Pubblichiamo la seconda metà di un breve saggio che indaga i temi scientifici, tecnologici, antropologici legati al capolavoro cinematrografico Blade Runner. Qui la prima metà.


Il punto di forza di BladeRunner è proprio quello di dipingere un mondo estremamente vicino al nostro: «voglio un film situato quarant’anni fa, costruito con lo stile di quarant’anni indietro», per usare le parole dello stesso Scott.1 Di più, l’obiettivo del film sembra quello di portare alle sue estreme (e negative) conseguenze le logiche alienanti del mondo reale contemporaneo, in cui Scott sembra quasi vedere la fine nichilisticamente necessaria dell’intera storia umana. La città è rappresentata come «una gigantesca macchina pulsante»2 in cui gli individui si confondono, in cui gli uomini diventano simili alle macchine fino confondersi con i replicanti:

Secondo Marshall Deutelbaum (che riprende alcune affermazioni dello scenografo SydMaed) è possibile individuare, sotto questa apparente caoticità, una sostanziale coerenza, basata sull’idea di “stratificazione” o di “progresso accumulato”, ovvero sull’idea che il paesaggio urbano è il risultato della sua storicità, di un processo che si svolge durante un lungo periodo di tempo, nel corso del quale accanto ai nuovi edifici permangono (a volte ritrasformati e riutilizzati) quelli vecchi [P. Bertetti, Da Los Angeles a Everytown, in Lo sguardo degli angeli , op. cit., p. 177].

Si pensi ad esempio all’edificio della Tyrell Corporation: una piramide iper-tecnologica, che è la massima sintesi di come il passato sia utilizzato, rifunzionalizzato, per le esigenze del presente. Lo stesso Tyrell, chiamato Padre da Royperchèdando la vita svolge una funzione divina, dirà al povero figlio, il quale non vuole morire, che «il nostro fine è il commercio»: in questo sensoBladeRunner«prende spunto dalla cosmogonia medievale per creare un universo gerarchico» con valori del tutto moderni.3 Ora, tutto questo porta a Marx, ma con una sostanziale differenza negativa. Il grande pensatore tedesco scrive infatti:

Non bisognerebbe, dunque, perché falso far seguire l’una all’altra le categorie economiche nella serie, in cui sono state storicamente determinanti. Piuttosto il loro disporsi seriale è determinato dal rapporto, che esse hanno tra di loro nella moderna società borghese e questo è esattamente l’inverso rispetto a quello del loro presentarsi naturalmente o della serie che corrisponde al loro sviluppo storico. Non si tratta qui del rapporto, che i rapporti economici storicamente assumono nella serie successiva delle differenti forme di società. Né tanto meno del loro succedersi “nell’idea”, (una rappresentazione nebulosa del movimento storico). Piuttosto, della loro articolazione all’interno della società borghese [Karl Marx (1859), Per la critica all’economia politica, a cura di F. Bazzani, Clinamen, 2009, p. 30].

Anche R. Scott pare che, indagando la decadenza e le relazioni sociali disumanizzanti della Los Angeles del 2019, strutturi la città e le gerarchie sociali geneticamente, accogliendo del passato ciò che può essere rifunzionalizzato nel suo futuro distopico, inserendo così coerentemente nello sviluppo storico il tempo del film: qui, però, termina l’analogia con Marx. Il rivoluzionario di Treviri, dicendo che gli elementi che permangono da epoche passate (e le stesse epoche passate) vanno compresi alla luce del tempo presente, si ricollega immediatamente ad una prassi trasformativa, rivoluzionaria, della realtà presente, a partire dalle condizioni d’esistenza materiali di quella prassi stessa; in Scott, al contrario, nella misura in cui il commercio prende effettivamente il posto del Padre e attraverso il dubbio sull’umanità di Deckard, a seguito del Director’s Cut, ogni possibilità di trasformazione del reale è preclusa: la città, pur fondata sulle «stratificazioni» di un «progresso accumulato», rappresenta una paradossale fine storica della storia, gettando un’ombra negativa sulla totalità dello sviluppo umano. Dice bene Solari quando spiega che «la progettazione e la creazione dei replicanti non è il frutto del lavoro geniale di qualcuno […], il lavoro viene diviso tra diversi special

isti […].

Risulta interessante scoprire la natura  quasi proletaria di questi operatori tecnici, dallo specialista orientale che ha creato gli occhi dei replicanti fino al genio della genetica J. F. Sebastian»1; dice bene, appunto, a patto di tener presente quel quasi: il proletario in Marx sta all’interno di una relazione sociale – quella del salario – che oggettivamente pone la possibilità di una trasformazione sociale e l’uscita da quel fenomeno storicamente determinato che è il feticismo delle merci. In Scott il feticismo delle merci non è più «sensibilmente soprasensibile», prodotto da determinate relazioni sociali, ma è sensibilissimo, naturalizzato, a partire dal forte dubbio sull’umanità di Deckard.

