Riprendiamo, con questa stesura di appunti, la riflessione sul libro “Materialismo ed empiriocriticismo”, di cui abbiamo già pubblicato la prima, la seconda, la terza, la quarta, la quinta , la sesta, la settima, lottava e la nona parte.

In questa opera Lenin smaschera progressivamente il carattere idealista dell’empiriocriticismo, cioè del machismo (dal fondatore di questa dottrina, Ernst Mach)


Il criterio della pratica nella teoria della conoscenza

Marx nel 1845, Engels nel 1888 e nel 1892 hanno messo alla base della teoria materialistica della conoscenza il criterio della pratica. “La disputa sulla realtà o non realtà di un pensiero che si isoli dalla pratica è una questione puramente scolastica” (Marx nella seconda tesi su Feuerbach).

Engels: “Il successo delle nostre azioni dimostra l’accordo delle nostre percezioni con la natura oggettiva delle cose percepite” sostenendo così che la miglior confutazione dell’agnosticismo di Kant sia la pratica.

Secondo Mach invece non ha senso domandarsi quale di due teorie esprima la verità: “non ha senso dal punto di vista scientifico la questione spesso dibattuta se l’universo abbia un’esistenza reale o sia soltanto una nostra illusione”. Confonde così l’indagine storico-scientifica e psicologica degli errori umani con la gnoseologica discriminazione del vero e dell’assurdo (permettendo la convivenza della scienza con le credenza popolare sui diavoli e gli gnomi). Quindi per Mach la distinzione tra la teoria materialistica della conoscenza e la teoria soggettivo idealistica “non ha nessun senso dal punto di vista scientifico”. Mach esclude dai confini della scienza il criterio della pratica. Mentre Marx affermava che la pratica umana dimostra che la teoria materialistica della conoscenza è giusta, Mach sostiene che la pratica e la teoria della conoscenza siano due cose completamente diverse, che possono stare l’una a fianco dell’altra senza che l’una condizioni l’altra. “La conoscenza è un’esperienza psichica. Soltanto il successo è in grado di distinguere la conoscenza dall’errore.” sostiene Mach (Conoscenza ed errore, p.116)

Per i machisti queste frasi segnano l’avvicinamento al marxismo: la conoscenza può sicuramente essere utile (alla pratica umana, alla conservazione della vita…). Per il materialista, il “successo” della pratica umana dimostra la corrispondenza delle nostre idee con la natura obiettiva che noi percepiamo; per il solipsista il successo è tutto ciò che mi occorre nella pratica, considerata indipendente dalla teoria. Il marxista dice che, se includiamo nella teoria della conoscenza il criterio della pratica, otteniamo il materialismo. Per Mach però la teoria è un’altra cosa: “Nella pratica ci è impossibile fare a meno del concetto di IO […] così come non possiamo fare a meno del concetto di corpo….fisiologicamente noi restiamo costantemente egoisti e materialisti[…]. Ma in teoria non dobbiamo affatto attenerci a questa concezione”.

L’egoismo, essendo una categoria del tutto estranea alla gnoseologia, non c’entra nulla con la presente questione. Mach riconosce che gli uomini si orientano esclusivamente secondo la teoria materialistica della conoscenza, ma escluderla dal campo teorico è un tentativo che tradisce il pedantismo scolastico ed idealistico di Mach.

Un’altra prova del tentativo dell’idealismo di tagliar fuori la pratica è quello di Schulze. Difende la linea dello scetticismo e nega risolutamente ogni cosa in sé e la possibilità della conoscenza obiettiva, esigendo che non si vada oltre l’esperienza, oltre le sensazioni: “il mio scetticismo […] rimane nei limiti della filosofia. […] Questo realismo si impone a noi tutti e[…] quando si passa all’azione […] ammette l’esistenza degli oggetti fuori di noi e in modo assolutamente indipendente da noi” (Fichte – Werke, I , 445). Il positivismo moderno di Mach non si è quindi molto allontanato dall’idealismo e dallo scetticismo di Schulze e Ficthe.

Feuerbach, come Marx ed Engels, fa nelle questioni della teoria della conoscenza un salto verso la pratica. Quindi facendo la critica dell’idealismo ne espone l’essenza. Fichte scriveva “tu supponi che le cose sia reali per la sola ragione che tu le vedi…ma il vedere, il toccare, l’udire sono soltanto sensazioni. Tu non percepisci le cose, ma soltanto le tue sensazioni”. Feuerbach risponde che l’uomo non è un IO astratto e che i nostri rapporti pratici dimostrano il contrario. “L’errore capitale dell’idealismo consiste appunto nel porre e risolvere le questioni dell’obiettività [] soltanto dal punto di vista teorico”. Pertanto Feuerbach mette la pratica alla base della teoria della conoscenza ed afferma che mettere sullo stesso piano la sensazione soggettiva e il mondo obiettivo “significa mettere il segno d’eguaglianza tra la polluzione e la procreazione” colpendo nel vivo quei filosofi che insegnano che la realtà che esiste fuori di noi non è altro che la rappresentazione dei nostri sensi.

Pertanto è fondamentale porre il punto di vista della vita, della pratica quale punto di vista principale della teoria della conoscenza. Ma non bisogna dimenticare che il criterio della pratica non può mai confermare o confutare completamente una rappresentazione umana. Questo è talmente indeterminato da non permettere alle conoscenze dell’uomo di trasformarsi in assoluto, in dogma, ma allo stesso tempo è abbastanza determinato per lottare contro tutte le varietà di idealismo e agnosticismo.

Se ciò che la nostra pratica conferma è la verità obiettiva, ne consegue ammettere che l’unica via a questa verità è la via della scienza, che si mette dal punto di vista del materialismo.

Bogdanov riconosce la teoria della circolazione del denaro di Marx, ma come verità obiettiva solo per la nostra epoca, definendo dogmatico l’attribuzione di tale teoria un carattere di verità obiettiva e super-storica. Il punto di vista di Bogdanov è quello dell’economista borghese: il criterio della pratica (cioè lo sviluppo di tutti i paesi capitalistici in questi ultimi decenni) dimostra la verità obiettiva di tutta la teoria economica e sociale di Marx.

Per queste ragioni la via tracciata dalla teoria di Marx ci avvicineremo sempre più alla verità obiettiva.

Sirio Stivalegna

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.