Riportiamo in italiano un articolo comparso su La Izquierda Diario sul Pride del 28 giugno a Madrid, che offre spunti di riflessione interessanti per una battaglia di classe nel movimento per i diritti degli omosessuali.
fonte: La Izquierda Diario


Si avvicinano la festa del Pride a Madrid e quest’anno si celebra niente di meno che il World Pride, un grande business per gli imprenditori e ristoratori della capitale. Ma questo è anche il mese del Pride critico; Da alcuni anni, un gruppo dissidente, lotta contro la mercificazione delle identità di genere e si auto-organizza per costruire un’alternativa ai partiti “ufficiali”, culminando con una manifestazione il 28 giugno, definita “un giorno di denuncia, reclamo e lotta di tutta la dissidenza di genere, sessuale, emotiva e relazionale. ”
Sapendo che Madrid avrebbe ospitato il World Pride e intuendo la minaccia che questo sarebbe stato per qualsiasi tipo di dissenso e di lotta per i diritti della comunità LGBT+, si sono costituiti come piattaforma Pride Critico Madrid 2017, nella quale nei mesi di maggio e giugno sviluppano un lavoro teorico, investigazioni sulle trame imprenditoriali e un dibattito critico. Come possiamo vedere sul calendario delle attività, si terranno molte conferenze, simposi, workshop, incontri e, naturalmente la manifestazione conclusiva del Pride Critico il 28 giugno.

Essi si sono definiti come “piattaforma orizzontale anticapitalista, auto-gestita, transfemminista, assemblearista, antirazzista, antispecista, apartitica, anticoloniale, antifascista, anti classista e anticapacitista”. Pertanto si propongono contro il modello di Pride, trasformato dalle grandi aziende in un mercato di nicchia, in cui le (poco) diverse identità sessuali sono vendute a peso d’oro. I marchi più di sfruttamento come Coca Cola o Mc Donald’s- hanno lanciato prodotti speciali con la bandiera arcobaleno per ripulire la loro immagine, in un’ottica di “pinkwashing” e soldi pubblici finiscono nelle mani di imprenditori e politici alleati. Per questo l’assemblea lavora “per un Pride inclusivo, non mercificato, né mercificabile, non di consumo”.

In questo contesto le feste esclusive e escludenti dell’Orgoglio LGBT perdono la loro connotazione di rivendicazione, sempre più distanti dallo spirito di Stonewall. La piattaforma vuole “denunciare l’uso capitalista e Eteropatriarcale della nostra dissidenza, e mettere in discussione un modello come Chueca, dove il denaro e il tempo libero sono venduti come prova della nostra libertà”.

Si chiedono anche per quale ragione il Comune di Madrid offra migliaia di euro a gruppi di imprenditori per organizzare gli eventi e dimentica i gruppi critici che lavorano ogni giorno per difendere i diritti LGBT+. In alcuni comunicati si parla anche di privatizzazioni, fatte dal governo di Carmena, di laboratori LGBT tenuti nelle scuole e nelle università, ceduti all’impresa Hartford, senza alcuna esperienza sul campo dei diritti della comunità LGBT.

Nel loro manifesto denunciano anche “l’aumento delle aggressioni lesbo/omofobiche e transfobiche, e rivendicano la capacità di organizzazione, responsabilizzazione collettiva e auto-difesa contro questo tipo di violenza”, continuano poi con il “denunciare le politiche di immigrazione dell’Unione europea e la chiusura delle frontiere, responsabili di migliaia di morti nel Mediterraneo, così come la violazione dei diritti umani dei rifugiati. ”

Né hanno tralasciato che il discorso islamofobico strumentalizza la lotta delle donne e della comunità LGBT+ attraverso l’omonazionalismo, che giustifica la violenza xenofoba, razzista e islamofoba, né hanno tralasciato la pratica del pinkwashing, tentativo di ripulire l’immagine pubblica per affermarsi come garanti di uguaglianza, cosa che cerca di fare ogni anno lo Stato di Israele, con la partecipazione della sua ambasciata e il patrocinio del Pride, anche se sembra frenarsi quest’anno sotto la pressione dei gruppi critici.

Pertanto il 28 giugno chiameremo le contrade di Madrid a sostenere un Pride combattivo, con lo spirito di Stonewall e la memoria delle grandi lotte delle donne, denunciando la mercificazione della nostra lotta e i limiti del capitalismo, ricordando che fino a quando non abbattiamo il sistema che sfrutta e opprime la maggioranza della popolazione non saremo né liberi né uguali.

 

Lucía Nistal

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