Sono state aperte diverse indagini che hanno coinvolto soldati francesi dell’operazione “Sangaris” nella Repubblica Centrafricana, per aggressione sessuale su minori. Dopo un’indagine di 2 anni, tenuta segreta dall’inizio alla fine, i giudici inquirenti hanno respinto il caso come un “non luogo a procedere”, una decisione che riafferma così l’impunità degli stupratori.


L’operazione “Sangaris”, lanciata nel 2013 dalla Francia e conclusasi ufficialmente nell’ottobre del 2016, aveva – così si dice – lo scopo di ristabilire la pace nella regione (Repubblica Centrafricana). Come in ogni guerra, le aggressioni sessuali commesse dai militari sono state coperte. In effetti, l’associazione “Innocence en danger” [innocenza in pericolo] ha raccolto non meno di 41 testimonianze di bambini – nella maggior parte dei casi di età compresa fra i 7 ed i 13 anni – che hanno affermato di aver subito delle aggressioni sessuali da parte dei militari francesi della missione Sangaris, fra il 2013 ed il 2014.

Dopo che il fatto si è diffuso tra i media, varie inchieste sono state aperte nei confronti di militari francesi e\o caschi blu per «stupro commesso da una persona che stava abusando delle proprie funzioni» o per «violenza di gruppo». L’ONU, così come il governo francese, sembra abbia fatto di tutto per passare sotto silenzio “il caso”: le associazioni “innocence en danger” e “enfance et partage” [infanzia e condivisione], che si sono costituite come parte civile durante uno di questi processi, hanno denunciato l’estrema parzialità dell’inchiesta portata avanti dall’ ONU – rimasta segreta – così come quella del governo francese.

In effetti, il tribunale di Parigi nel marzo del 2017 ha emesso un’ordinanza di non luogo a procedere nei confronti dei militari francesi, ordinanza applicata dai giudici dell’istruttoria l’11 gennaio 2018 nel caso sollevato dalle due associazioni. Eppure in questa stessa ordinanza, il tribunale di Parigi stesso ha ammesso di non poter affermare “che non è stato commesso alcun abuso sessuale”, ma che l’insieme delle testimonianze non sarebbe sufficientemente coerente… Nonostante questi elementi probanti, la giustizia ha ancora una volta chiuso gli occhi, al fine di non far cadere il velo – sempre più sottile – che nasconde il vero volto dell’esercito francese. Una decisione di giustizia che significa il permesso accordato ai soldati di stuprare impunemente. Si pensi ancora a Chevènement [sovranista “di sinistra”, già dirigente del Partito Socialista, ndt] che, nel maggio del 2015, aveva cercato di minimizzare i fatti evocati da queste dichiarazioni: «è chiaro che il fatto di trovarsi a contatto con popolazioni sfortunate, abbandonate a loro stesse può favorire comportamenti di questo tipo [..]  Lasciamo l’esercito francese al di sopra di tutto questo: esso rende molti servizi; svolge con grande professionalità i compiti che gli sono affidati».

Un’ulteriore provocazione, che già poteva far presagire la mancanza totale d’imparzialità della giustizia razzista, al servizio della Francia imperialista. Questi casi illustrano la natura stessa dell’esercito francese, secondo cui lo stupro non è che un’arma come un’altra – utilizzato comunemente nei conflitti militari. Una ragione in più, se ce ne fosse bisogno, perché la nostra classe si raccolga intorno a questa parola d’ordine: fuori l’esercito francese dall’Africa e dal Medio-Oriente!

Mar Leroye

Tradotto da Révolution Permanente

 

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.