Biden è diventato il primo presidente degli Stati Uniti a riconoscere formalmente lo sterminio degli armeni durante la Prima Guerra Mondiale come genocidio.


Il presidente americano Joe Biden ieri ha descritto come “genocidio” il massacro di 1,5 milioni di armeni da parte dell’impero ottomano nel 1915, una mossa che promette di aumentare le tensioni con la Turchia.

In una dichiarazione per segnare il 106° anniversario dell’inizio di quel massacro, che cadeva ieri, Biden è diventato il primo presidente degli Stati Uniti a riconoscere formalmente ciò che è accaduto come genocidio, qualcosa che i suoi predecessori hanno evitato per non mettere in pericolo la cruciale alleanza con la Turchia.

Venerdì sera, Biden ha chiamato il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, per dare la notizia. Questa è la prima conversazione tra i due leader dall’arrivo di Biden alla Casa Bianca nel gennaio di quest’anno. Un atto che non è piaciuto molto al presidente turco, che ha mantenuto un rapporto più stretto con Donald Trump.

Erdogan ha immediatamente respinto la dichiarazione e ha detto che la questione armena è stata politicizzata da settori con interessi particolari. È stato raggiunto dal ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, che ha assicurato che il suo governo “non prenderà lezioni da nessuno sulla sua storia”.

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, nel frattempo, ha twittato i suoi ringraziamenti a Biden, aggiungendo che è un giorno molto importante per tutta la comunità. Ha anche detto che il presidente “ha onorato la memoria delle vittime del genocidio armeno”.

Il 24 aprile 1915 iniziò un’operazione genocida orchestrata dal governo dei Giovani Turchi, volta a sradicare la popolazione armena e altri gruppi di popolazione dall’altopiano anatolico, una regione che quel popolo aveva abitato per secoli. Nel contesto della crisi dell’impero ottomano e con l’obiettivo di consolidare una “nazione turca”, “omogeneizzata”, il governo intraprese la persecuzione, l’espulsione e l’annientamento della popolazione armena.

Solo a Istanbul più di 2.300 persone furono arrestate e fucilate o deportate. Poco dopo tutti gli armeni che appartenevano all’esercito furono massacrati. Gli uomini adulti rimasti (tra i 15 e i 20 anni e tra i 45 e i 60 anni) furono poi separati dalle loro comunità, allontanandoli dalle loro famiglie e lasciando soli donne, bambini e anziani. Seguirono deportazioni di massa e massacri.

Fu uno dei primi grandi genocidi del ventesimo secolo, durante il quale più di 1.500.000 armeni furono fatti sparire, sterminati, deportati o altrimenti eliminati fisicamente.

Durante tutto il XX secolo il genocidio armeno è stato deliberatamente nascosto e “dimenticato” dagli Stati europei e dagli Stati Uniti, e solo pochi paesi hanno riconosciuto la sua esistenza solo pochi anni fa. Israele continua a negare il genocidio armeno. Negli ultimi decenni la Turchia è stata un alleato chiave dell'”Occidente” in una zona strategica al confine tra Europa e Asia.

La dichiarazione promette di aumentare le tensioni tra gli Stati Uniti e la Turchia, due membri della NATO, alleati in teoria, ma che in vari conflitti si sono trovati su fronti opposti.

 

Redazione – La Izquierda Diario

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