Il 25 agosto 1936, sarà assassinato Grigori Zinov’ev. Come rivelato dalle prove sui processi di Mosca, lo stalinismo riuscì a cancellare dalla faccia della terra gli uomini che avevano diretto la rivoluzione più importante nella storia sulla faccia della terra.
In una lettera di 1928 Trotsky riferisce di un dialogo che tenne con Lenin a pochi giorni della rivoluzione d’ottobre: ” Zinov’ev mi ha sorpreso. Riguardo Kamenev, lo conosco abbastanza bene da supporre dove finirà il rivoluzionario e dove inizierà l’opportunista. Ma non conosco di persona Zinov’ev. In base ai suoi scritti e alcuni dei suoi discorsi, mi da l’impressione di essere un uomo che non c’è nulla che possa fermarlo e che non teme nulla”. Vladimir Illich rispose: “non ha paura quando non c’è nulla da temere” (León Trotsky, “‘ e Kamenev” 10/03/1928). Queste parole annunceranno il corso degli anni successivi.

Hirsch Apfelbaum (poi noto come Grigorij Evseevič Zinov’ev) nacque l’ 11 settembre 1883 in una città ucraina. Non ricevette mai un’educazione formale e nella prima adolescenza si mise a lavorare. Subendo lo sfruttamento e l’oppressione esercitata dall’impero zarista sulla popolazione ebraica, egli si legò ai circoli dei lavoratori fin da giovanissimo. Nel 1901 si iscrisse al partito degli operai socialdemocratici russi. Questo si dividerà due anni dopo in bolscevichi e menscevichi. Il giovane Zinov’ev si schiera coi primi, i partigiani di Lenin. Come la maggior parte dei rivoluzionari russi vivrà in esilio, a causa delle persecuzioni e delle incriminazioni zariste contro ogni tipo di militanza politica. Ritornò in Russia per la rivoluzione del 1905. Dal 1906 al 1908 sarà incaricato di organizzare i metalmeccanici di San Pietroburgo. Verrà arrestato, ma dopo un breve soggiorno in prigione, riesce a fuggire. Nel 1907 fu eletto membro del Comitato Centrale bolscevico a 24 anni.

Zinov’ev giovane in carcere.

Esiliato in Svizzera, sarà il principale collaboratore di Lenin, fino al suo ritorno in Russia, nel 1917. In questo periodo farà parte del cervello del partito che agirà clandestinamente. La militanza clandestina, il ruolo dei sovietici, la politica bolscevica all’interno del movimento operaio, il ruolo dei parlamentari, le discussioni strategiche sul carattere della rivoluzione russa e la lotta furiosa tra partiti politici, saranno da quel momento sotto controllo del comitato centrale in esilio.

Il suo ruolo nella rivoluzione del 1917

La rivoluzione del febbraio 1917 segnerà il ritorno di molti capi del partito in Russia: gli stessi Lenin e Zinov’ev torneranno a bordo del famoso treno blindato per mettersi a capo della sua organizzazione. I bolscevichi adottarono una linea di supporto critico verso il governo che emerse dalla rivoluzione e lo definirono “democratico-borghese”. Lenin si trovò ad un bivio e con le tesi di aprile intraprenderà una lotta furiosa per la direzione del partito. Nelle assemblee, conferenze e congressi di partito partigiani che ebbero luogo durante quell’ anno, Lenin dovrà affrontare molte volte in solitudine la direzione del suo partito e Zinov’ev risultò essere uno dei suoi più accaniti avversari.

Nel periodo che va da luglio a ottobre, i bolscevichi acquisirono sempre maggior influenza nei soviet, ma nel mese di ottobre si scatena una grave crisi del partito.
Qualche giorno prima dell’insurrezione, Kamenev e Zinov’ev in una riunione del Comitato centrale votarono contro la presa del potere ai soviet, credendo che i bolscevichi non avessero la forza necessaria per vincere, e resero pubbliche le decisioni del partito, violando il regolamento interno. Ciò scatenò la rabbia di Lenin, che li trattò come “appestati” e pretese la loro espulsione.
Il ruolo strategico avuto da Trotsky nella pianificazione dell’insurrezione, portò alla conquista della maggioranza dei soviet. Ma anche dopo la conquista dei soviet, un altra bufera si scatenò nelle file del partito bolscevico: ancora una volta Zinov’ev insieme ad altri importanti militanti, presentò le proprie dimissioni al Comitato centrale, sostenendo che i bolscevichi dovessero formare un governo di coalizione con gli altri partiti di sinistra, come i menscevichi e i social rivoluzionari, altrimenti sarebbero caduti in una dittatura di partito. Il partito accettò le loro dimissioni, ma essi tornano nei ranghi nel giro di pochi giorni. Questi episodi anticiparono la sorte disgraziata che sarebbe toccata a Zinov’ev pochi anni dopo.

