Negli ultimi 10 anni lo stabilimento Gian Battista Vico di Pomigliano ha rappresentato moltissimo per lo scontro di classe nel Paese. Lo ha fatto in senso unidirezionale, dal lato di Marchionne e degli Elkaan contro gli operai. Complice l’atteggiamento arrendevole delle burocrazie sindacali, il referendum del 2010 ha costretto gli operai a scegliere tra il lavoro e la qualità della vita.
Negli stabilimenti FCA si lavora sui 21 turni, si va a lavorare anche di sabato, le pause sono ridotte a 10 minuti, non c’è neppure il tempo di andare in bagno. Sulla catene è diventato impossibile persino parlare tra i lavoratori, perchè le guardie della vigilanza sono pronte a segnalare qualsiasi cosa alla dirigenza aziendale. D’estate, poi, a questa condizione si affianca il caldo estenuante, i capannoni diventano roventi e i rischi per la salute aumentano sempre di più.
I piani industriali di FCA, avallati come unica soluzione per mantenere il lavoro da parte di FIM e FISMIC, si sono rivelati delle enormi fregature, con la Panda che non ha riportato tutto il personale a lavorare e con le auto premium che non riusciranno a raggiungere le 70 mila unità prodotte (Marchionne aveva garantito riuscissero ad arrivare a 140 mila). Per questi motivi la dirigenza ha deciso di trasferire a Cassino 320 operai di Pomigliano, che sono costretti a fare 4 ore di viaggio sommate alle 8 di lavoro, per una giornata che li impiega circa 13-14 ore solo per lavorare.
FCA sta per mandare per strada 500 interinali a Cassino e vorrebbe sostituirli trasferendo definitivamente gli operai di Pomigliano che oggi fanno i trasfertisti.
La misura è oramai colma. Gli operai oramai percepiscono il disagio, non ne possono più di lavorare in queste condizioni. Fino ad alcuni anni fa, nonostante sapessero che le rivendicazioni di chi andava fuori fabbrica a volantinare fossero giuste, non si esponevano e facevano mille compromessi pur di mantenere il lavoro. Ciò che oggi è cambiato è che nonostante i sacrifici fatti l’azienda chiede sempre di più agli operai, li vuol trattare come semplici merci.
È sulla lotta contro le trasferte che qualcosa è cambiato. I modelli di lavoro WCM 4.0 impongono ritmi e condizioni che sono disumani.
Così da settembre ci sono stati diversi segnali di risveglio. Sono loro a intervenire, a contestare, ad ascoltare, fino ad arrivare a scioperare in maniera del tutto spontanea per protesta contro nessuna data certa di rientro dalle trasferte di Cassino.
L’accordo del 16, firmato dalle burocrazie sindacali tutte, tranne che dalla FIOM, non dà nessuna data certa di ritorno, non dà le paghe per le trasferte e rimanda tutto a settembre. I contenuti del testo scritto, però, parlano chiaramente di trasferimenti definitivi e di un piano industriale che non c’è, per cui tutto sarà valutato successivamente a quella data, compresa la fine che dovranno fare i lavoratori ai quali avevano detto sarebbero tornati a Pomigliano.
Oggi in fabbrica c’è stata un’assemblea indetta dalla FIOM coi lavoratori per discutere dell’accordo del 16. La rabbia degli operai era enorme. Alle parole d’ordine tiepide delle ulteriori valutazioni e delle vie giudiziarie, gli operai hanno risposto con indifferenza. Alla parola d’ordine dello sciopero, lanciata da Mimmo Mignano del Si Cobas, gli operai hanno risposto con grande entusiasmo, con applausi e rivendicando il diritto a riprendersi la fabbrica. In particolare l’intervento di un operaio è stato sintomatico di ciò che gli operai pensano e sentono.
Questo compagno ha affermato che era iscritto in FIOM, ma che si è cancellato dopo aver visto nel sindacato una linea morbida. Ma la cosa più importante sta nell’affermazione:”Noi questa fabbrica dobbiamo riprendercela!”.
Applaudito e acclamato dai lavoratori su queste dichiarazioni.
Esiste una sintomatologia nella lotta di classe e va analizzata. Mentre fino a poco tempo fa sembrava tutto tacere dal versante operaio, adesso la rabbia è esplosa, la molla si è rotta e non è più possibile risanare lo strappo.
Per questo in FCA a Pomigliano qualcosa sta per cambiare. Segnali di una grande ripresa del conflitto. Se gli operai scioperano i padroni son costretti a scendere a compromessi.
È ora di lanciare un grande sciopero con picchetto in FCA a Pomigliano di tutti i lavoratori, a prescindere dalle sigle sindacali di appartenenza, per lottare contro i sabati lavorativi, contro i 21 turni, per l’allungamento delle pause, per il ritorno della pausa mensa a metà turno, per la fine delle trasferte a cassino. Questo è l’unico piano industriale di cui gli operai possono sentir parlare. I problemi di managment aziendale sono di FCA. Il problema dei lavoratori è il salario per le proprie famiglie e il tempo da dedicare alla propria vita.
È solo l’inizio! Uniti si vince!
Douglas Mortimer
Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.