Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Solamente che in questa circostanza c’è di mezzo un rinvio a giudizio per estorsione e caporalato.

Una denuncia partita tre anni fa quella mossa nei confronti della Paganella Logistics di Mantova – società specializzata nel trasporto, magazzinaggio e consulenza logistica – in difesa di alcuni dipendenti, vittime sia di estorsione che di sfruttamento sul lavoro.

L’impianto accusatorio, che non lascia spazio ad interpretazioni e sfumature, vede direttamente coinvolto l’omonimo rappresentante della ditta, il quale, approfittando di condizioni del mercato del lavoro a lui favorevoli e della debolezza contrattuale dei propri dipendenti, li ha minacciati di licenziamento e, riducendo drasticamente gli incarichi assegnati in un primo momento, li ha costretti a ferie forzate e ad assenze forzose dal lavoro.

Autisti di terzo livello obbligati a mansioni non previste dal contratto, come il lavaggio dei container trasportati e la sottoscrizione di certificati di lavaggio attestanti modalità diverse da quelle realmente effettuate. Persone costrette, per non perdere il posto di lavoro, a percepire stipendi non commisurati alle ore di lavoro svolte, con una progressiva riduzione di incarichi che ha determinato consistenti tagli agli stipendi. Soltanto dopo l’autolicenziamento di alcuni di loro sarebbe partita la minaccia di non corrispondere l’ultima mensilità, se non avessero sottoscritto una dichiarazione con la quale si impegnavano a rinunciare a qualunque altra prestazione economica spettante e a qualsiasi azione civile o penale nei confronti della ditta. Tentando persino di costringere uno dei lavoratori a restituire il documento non sottoscritto, per evitare che finisse nelle mani dei sindacati.
I titolari di alcune società fittizie estere di reclutamento di manodopera avrebbero inoltre svolto, con la complicità dello spregiudicato imprenditore mantovano, attività di intermediazione per il reclutamento di manodopera, organizzandone l’attività lavorativa. Insomma, un’attività caratterizzata da sfruttamento mediante intimidazione e minaccia, anche indiretta, di licenziamento o riduzione degli incarichi.

Ma, come si diceva all’inizio, il lupo non perde il vizio. Di sfruttamento di prestazioni e violazione di normativa sugli orari di lavoro, sulla ferie e sulle retribuzioni, la Paganella spa è recidiva sin dal 2012, anno in cui venne imposto ai dipendenti il passaggio da 39 a 48 ore di lavorative alla settimana, mantenendo lo stesso stipendio percepito e la forfettizzazione degli straordinari; in cui i lavoratori non firmatari vennero minacciati di riduzione del carico di lavoro e di cessione di quest’ultimo ad agenzie in subappalto.
Un contratto interno aziendale che prevede un numero di ore stabilito ex ante per ogni viaggio e che aveva ricevuto l’ok del giudice del lavoro. Come dire, il sistema borghese che prima crea il danno, e poi, quando sente di essere minacciato e di dover alzare la guardia, si prodiga – spesso a parole ma non nei fatti – affinché vengano migliorate di poco le condizioni degli schiavi, guardandosi bene dall’eliminare la schiavitù.

 

Kenzo

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