Questo weekend la città di Verona ha ospitato il tredicesimo congresso mondiale della famiglia che, tra gadget a forma di feto , preghiere collettive e fantascientifiche teorie sull’omosessualità, ha confermato le posizioni del governo di estrema destra lega-m5s dichiaratamente misogino, omofobo e razzista, il quale ha appoggiato l’evento.

La risposta di Non Una Di Meno e del movimento LGBT+ non si è fatta attendere: contro il congresso “medievale”, infatti, una marea fuxia ha invaso Verona dichiarandola “citta transfemminsta”. Oltre centomila persone ne hanno riempito le strade – non solo per opporsi allo svolgimento del congresso, ma soprattutto, per contrastare il sistema patriarcale che relega le donne nel focolare domestico al ruolo di madri e mogli fedeli, e che limita la libertà di esistere di tutte le soggettività non binarie che rifuggono lo schema eteronormato e monogamico della famiglia tradizionale.

 

Il patriarcato istituzionale del governo Conte
L’appoggio istituzionale, specie da parte della Lega Nord, non è nulla di nuovo e non deve sorprendere.

E’ notizia di qualche giorno, fa ad esempio, la proposta anti-aborto della Lega per combattere il calo demografico,
presentata alla Camera dal deputato leghista Stefani. Per comprenderne lo scempio, basta analizzarne l’articolo 1: una donna, per la quale il parto o la maternità possano comportare un serio pericolo per la salute psico-fisica, in relazione alle sue condizioni economiche, sociali o familiari o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento (ovvero in previsione di anomalie o di malformazioni del concepito), può decidere di ricorrere entro novanta giorni dall’inizio della gravidanza anziché all’IVG alla procedura di adozione del concepito.
Senza contare il grave attacco sferrato dal senatore Pillon che, con il suo vergognoso disegno di legge, intende limitare l’accesso al divorzio, uno dei fondamentali diritti che e donne sono riuscite a conquistare con la lotta.

 

Uno dei ‘gadget’ distribuiti durante il 13/o Congresso mondiale delle famiglie, in programma fino a domenica a Verona 29 marzo 2019. ANSA

Dall’altra parte, abbiamo lo sviluppo impetuoso di Non Una Di Meno che, come altri movimenti in Italia e in Europa, mostra importanti segni di rottura con la vecchia politica, col conservatorismo, e avanza parole d’ordine contro il sistema, con un sentimento “anticapitalista” già presente .
Come già visto l’8 marzo, il movimento transfemminista italiano sta rispondendo con crescente forza ai continui attacchi di questo governo, riappropriandosi di uno strumento fondamentale come lo sciopero ed avvicinandosi alle realtà sindacali per avere un più stretto contatto con le donne lavoratrici e con le vertenze che queste portano avanti.
Molto contraddittoria, su questo versante, la partecipazione alla mobilitazione del segretario Cgil Maurizio Landini; infatti la CGIL insieme agli altri confederali, nemmeno un mese prima della mobilitazione a Verona, ha di fatto boicottato lo sciopero generale dell’8 marzo indicendo un’assemblea nazionale delle proprie iscritte: meglio un’assemblea nel chiuso delle proprie stanze, che uno sciopero che metta in discussione un sistema di produzione e riproduzione!! Il che ha anche significato il rifiuto di un vero, sostanziale dialogo con un movimento così energico e largo come NUDM.

Non è un caso, in questo senso, che la burocrazia sindacale CGIL (insieme a quella di CISL e UIL) abbia convocato la sua piazza a Verona, marciando insieme al Partito Democratico: quale esempio più evidente dell’alleanza tra il grande partito borghese “di sinistra” e i burocrati sindacali contro il movimento reale delle donne e contro le rivendicazioni e le speranze di lavoratrici e lavoratori.

Lo scenario internazionale vede una progressiva e sempre più pericolosa avanzata delle destre che portano avanti politiche misogine, omofobe, razziste e antioperaie: è in questo contesto che si pone la necessità di costruire un movimento delle donne antirazzista, internazionale e indipendente, che rifiuti ogni direzione da parte della politica tradizionale, dei partiti asserviti a banchieri e industriali, perché nulla sarà regalato e nulla deve essere elemosinato. Un movimento che si ponga l’obiettivo di liberare le donne dall’oppressione che l’alleanza criminale tra capitale e patriarcato esercita su di esse; un movimento che punti apertamente a eliminare il patriarcato alla radice, abbattendo il sistema di sfruttamento che lo sorregge: il capitalismo!

Il femminismo liberale si preoccupa del tetto di cristallo [“crystal roof”]. Noi vogliamo dare l’assalto al cielo”
Andrea D’Atri

Per il nostro diritto al pane e anche alle rose !

Ilaria Canale

Nata a Napoli nel 1993. Laureata in infermieristica all'Università "La Sapienza" di Roma, lavora nella sanità nella capitale.. È tra le fondatrici della corrente femminista rivoluzionaria "Il pane e le rose".