era chiaro che erano i socialdemocratici tedeschi – che avevano sostenuto la guerra imperialista fin dal 1914 – ad avere la responsabilità ultima di qualsiasi battuta d’arresto della rivoluzione russa.

Nell’autunno del 1918 Luxemburg riassunse la sua critica alla rivoluzione russa in un lungo documento. Ma lo scoppio della rivoluzione in Germania – la rivolta raggiunse Berlino il 9 novembre, e Luxemburg fu liberata dal carcere proprio quel giorno – le impedì di portarla a termine.

Il manoscritto incompiuto “Sulla rivoluzione russafinì nelle mani dell’avvocato di Luxemburg, Paul Levi, che le successe come segretario della KPD. Solo quando Levi ruppe con la KPD nel 1921 pubblicò il testo come opuscolo. Perché non lo pubblicò Luxemburg stessa? Semplicemente non ha trovato il tempo nel tumulto della rivoluzione? (Dopotutto, tra il suo rilascio dal carcere e l’assassinio da parte dei paramilitari protofascisti sotto gli ordini del governo socialdemocratico sono passati solo due mesi). La sua compagna d’armi di lunga data Clara Zetkin disse più tardi che Luxemburg aveva deliberatamente deciso di non pubblicarlo – aveva cambiato idea su alcuni punti chiave.

Non c’è bisogno di riassumere qui l’intero opuscolo – vale la pena di leggerlo in originale. Luxemburg formula critiche su varie decisioni del governo rivoluzionario, come la distribuzione della terra ai contadini o lo scioglimento dell’Assemblea costituente. Ma tutte le sue critiche sono formulate nel quadro della rivoluzione. Le stesse posizioni sono state difese all’interno del governo sovietico e del comitato centrale del partito bolscevico. Rosa Luxemburg non era né più né meno che una bolscevica critica.

 

Imparando dalla rivoluzione

La critica luxemburghiana era significativamente con riserve, prendendo le distanze dalla propaganda antibolscevica dei socialdemocratici e di tutti gli oppositori della rivoluzione socialista in Germania. E come materialista storica, naturalmente, ha imparato da entrambe le rivoluzioni. Nella sua critica alla Rivoluzione russa, aveva difeso l’idea che ci dovesse essere una sorta di assemblea parlamentare oltre ai consigli dei lavoratori – ma quando la stessa idea fu proposta per la Germania da socialdemocratici come Karl Kautsky, si oppose con veemenza. L’esperienza di vita aveva dimostrato che un doppio potere tra i consigli dei lavoratori e un parlamento borghese poteva essere solo temporaneo – coloro che volevano avere entrambi finivano inevitabilmente per sostenere il parlamentarismo e la controrivoluzione.

Anche in questo pamphlet critico, dal quale viene citata solo quella singola frase, traspare l’appassionata difesa luxemburghiana della rivoluzione. C’è una certa ironia nel fatto che il nome di questo immortale comunista sia ormai abusato da un grande apparato riformista [come quello che gestisce questa associazione tedesca di studi luxemburghiani, ndt]. I socialisti del governo di oggi amano fingere che Luxemburg fosse “contro la dittatura” e “per la democrazia”. Ma lei, proprio come Marx, Engels, Lenin e Trotsky, era per una dittatura rivoluzionaria dei consigli dei lavoratori per espropriare la borghesia.

Nel dicembre del 1918, nella Rote Fahne (Bandiera Rossa), l’organo centrale della KPD, scrisse dell'”Assemblea Costituente o Governo dei Consigli” come alternative incompatibili. Il suo atteggiamento nei confronti della “democrazia” borghese non potrebbe essere più chiaro:

Ciò che fino ad ora era considerato uguaglianza e democrazia: parlamenti, assemblee nazionali, voti uguali, era un mucchio di menzogne! Pieno potere nelle mani delle masse lavoratrici, come arma per fare a pezzi il capitalismo – questa è l’unica vera uguaglianza, questa è l’unica vera democrazia!

 

Contro i socialisti di governo

Per questo motivo la critica luxemburghiana alla rivoluzione russa non era diretta principalmente contro Lenin e Trotsky, ma piuttosto contro i socialdemocratici tedeschi come Ebert, Scheidemann, Noske, Kautsky, Haase, ecc. Espone l’ipocrisia di questi ultimi con parole brucianti:

Lasciamo che i socialisti del governo tedesco gridino che il governo dei bolscevichi in Russia è un’espressione distorta della dittatura del proletariato. Se lo era o lo è, è solo perché è un prodotto del comportamento del proletariato tedesco, di per sé un’espressione distorta della lotta di classe socialista. Tutti noi siamo soggetti alle leggi della storia, ed è solo a livello internazionale che l’ordine socialista della società può essere realizzato. I bolscevichi hanno dimostrato di essere capaci di tutto ciò che un vero partito rivoluzionario può mettere in campo nei limiti delle possibilità storiche. Non sono tenuti a fare miracoli. Per una rivoluzione proletaria modello, senza difetti in una terra isolata, stremata dalla guerra mondiale, strangolata dall’imperialismo, tradita dal proletariato internazionale, sarebbe un miracolo. Si tratta di distinguere l’essenziale dal non essenziale, il nucleo dalle escrescenze accidentali della politica dei bolscevichi[3].

