Riprendiamo, con questa quarta stesura di appunti, la riflessione sul libro “Materialismo ed empiriocriticismo”, di cui abbiamo già pubblicato la prima, la seconda, la terza e la quarta parte.

In questa opera Lenin smaschera progressivamente il carattere idealista dell’empiriocriticismo, cioè del machismo (dal fondatore di questa dottrina, Ernst Mach).


Esisteva la natura prima dell’Uomo?

Questa domanda risulta scottante per Mach ed Avenarius. Secondo le scienze naturali invece la Terra esisteva in condizioni tali che non poteva esistere nessun essere vivente, questo perché la materia organica è il frutto di un lungo sviluppo. Non vi era materia dotata di sensibilità, quindi neppure “complessi di sensazioni”, né un IO indissolubilmente legato (come sostenuto da Avenarius) all’ambiente. La materia è primordiale, mentre il pensiero, la coscienza, la sensazione sono il prodotto di uno sviluppo: questa è la teoria materialistica della conoscenza su cui poggiano le scienze naturali.

Come hanno fatto allora gli empiriocriticisti ad eliminare questa contraddizione? Hanno teorizzato tre metodi. Avenarius elimina la contraddizione con le scienze naturali tramite la teoria del termine centrale “potenziale” della coordinazione. Come sappiamo la coordinazione consiste nel legame indissolubile tra io e l’ambiente. Come spiegare allora lo sviluppo dell’uomo dall’embrione? Sostiene Avenarius: “Il sistema embrionale C è il termine potenziale centrale nei confronti del futuro ambiente individuale. Il termine potenziale centrale non è mai uguale a zero, anche quando i genitori non esistono ancora, ma esistono soltanto le parti costitutive dell’ambiente … suscettibili di diventare genitori.” In tal modo la coordinazione diventa indissolubile. In definitiva quando l’uomo non esisteva era solo un termine centrale potenziale, premettendo che il termine centrale non è mai uguale a zero. Persino Wundt ammette che vi è qui “un annebbiamento mistico della concezione dell’esperienza”, per opera della paroletta potenziale che annulla qualsiasi coordinazione. Ma si può parlare di coordinazione, la cui indissolubilità consiste nel fatto che uno dei suoi termini è potenziale? Non è questo misticismo o fideismo? (Engels giustamente polemizzava con Duhring in quanto lasciava degli spiragli aperti al fideismo nella sua filosofia).

Avenarius continua a sostenere teorizzando cheSi potrebbe credere che proprio dal punto di vista dell’empiriocriticismo le scienze naturali non hanno diritto di porre la questione riguardo quei periodi del nostro ambiente attuale che hanno preceduto nel tempo l’esistenza dell’uomo…colui che pone questa questione non può evitare di aggiungere mentalmente se stesso.”Fichte sostiene, concordemente con Avenarius ”…Infatti ciò che vuole lo scienziato si riduce in sostanza solo a questo: come si dovrebbe configurare la terra prima dell’apparizione degli esseri viventi o dell’uomo se io mi aggiungo mentalmente come spettatore, come se noi dalla nostra Terra potessimo osservare con l’aiuto di strumenti la storia di un altro pianeta. L’oggetto non può esistere indipendentemente dalla nostra coscienza. Noi vi aggiungiamo sempre mentalmente noi stessi come intelletto che cerca di conoscere l’oggetto”. Ma Fichte è un idealista soggettivo! Con la nostra presenza immaginaria, come osservatori, potremmo immaginare anche l’inferno. Questo è oscurantismo. Quindi la conciliazione dell’empiriocriticismo con le scienze naturali si basa su “l’aggiungere mentalmente” qualcosa che è esclusa dalle scienze naturali ! Pertanto la teoria di Avenarius e Mach secondo la quale la Terra è (i corpi in generale) complesso di sensazioni, o complesso di elementi nei quali il fisico e lo psichico sono identici, o un controtermine il cui termine centrale non può mai essere uguale a zero : tutto ciò possiamo definirlo oscurantismo filosofico, la riduzione all’assurdo dell’idealismo soggettivo.

Petzoldt interviene nel sostenere Avenarius affermando che “Noi possiamo immaginare un luogo dove l’uomo non abbia mai messo piede, ma perché si possa pensare un tale ambiente bisogna che ci sia ciò che noi desideriamo con IO, un IO a cui appartiene questo pensiero…L’importante non è chiederci se possiamo in generale concepire un tal posto, ma se abbiamo il diritto di pensarlo come esistente oppure come esistito…”. Quindi gli uomini possono pensare e “aggiungere mentalmente” ogni specie di inferni, diavoli … ma il compito della conoscenza consiste appunto nel mostrare l’irrealtà e il carattere fantastico di tali aggiunte mentali. Ma ovviamente questa teoria è destinata a fare acqua da tutte le parti: se prima si affermava che la coscienza è primordiale e che la Terra esiste prima degli esseri senzienti solo se si “aggiunge mentalmente” l’osservatore. Petzoldt è costretto a ribattezzare la legge della causalità in legge della determinazione univoca: ammette che la terra (oggetto) esiste molto tempo prima dell’apparizione degli esseri viventi per conciliare l’empiriocriticismo con le scienze naturali. Ammette che la Terra esiste prima dell’apparizione dell’uomo, perché casualmente legata all’attuale esistenza della Terra. E’ possibile quindi trarne tre capisaldi:

  1. Da dove è venuta la causalità? “A priori” risponde Petzoldt
  2. Non sono legate alla causalità le idee dell’inferno o dell’esistenza dei diavoli e di tutto ciò che si possa “aggiungere mentalmente”?
  3. Infine la teoria dei “complessi di sensazioni” risulta in tutti i casi distrutta da Pezoldt, poiché non risolvendo la contraddizione di Avenarius afferma che l’unica soluzione è riconoscere il mondo esterno quale riflesso nella nostra coscienza esiste indipendentemente dalla nostra coscienza.

