Pubblichiamo una corrispondenza ricevuta da un postino già in forza a Nexive, sigla italiana del gruppo olandese PostNL (che controlla anche TNT Express) che detiene oltre il 17% del mercato dei servizi postali e che impiega oltre 7.000 dipendenti, essendo il primo operatore postale privato italiano. Il solo fatto di aver iniziato a sollevare criticità sull’azienda ha significato il licenziamento in tronco del postino: la privatizzazione del sistema postale italiano ha aperto nuovi e più gravi scenari di sfruttamento e repressione dei lavoratori.


Le poste private oggi in Italia sono una vera e propria piaga. Delegare un servizio pubblico a privati significa che questi fanno risparmiare sui costi delle spedizioni, facendo leva sul costo della manodopera. Nexive, il principale operatore postale privato in Italia che fa parte del gruppo olandese TNT Post, in realtà risparmia sui contratti di lavoro e sui motomezzi del personale. Un portalettere “junior” di poste Italiane ha il motomezzo aziendale, uno stipendio full time da 1.200€ al mese, il badge elettronico per marcare l’orario di lavoro. Un postino Nexive ha il suo scooter, cioè deve essere automunito, con tutte le spese di manutenzione a suo carico, ed è assunto con un contratto part-time da 800€ al mese , quando spesso e volentieri lavora fino a 8-10 ore al giorno. Lo straordinario segnato nel foglio ore è “pattuito” in azienda in base al numero di buste consegnate. Pertanto anche qua abbiamo molto straordinario non pagato e un lavoro spesso a cottimo: a parità di mansione. se un portalettere di poste percepisce 16.000€ netti l’anno, un portalettere Nexive ne percepisce circa 10.000 da cui deve togliere almeno 1.500€ di costi di manutenzione e carburante. Nexive affida la distribuzione sul territorio a molte piccole aziende private, spesso sono delle srl, che assumono con queste tipologie di contratti; inoltre, altra cosa molto grave, non si è coperti da assicurazione infortunistica se si utilizza il proprio mezzo per svolgere il lavoro. Le organizzazioni sindacali dovrebbero sancire un contratto di lavoro di categoria apposito per i portalettere privati, con condizioni al pari di quelle di Poste Italiane (che ha un proprio CCNL). Le aziende private si dovrebbero occupare di procurare i motomezzi o per lo meno di ricoprire tutte le spese di manutenzione e carburante sostenute per il lavoro. Dovrebbero sparire i parti-time fantasma e i contratti-truffa di altro genere, con il rispetto universale del CCNL.

A me hanno fatto firmare un contratto part-time da 22 ore settimanali, quando in realtà era un vero e propri full-time: contratto insindacabile, della serie “o così o niente”. Un ricatto a cui molti sono sottoposti per colpa della crisi diffusa e per tenersi un posto di lavoro. Inoltre, mi hanno fatto firmare un foglio accessorio al contratto, che per lavorare se non utilizzo il mezzo aziendale, ma utilizzo il mio motomezzo, l’azienda non si rende responsabile di quello che accade per strada: in parole povere, se ho un incidente o un infortunio, l’azienda non ne risponde. Mi sono fatto male ad un ginocchio e sono stati “cavoli miei”: era come se fossi caduto a spasso e non per lavorare. Il mezzo aziendale non c’è , ognuno deve avere il suo scooter e la prima cosa che ti chiedono quando fai domanda di lavoro è “hai il motorino?”. Loro i motorini non li vogliono comprare. 

Presso la Nexive di Lucca si è aperta lo scorso anno una vertenza sindacale, rispetto alla quale è apparso un articolo sull’Espresso datato 4 ottobre 2017.

Mi è possibile fare un confronto diretto tra Nexive e Poste Italiane perchè ho lavorato per entrambi, prima in Poste Italiane come stagionale. Adesso ho una causa in corso perchè, siccome ero uno che “parlava troppo”, davo fastidio a qualcuno. Sono stato trattato male al lavoro di proposito, e sono quasi certo che dalla sede di Milano al mio ex capo abbiano fatto pressioni perchè mi licenziasse, perchè per sua stessa ammissione è stato contattato da Milano più volte.  Sono stato licenziato in modo molto brusco, il mio capo non si è nemmeno voluto incontrare con me, ma ha solamente scritto una lettera facendosi coprire dalla sua commercialista. Adesso sto impugnando il licenziamento a livello legale.  Se si giungerà ad una trattativa risolutiva avrò come previsto dalla legge una indennità di alcune mensilità (dalle 4 alle 24 mensilità, non meno di 2 mensilità per ogni anno di lavoro); altrimenti andrò in tribunale a portare avanti le mie ragioni: abuso di ufficio, licenziamento predeterminato, mobbing. Una storia non raccontata e vanvera, ma con alcune prove a sostenere quello che dico. 

Devo stare attento anche a come uso i social, ci sono persone del lavoro che osservano tutto quello che scrivo su facebook, ma quello che devo dire lo dirò poi nelle sedi opportune. 

 

 

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.