Altri cenni sull’intertestualità: alcune fonti di Blade Runner

Si è già detto che Blade Runner «strizza l’occhio» molto spesso agli amanti del genere fantascientifico: bisogna ora passare in rassegna più sistematicamente le sue fonti più importanti. Si sono già notate la relazioni tra la pellicola eMa gli androidi sognano pecore elettriche?, alcune differenze tra il romanzo e Blade Runner e il rapporto tra Dick ed il film: si aggiunga solo che nel romanzo non si ha mai il dubbio seDeckard sia un replicante o meno, semplicemente il suo essere un “automa” il protagonista del romanzo lo esperisce rispettando gli obblighi sociali del mondo in cui vive (specie nel rapporto con gli animali meccanici ed organici – veri e propri status symbol, che tuttavia sono quasi completamente assenti nel film). Le atmosfere cupe del film devono senza dubbio molto ai fumetti che la rivista Heavy Metal ha tradotto dalla frances eMétal Hurlante: l’autore di alcuni di questi, Moebius, ha collaborato con R. Scott sin dal 1979,col film Alien. Nel 1976 Moebius e Dan O’Bannon pubblicano The Long Tomorrow:2questa storia parla di un detective che si muove in una città in un futuro distopico, rimarcando così la vicinanza diBlad eRunner ed il genere hard boiled.Di più, nel 1979 EnkiBilal pubblica Sterminatore 17, la cui trama ha per protagonista un androide che vuole conquistare la libertà: «misticismo e mitologia degli spazi siderali, siamo appena ad un passo dalle navi in fiamme al largo dei bastioni di Orione!».3Per quanto riguarda la cinematografia, invece, è chiaro che Blade Runner deve molto a Metropolis di Fritz Lang: la città in più livelli per denotare le differenze sociali e le atmosfere cupe sono proprie di Lang, quanto di Scott.

Conclusione

Si sono analizzati i forti legami di Blade Runner con gli sviluppi della scienza nella seconda metà del XX secolo e con quelli della letteratura e della filmografia fantascientifica. L’impressione è che per Scott l’evoluzione tecnologica e sociale abbia comportato non solo un acutizzarsi dei rapporti sociali di sfruttamento e di alienazione, bensì un vero e proprio salto qualitativo, un rivolgimento antropologico della natura umana; questo rivolgimento, tuttavia, non appare staccarsi dalla storia precedente, ma quasi esservi preparato necessariamente, gettando una luce tenebrosa sulla natura umana stessa come costante negativa della storia umana. Ora, non è qui il luogo per criticare una visione del mondo così nichilistica, che tende a naturalizzare rapporti sociali storicamente determinati in una «natura» umana torbida, arrivando a rendere indiscernibili uomini e replicanti: critica, questa, che comunque non toglierebbe l’alto valore artistico di Blade Runner. È chiaro tuttavia che la visione del mondo di Scott – sensibilmente diversa dalla negatività di Dick – non si sviluppa nell’ultimo ventennio del secolo scorso casualmente: non solo la crisi petrolifera della fine degli anni ’70 mette fortemente in discussione le magnifiche sorti e progressive del capitale, ma intervengono su scala internazionale, a partire dalla Toyota, modifiche sensibili sul processo lavorativo di milioni di persone volte ad incrementarne la produttività.Si legga, ad esempio,cosa pensa uno dei più riconosciuti storici e teorici del toyotismo: «whereas a production process in usually described and analyzed as physical transformation of tangible materials this book focuses instead on its intangible (i. e. informational) aspect because, again, I want to analyze production, product development, and consupmtion in an integrated manner […]. For example, it became obvious in the 1980’s that productivity and quality in the long run depend greatly on menagement’s perception of the worker: rather than a simple transmitter of given informations, he or she can be seen as an information creator».4Intendere l’uomo al lavoro come un trasmettitore di informazioni invece che come un ente fisico non riproduce forse un principium individuationis simile al test di Turing e a quello Voigt-Kampff? Questi processi economici e sociali sono stati fattori che hanno influito sull’inserimento della scena dell’unicorno nel Director’s Cut?

Note

1C, Scolari, Come lacrime nella pioggia acida, in Lo sguardo degli angeli, op. cit., p. 162.

2P. Bertetti, Da Los Angeles ad Every town, in Lo sguardo degli angeli, op. cit., p. 188.

3C, Scolari, Come lacrime nella pioggia acida, in Lo sguardo degli angeli, op. cit., p. 164.

4Takahiro Fujimoto, The evolution of a manufacturing system at Toyota, New York, Oxford University Press, 1999, pp. 98-99.

Bibliografia

AA.VV

Lo sguardo degli angeli, a cura di P. Bertetti e C. Scolari Torino, Testo&Immagine, 2002.

Bandirali Luca, Terrone Enrico,

Nell’occhio del cielo: teoria e storia del cinema di fantascienza, Torino, Lindau, 2008.

Cimmino Luigi,

Umanesimo e rivolta in Blade Runner, Milano, Rubettino, 2015.

Fujimoto Takahiro,

The evolution of a manufacturing system at Toyota, New York, Oxford University Press, 1999.

Marx Karl (1859),

Per la critica all’economia politica, a cura di F. Bazzani, Clinamen, 2009.

Sfez Lucien,

Il sogno biotecnologico, a cura di Giorgio Celli, Milano, Mondadori, 2002.

Matteo Pirazzoli

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