Nel 1896 il terzo empiriocriticista Willy sulla questione dell’esistenza dell’universo prima dell’uomo afferma che “noi ci trasportiamo mentalmente nel passato” ed aggiunge “…una volta che prendiamo la vita degli animali in connessione con l’esperienza generale, noi dobbiamo considerare il mondo degli animali semplicemente come composto da altri uomini primitivi”. In sostanza prima dell’uomo la Terra era “l’esperienza” del verme che faceva funzionare il “termine centrale” per salvare la coordinazione fondamentale” di Avenarius e la sua filosofia. A questa assurdità ( in cui al verme si attribuisce una concezione della Terra conforme alle teorie dei geologi) Petzoldt cerca di svincolarsi ha dovuto rispondere con al legge della determinazione univoca: a priori si ammette l’esistenza della Terra non solo prima dell’uomo, ma prima di tutti gli esseri viventi.

Per tali ragioni nel 1905 nella teoria di Willy il verme era scomparso “… la questione del mondo anteriore all’uomo non ci riconduce di nuovo alla cosa in sé del cosiddetto senso comune? … Non è già anche il tempo una cosa in sé … Ma allora vuol dire che le cose esistenti al di fuori dell’uomo sono soltanto rappresentazioni … getta le saccenterie dei sistemi e cogli il momento quel momento che vivi e che solo procura felicità”. Ecco a cosa è arrivato Willy analizzando la questione della natura anteriore all’uomo: o materialismo o solipsismo.

Riepilogando abbiamo esposto i pareri dei tre profeti dell’empiriocriticismo:

  1. Avenarius: riprende Fichte ed ha sostituito al mondo reale un mondo immaginario;
  2. Petzoldt: si allontana dall’idealismo di Fichte ed si è avvicinato a Kant;
  3. Willy: dopo il fiasco del suo “verme”, si è fatto scappare la verità nell’affermare che “o solipsismo o materialismo” riconoscendo che nulla esiste all’infuori del momento presente.

Alla nostra relazione manca solo la posizione dei machisti russi sulla questione. Ad esempio Bazarov ritiene che se le cose in sé non hanno alcuna forma, oltre l’azione dei nostri organi sensoriali, significa che esse non esistevano all’epoca preistorica, se non sotto “forma” degli organi degli ittiosauri. Quindi se la forma è il risultato dell’azione della cosa in sé su quegli organi, ciò significa che le cose non esistono indipendentemente da qualsiasi organi dei sensi? E questo sarebbe un ragionamento da materialista? Bazarov probabilmente ignora il postulato fondamentale dei materialisti che è l’ammissione delle cose al di fuori della nostra conoscenza.

Feuerbach scrive nella sua replica a R.Haym: “La natura…è per l’idealismo un’astrazione priva di ogni realtà, ma è appunto la natura che porta l’idealismo al fallimento. Le scienze naturali ci portano necessariamente a un punto in cui non esistevano ancora le condizioni dell’esistenza umana….Al che l’idealismo può replicare: ma questa natura è una natura pensata per te. Certo, ma ciò non vuol dire che questa natura non sia realmente esistita…come dalla circostanza che Socrate e Platone non esistono per me se io non li penso, non discende che Socrate e Platone non siano realmente esistiti una volta senza di me”. Feuerbach ha confutato il sofisma di Avenarius (aggiungere mentalmente un osservatore), pertanto ora Bazarov non ha nulla da offrire se non il sofisma degli idealisti “Se io fossi stato là (sulla Terra all’epoca anteriore all’uomo) avrei visto il mondo così e così”. Come dire che se faccio una supposizione assurda posso “sistemare” la mia filosofia. Con questo imbroglio l’idealismo viene presentato come realismo, ed il materialismo si vede attribuire la negazione dell’esistenza delle cose che si trovano al di fuori della loro azione sugli organi sensoriali.

Valentinov afferma “la concezione di Avenarius sul punto di partenza della conoscenza è la seguente: ogni individuo si trova in un determinato ambiente o l’individuo e l’ambiente sono dati come termini connessi e inseparabili di una sola coordinazione”. In sostanza afferma che la cosa più realista è “l’indissolubilità dell’oggetto dal soggetto”. Inoltre aggiunge che “E’ giusta l’affermazione contraria, che non esiste un contro termine tale che non corrisponda al termine centrale, all’individuo? …non è giusta…Nell’epoca arcaica le foreste verdeggiavano e l’uomo non esisteva ancora”. Dunque Valentinov per affermare l’indissolubilità è possibile separare i termini. “Dal punto di vista della teoria della conoscenza, la questione dell’oggetto in sé resta pertanto assurda”. In definitiva conferma di sostenere che quando non esistevano ancora organismi dotati di organi sensoriali, le cose sarebbero state già “complessi di elementi” identici alle sensazioni!

Tutti tentativi utili ad imbrogliare le carte ed a confondere nella testa del lettore la più elementare concezione del materialismo nella sua distinzione dall’idealismo. Il machismo non è una filosofia, ma un miscuglio incoerente di parole.

 

Sirio Stivalegna

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.