Luxemburg intendeva ciò che intendevano Lenin e Trotsky: la rivoluzione socialista non poteva che essere vittoriosa sulla scena internazionale. Per questo motivo ha posto la responsabilità delle carenze della rivoluzione russa sui socialdemocratici tedeschi, che frenavano la rivoluzione in Germania con tutte le loro forze. La Germania, con il suo avanzato sviluppo industriale, forniva condizioni infinitamente migliori per costruire il socialismo rispetto alla Russia arretrata. Questo è ciò che ha espresso in una lettera alla sua amica di lunga data Luise Kautsky (aveva invece rotto con il marito di Kautsky, Karl, anni prima):

Sei contenta dei russi? Naturalmente non riusciranno a mantenersi in questo Sabbath delle streghe – non perché le statistiche dimostrano che il loro sviluppo economico è troppo arretrato, come il tuo intelligente marito ha elaborato, ma perché la socialdemocrazia nell’Occidente altamente sviluppato è costituita da un branco di codardi pietosi che sono pronti a guardare con calma e a lasciare che i russi muoiano dissanguati. Ma una tale fine è meglio che “vivere per la patria”; è un atto di importanza storica mondiale le cui tracce non si estingueranno per eoni[4].

Hanno osato!

L’opuscolo luxemburghiano sulla Rivoluzione russa si conclude inserendo la sua critica nel contesto dell’intera storia della lotta di liberazione del proletariato. Non “questo o quel particolare” è decisivo, ma la rivoluzione stessa – per la quale Luxemburg ha combattuto con tutta la sua straordinaria energia:

Nel periodo attuale, in cui ci troviamo di fronte a lotte finali decisive in tutto il mondo, il problema più importante del socialismo era ed è la questione scottante del nostro tempo. Non si tratta di questa o quella questione secondaria di tattica, ma della capacità d’azione del proletariato, della forza di agire, della volontà di potenza del socialismo in quanto tale. In questo, Lenin, Trotsky e i loro amici furono i primi, quelli che si misero alla testa come esempio per il proletariato mondiale: sono comunque gli unici, fino ad oggi, che possono rivendicare:”Ho osato!”[5].

Com’è triste che il pensiero di una così grande rivoluzionaria si riduca a una sola frase – facendola quasi sembrare un’avversaria della prima rivoluzione proletaria. Il compagno d’armi della Luxemburg, Lenin, aveva avvertito allora di questo pericolo:

Durante la vita dei grandi rivoluzionari, le classi oppressive li perseguitavano costantemente, ricevevano le loro teorie con la malizia più selvaggia, l’odio più furioso e le campagne più spregiudicate di menzogne e calunnie. Dopo la loro morte, si cerca di convertirli in innocue icone, di canonizzarli, per così dire, e di santificarne in una certa misura il nome per “consolare” le classi oppresse e con l’obiettivo di ingannare queste ultime, derubando al tempo stesso la teoria rivoluzionaria della sua sostanza, smussandone il margine rivoluzionario e volgarizzandola[6].

Non dovremmo permettere che Rosa Luxemburg si trasformi in un’icona innocua. La sua eredità è un richiamo alla lotta per la rivoluzione socialista.

Nathaniel Flakin

Traduzione da Left Voice

Note

1. Rosa Luxemburg, Spartacus Letters, January 1918, cit. in: Paul Frölich, Rosa Luxemburg (Chicago: Haymarket, 2010).

2. Ibid.

3. Rosa Luxemburg, La rivoluzione russa (qui versione online in inglese).

4. Rosa Luxemburg, Letter to Luise Kautsky, 24 novembre 1918, cit. in Frölich, op. cit.

5. Rosa Luxemburg, La rivoluzione russa.

6. V.I. Lenin, Stato e rivoluzione.

Nathaniel è un giornalista e storico freelance che vive a Berlino. Fa parte della redazione del giornale online Left Voice. Nathaniel, noto anche con il soprannome Wladek, ha scritto una biografia di Martin Monath, un trotskista combattente nella resistenza in Francia durante la seconda guerra mondiale, pubblicata in tedesco e in inglese. È nello spettro autistico.