Come sempre nei fenomeni storici negli avvenimenti e nelle scelte politiche di una organizzazione hanno molto peso il ruolo delle personalità, che sono il prodotto dell’interazione di un soggetto con l’insieme delle condizioni date sia economiche che sociali. Vale a dire che le circostanze materiali di esistenza influiscono in maniera determinante sulle idee e la personalità di un soggetto, ma che questi possa a sua volta incidere su di esse se inerito in determinati processi di cambiamento delle condizioni. Marx scrisse ne L’ideologia tedesca che
Le circostanze fanno gli uomini non meno di quanto gli uomini facciano le circostanze marx ideologia tedesca.
Come questi due aspetti s’intreccino ci aiuterà a capire meglio le caratteristiche del fenomeno terroristico più temuto del nostro tempo.
AL-ZARQAWI: DAL SOTTOPROLETARIATO AL SERVIZIO DELLA BORGHESIA DEL PETRODOLLARO
Lo proclamazione del Califfato dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante è la risultante di un processo decennale in cui gruppi jihadisti hanno cambiato nome e composizione.
La Stanford University, in una dettagliata ricostruzione processuale, identifica la storia dello Stato Islamico in tre periodi: il primo periodo va dalla nascita del gruppo nel 2002 fino alla morte dello stesso al-Zarqawi nel 2006; il secondo vede una crisi della sua organizzazione dal 2006 al 2011; la terza coincide con la fase di espansione con alla guida Abu Bakr al-Baghdadi.
Nato a Zarqa nel 1966, muore nel 2006 vittima di un bombardamento statunitense. Ritenuto dagli stessi jihadisti un “combattente senza scrupoli”, al-Zarqawi si radicalizza progressivamente passando dalla delinquenza lumpenproletaria a quella terroristica al servizio dei petrodollari.
Nato e cresciuto a Zarqa, città industriale molto povera della Giordania in Palestina e sede del più grande campo profughi del paese, da adolescente inizia a praticare il contrabbando e finisce in prigione per possesso di droga e violenza sessuale.
Sua madre è preoccupata per lui e lo avvicina alla moschea Al-Hussein Ben Ali dove diventa salafita e si arruola nello jihadismo. Parte per l’Aghanistan dove partecipa a diverse operazioni militari terroristiche e diventa corrispondente per il magazine jihadista L’edificio impenetrabile.
È ìn questa esperienza che acquisisce una piena formazione militare. Si addestra nel campo sul confine tra Pakistan e Afghanistan, L’eco della battaglia, gestito da al-Qaeda.
Torna nel 1992 in Giordania e viene ingaggiato da al-Maqdisi, ideologo del jihad e fondatore di un suo proprio gruppo denominato La casa dell’Imam.
Nel 1994 vengono entrambi arrestati e al-Zarqawi si allontana progressivamente dal suo “mentore”. In carcere comincia un percorso di ulteriore radicalizzazione, che lo porta a condannare altre frange del jihad da lui considerate “troppo moderate”.
Torna libero nel 1999 grazie a un’amnistia del monarca giordano Abdullah II, che tenta in questo modo di avviare una trattativa con la borghesia islamica al fine di garantire una stabilità del suo governo.
In libertà riparte per l’Afghanistan dove tuttavia non si unisce subito alla più potente e organizzata al-Qaeda, ma lo farà successivamente a seguito di trattative con Osama Bin Laden, che alcuni ex jihadisti dicono fosse rimasto “impressionato dai metodi efferati di al-Zarqawi”.
Nel 2002 costruisce una rete di jihadisti dal nome Gruppo dell’Unicità di Dio e del Jihad, una sorta di legione straniera del fondamentalismo terrorista islamico, in cui vi militano giovani provenienti da Giordania, Afghanistan, Pakistan, Kurdistan in un primo momento, ma a cui successivamente vi si uniranno ex militari delle Tigri di Arkan e delle guerre di Kosovo e Cecenia.
In Giordania nello stesso anno il gruppo sale alla ribalta per il clamore scatenato dall’omicidio del funzionario americano Laurence Foley. Al-Zarqawi diventa in poco tempo il terrorista più ricercato del mondo. Gli USA promettono una ricompensa da 25 milioni di dollari per “chiunque fornisse informazioni utili su al-Zarqawi”.
Per un certo periodo è più popolare di Osama Bin Laden negli ambienti del Jihad.
Nell’ottobre 2004, dopo mesi di trattative, Osama Bin Laden lo proclama “Emiro di al-Qaeda in Iraq”. Nasce dunque il nodo iracheno di al-Qaeda dall’assimilazione di tale network terroristico. Passa, dunque, sotto l’ala protettiva della famiglia Laden legata alla Famiglia Reale Araba.
La famiglia Laden è proprietaria di una multinazionale denominata Saudi Binladin Group, una conglomerata con un patrimonio di circa 5 miliardi di dollari e con 22 mila lavoratori alle sue dipendenze attiva nel campo dell’edilizia, con sedi a Londra e Ginevra e con quote anche in Microsoft e Boeing. [1] Un patrimonio costruito in 70 anni grazie al basso prezzo nelle gare d’appalto il suo fondatore poteva garantire al Governo dell’Arabia Saudita. Un accumulo di ricchezza possibile solo grazie allo sfruttamento degli operai alle sue dipendenze. Soldi che finiscono nel finanziamento al terrorismo islamico e che non fanno specie ai capitalisti dei paesi imperialisti.
Al-Zarqawi, però, non è disposto a cedere la sua impostazione “estremista” e spesso entra in contrasto con gli ideologi di al-Qaeda, da lui considerati di un jihad difensivo e poco offensivo contro i “crociati” dell’Occidente.
Nel prossimo articolo analizzeremo le strategie dello Stato Islamico durante il comando del suo fondatore.
Note:
1. The New Yorker, The house of Laden; 05-11-2001
Douglas Mortimer
Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.