Il titolo di questa epopea televisiva è tratto dall’omonima raccolta di poesie di Pasolini “La meglio gioventù”: una presenza, quella di PPP, che pare impregnarne ogni singolo fotogramma, nonostante sia poco citata.


Originariamente il film venne presentato al pubblico come una fiction di quattro puntate, riscontrando nel complesso poco successo. Tuttavia con la successiva versione del 2003 da 6 ore, vincitrice del premio A Certain Regard al festival di Cannes, “La meglio gioventù” fu proiettata nei cinema italiani, ottenendo il consenso del pubblico, italiano ed internazionale (“The best youth” fu un successo negli USA).

Il cinema italiano non era nuovo a produzioni cinematografiche concentrate su vere e proprie saghe familiari (basti pensare al cinema di Scola, Bellocchio o Visconti) quindi, di base, il film di Marco Tullio Giordana pare non presentarci nulla di nuovo. Matteo (Alessio Boni) e Nicola (Luigi Lo Cascio) sono due fratelli figli della media borghesia romana. Due fratelli estremamente uniti, eppure completamente diversi tra loro. Nicola, fin da subito, nonostante il successo universitario, si rivela essere “l’anti – borghese”, colui che rifiuta le regole e che decide di aiutare “gli ultimi” (seguendo questa sua inclinazione, diventerà psichiatra). Matteo, invece, lascia l’università perché bisognoso di regole, di limiti. Questo lo porterà ad entrare nell’esercito e, in seguito, a diventare un poliziotto. Le strade dei due fratelli si dividono proprio nell’estate del 1966, quando nelle loro vite entra Giorgia (Jasmine Trinca) una ragazza chiusa in manicomio, salvata da Matteo dopo aver scoperto che le “procedure mediche” comprendevano l’uso di elettroshock. I due fratelli cercano di mettere in salvo la ragazza, fallendo. Giorgia verrà ritrovata dai carabinieri e riportata in ospedale. Il fallimento fa parte della vita ed ognuno di noi vi reagisce modo diverso. “La meglio gioventù” altro non fa che mostrare la vita. Matteo e Nicola continueranno ad incontrarsi durante vari momenti legati a fatti della storia d’Italia: l’alluvione di Firenze, il fenomeno delle brigate rosse, Tangentopoli e gli omicidi di mafia. La vita di una tipica famiglia italiana e la Storia che, in fin dei conti, influenza le scelte dei singoli. Ogni personaggio viene presentato al pubblico con la propria umanità e con le proprie inclinazioni politiche, poichè entrambe creano l’individuo e lo portano a scegliere (come il personaggio di Giulia, moglie di Nicola, che diventerà una militante delle Brigate rosse).

“La meglio gioventù” ha il pregio di essere stato un prodotto televisivo diretto come un’opera cinematografica, anticipando molte serie tv odierne che vantano lo stesso pregio. Un altro merito, non da poco, è stato quello di mettere insieme un gruppo di attori (allora trentenni o poco più) che, ancora oggi, possono vantare senz’altro il titolo di “attore” (allievi perlopiù di Orazio Costa). Infine, come ogni lavoro di Marco Tullio Giordana, “La meglio gioventù” cerca di restituire una certa coscienza politica ed umana allo spettatore, con un messaggio finale positivo e speranzoso, un barlume di speranza per la prossima “meglio gioventù”.

 

Sabrina Monno

 

Nata a Bari nel febbraio del 1996, laureata presso la facoltà DAMS di Bologna e studentessa presso Accademia Nazionale del Cinema, corso regia-sceneggiatura. Lavora prevalentemente in teatro, curando reading di lettura e sceneggiature.