Il parlamento greco lo scorso martedì ha approvato una legge che permette alle persone di cambiare il proprio genere se lo vogliono dopo i 15 anni. Così ora per ottenerlo basta presentare una semplice documentazione senza dover dimostrare alcun tipo di operazione diagnostico-psichiatrica.
Prima di tale legge le persone che volevano cambiare il proprio genere non potevano farlo senza dimostrare di aver subito una operazione chirurgica e senza la diagnosi psichiatrica di “disordine di genere”.
La legge è stata approvata con 171 voti a favore, ma a fare scalpore è stato il posizionamento del KKE, partito greco di ispirazione stalinista e legato in Italia al Partito Comunista di Marco Rizzo.
114 i voti contrari dei deputati di Nuova Democrazia, Unione di Centro, i fascisti di Alba Dorata e, per l’appunto, il KKE.
Il KKE dimostra ancora una volta di essere un partito omofobo molto simile a quello che fu il PCI italiano di Palmiro Togliatti, che promuoveva il rispetto della morale dominante, cioè quella cattolica, nel quadro della difesa dei valori della democrazia borghese. Il Migliore, come i suoi compagni di Partito definivano lo definiva, fu tra i principali teorizzatori del Fronte Popolare e negli anni ’50 arrivò a fare una dichiarazione per cui il PCI non fosse ateo.
Coerente con questa tradizione, il KKE si esprime forse con maggiore audacia arrivando a pubblicare dei comunicati totalmente antiscientifici e estremamente omofobi.
Confondendo genere e sesso biologico il KKE ha giustificato il suo voto contrario in parlamento affermando che “L’orientamento omosessuale o l’alternanza tra gli orientamenti omosessuali e eterosessuali è promossa dai settori intellettuali e degli artisti, specialmente dai giovani, come qualcosa di alternativo, una forma radicale di comportamento (…) Proiettano l’idea che l’identità sessuale sia qualcosa di fluido, costruito socialmente e linguisticamente. Questa è la corrente filosofica del postmodernismo che nega l’oggettività del sesso biologico, che è la base della predominanza delle orientazioni sessuali eterosessuali (…) Questa teoria costruisce la negazione delle differenze biologiche tra uomo e donna negando l’oggettività dell’identità di genere”.
Argomentazioni retrograde e medievali, che ci si aspetterebbe di leggere sui giornali dell’estrema destra e delle sette religiose. Il KKE si oppone così ai diritti della comunità LGBT, affermando che la famiglia eterosessuale sia quella naturale e per questo difesa dalla società.
Già nel 2015 il KKE non votò una legge sulle unioni civili, che prevedeva la possibilità per gli omosessuali di sposarsi e di adottare figli.
Nella recente dichiarazione continuano affermando che “sulla base di questi criteri riteniamo di non essere d’accordo con l’estensione dell’istituzione familiare a persone dello stesso sesso, così come nella possibilità di riconoscere istituzionalmente la possibilità di adottare o utilizzare la Riproduzione Medicamente Assistita (…) L’origine biologica dell’umanità è il risultato di una relazione sessuale uomo-donna e come tale è d’interesse ed è regolata dalla società. Oggettivamente, un figlio che viene cresciuto da genitori dello stesso sesso sin dai primi anni, che sono determinanti per la sua vita, avrà una percezione distorta della relazione biologica tra i sessi. Una corretta percezione delle relazioni è un ingrediente essenziale per il suo sviluppo psicosomatico e sociale”.
Sembra quasi di leggere i trattati degli psichiatri democristiani degli anni 50-60, che consideravano l’omosessualità una malattia.
Una dichiarazione che potrebbe benissimo essere scritta dalle Sentinelle in piedi e dai personaggi legati alla Chiesa Cattolica, che nelle scorse settimane hanno organizzato alcune provocazioni girando con il c.d. “bus della libertà” il cui slogan era “Le bambine sono femmine, i bambini sono maschi”.
Il KKE conferma la sua tradizione degenerata e assolutamente lontana dal bolscevismo.
La Rivoluzione russa, l’espressione di democrazia operaia più radicale della Storia, cancellò il reato di omosessualità, legalizzò l’aborto libero e il divorzio, promosse l’entrata delle donne nella vita politica e aprì dibattiti sull’oppressione della famiglia patriarcale.
Al contrario, lo stalinismo ha cancellato questa tradizione costruendo per tutto il corso del ‘900 una morale maschilista e omofoba finanche nelle proprie sedi di partito. Nilde Iotti, una riformista che militava nel PCI, ebbe una relazione con Togliatti, nonostante questi fosse sposato. La direzione stalinista di quel partito disapprovò la relazione prendendo anche provvedimenti disciplinari contro la Iotti (contro Togliatti si limitarono al richiamo, perchè nei partiti stalinisti se ti metti contro il capo puoi finire anche con un colpo di rivoltella alla nuca, così come successo per tutta la migliore generazione della Rivoluzione d’Ottobre), che per anni e anni è stata ostracizzata e messa ai margini per questo.
La politica del KKE coincide con questa impostazione reazionaria e conservatrice: ultradestra, Chiesa Ortodossa e conservatori ne sono compiaciuti.
Il 29 ottobre 1946 la Federazione del PCI togliattiano espulse il poeta Pier Paolo Pasolini per la sua omosessualità con un comunicato a dir poco disgustoso “La federazione del Pci di Pordenone ha deliberato in data 26 ottobre l’espulsione dal partito del Dott. Pier Paolo Pasolini di Casarsa per indegnità morale. Prendiamo spunto dai fatti che hanno determinato un grave provvedimento disciplinare a carico del poeta Pasolini per denunciare ancora una volta le deleterie influenze di certe correnti ideologiche e filosofiche dei vari Gide, Sartre e di altrettanto decantati poeti e letterati, che si vogliono atteggiare a progressisti, ma che in realtà raccolgono i più deleteri aspetti della degenerazione borghese”.
In Italia, diverse sono le correnti che vorrebbero riesumare quella tradizione e quel tipo di Partito. Tra questi il cossuttiano Marco Rizzo, che si è sempre espresso contro i diritti degli omosessuali già ai tempi della sua militanza nel Partito della Rifondazione Comunista.
Tali degenerazioni a sinistra provengono dalla visione antidialettica per cui nello scontro politico ci sarebbero una “contraddizione principale” e delle “contraddizioni secondarie”, dove quella principale sarebbe Capitale-Lavoro (cosa ben diversa dalla contraddizione capitalismo-socialismo) e quelle secondarie sarebbero quelle etniche, di genere, ecc.
Questa visione, propria del marxismo-leninismo, ovvero per quella particolare forma filosofica che il gruppo dirigente di Stalin ha voluto far passare come la dottrina di Marx e di Lenin (il termine marxismo-leninismo, col trattino, è stato coniato da Stalin nei suoi testi), pone l’insieme degli aspetti della lotta di classe come separati, quando invece sono intrinseci alla stessa dialettica capitalismo-socialismo.
Le questioni etniche, di genere, nazionali etc., sono parte integrante dello scontro tra le classi.
Lo stalinismo si conferma ancora oggi una corrente estranea alla tradizione rivoluzionaria fondata da Marx.
Douglas Mortimer
Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.