Kamenev e Zinov’ev.

Egli sarà uno dei Commissari del popolo, il nome adottato dal governo sovietico dopo la rivoluzione d’ottobre, e dalla sua creazione nel 1919, Presidente dell’internazionale comunista. Il suo ruolo sarà molto importante nella nuova organizzazione internazionale rivoluzionaria, in quanto non ci furono discussioni o proposte dei partiti comunisti d’Europa in quegli anni, di cui Zinov’ev non fosse a conoscenza, esercitando una grande autorità nei loro confronti.
Dopo la morte di Lenin nel 1924, verrà reso noto nel XII Congresso del partito, il suo famoso “Testamento”, nel quale analizza il ruolo di diversi elementi. Dì Zinov’ev e Kamenev dirà che il loro ruolo nell’insurrezione di ottobre “non fu accidentale”, evidenziando però le debolezze politiche di questi di fronte alle difficoltà. Il “nuovo corso” che si aprì nel partito porterà Zinov’ev a capo della famosa “troika” con Stalin e Kamenev.
In seguito all’uscita di “lezioni di ottobre”, il testo di Trotsky, dove l’autore critica l’esitazione del partito comunista tedesco dopo le rivolte di 1923, come il ruolo della Terza Internazionale, la troika diede viva ad una lotta aperta contro il “Trotskysmo”, annunciando che i partiti comunisti si sarebbero dovuti “bolscevizzare”, sottomettendosi alle direttive del capo del partito e cercarono lo scontro con Trotsky come sempre, mettendo in campo vecchie divergenze, così l’intero apparato di partito fu posto a sostegno di questo compito. Come parte di questa lotta, Zinov’ev pubblicò “il leninismo”, un opuscolo dove semplificò all’estremo gli insegnamenti Lenin, cercando di combattere la “teoria della rivoluzione permanente” di Trotsky, che accusa di essere un menscevico e di essere incompatibile con il bolscevismo, falsificando le sue posizioni.

Zinovev ritratto dall’artista sovietico Annenkov.

 

Rottura con Stalin e il cammino verso la morte

Nel 1926, Zinov’ev e Kamenev ruppero con Stalin, prodotto del regime burocratico che iniziava già a divorare l’intera struttura del partito. Decisero allora di allearsi con Trotzky, che da diversi anni avvertiva sui pericoli che correvano il paese e il partito di governo. Dopo alcune discussioni decisero di firmare un compromesso, presentando una piattaforma che oltre ad analizzare i principali problemi economici e politici della Russia, servisse a dare il là alla battaglia per una maggiore democrazia nel partito. In questo modo la costituzione della “opposizione comune”, composta dai migliori compagni di Lenin, veri eroi durante il periodo zarista e anche dopo la presa del potere, è siglata. La sua sconfitta però fu sancita in anticipo, dal fallimento della rivoluzione internazionale (soprattutto in Germania), dalla perdita dei migliori elementi del partito, dai quattro anni di guerra civile, dalla perdurante carestia e dai disagi economici.
Tutti questi fattori scaveranno un solco profondo nella società e nel partito, che finirà per essere riempito da carrieristi e convertiti. Zinov’ev capitolò insieme a Kamenev ed altri alla fine del 1927, dopo essere stato espulso dal partito. Lo storico Pierre Broué racconta nel suo studio sulla storia del bolscevismo, le parole dette da Zinov’ev a proposito: “León Davidovich, è giunto il momento di avere il coraggio di capitolare”, ma il vecchio leone gli rispose: “se tale coraggio fosse bastato, la rivoluzione avrebbe trionfato in tutto il mondo.”

Per essere reintegrati nel partito, i bolscevichi di vecchia data, avrebbero dovuto abiurare al loro programma, allle loro idee, e accusare Trotsky di essere un controrivoluzionario, e di essere a capo di un piano per reinstallare il capitalismo in URSS. Questo è molto significativo, perché prima che la polizia segreta stalinista (GPU) li assassinasse il 25 agosto 1936, il temibile apparato di partito li aveva già distrutti moralmente, tant’è che lo stesso Trotsky lì definì cadaveri politici. Zinov’ev cercò di scampare alla morte, dichiarando ai processi iniziati nel 1936: “eravamo pieni di odio contro il CC e Stalin. Eravamo convinti che fosse necessario che i capi venissero rimpiazzati a qualsiasi prezzo, e sostituiti da noi in accordo con Trotsky. (Pierre Broué, “i processi di Mosca”). In questo modo si concluse l’esistenza di uno dei più importanti rivoluzionari del partito bolscevico, ma come disse Trotsky “i principi avanzano, le capitolazioni mai”.

Zinov’ev in carcere poco prima d’essere giustiziato.

Ricardo Farías

Traduzione di Angelo Fontanella da La Izquierda Diario

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.